venerdì 28 dicembre 2007

Casi paralleli, sempre due pesi due misure. Contrada -Forleo

 Perchè per Adriano Sofri, il cui delitto è ancora da provare, l'eventualità della grazia si è subito data per inammissibile ? Forse perchè la sua attività politica era realmente antisistema, mentre quella dei mafiosi è in sintonia con il sistema di potere che ci governa?
A pensarla così saremo sempre di più, visti i fatti che accadono anche in altri campi, tipo l'attacco ai giudici Forleo e De Magistris. A questo proposito veramente incredibili sono le parole di uno dei componenti del CSM che deve giudicare i magistrati ribelli.
"Le sue dichiarazioni (della Forleo, ndr), eccessive, forzate e gravissime, hanno creato preoccupazione negli ambienti giudiziari e sono state lesive dell’immagine dei magistrati di Milano, che si sono sentiti offesi. Il nostro problema è riportare la serenità negli uffici giudiziari di Milano. Lo spirito che ci muove non è certo persecutorio nei confronti di Forleo”

Sarebbero le dichiarazioni della Forleo a creare preoccupazione e mancanza di serenità, non l'atteggiamento persecutorio del CSM nei confronti di magistrati che non si comportano da pecoroni nei confronti del potere, di qualsiasi colore sia. Vogliono imbavagliare anche queste poche voci rimaste integre e degne del compito gravoso che si sono assunte, le poche a cui la gente onesta e non corrotta può continuare a guardare come un riferimento, come a un'oasi nella palude melmosa di questo potere al governo, che ogni giorno di più da segnali preoccupanti per un vivere civile.

giovedì 27 dicembre 2007

No alla "grazia" per Bruno Contrada

26.12.2007
LETTERA APERTA - APPELLO
No alla "grazia" per Bruno Contrada

[per aderire invia un e-mail a nograzia@genovaweb.org con cognome-nome e città]


Sconfiggere le mafie è un obiettivo imprescindibile, una priorità nazionale.
Le mafie inquinano il nostro territorio, negano i nostri diritti, cancellano libertà e dignità, impediscono lo sviluppo di intere regioni e condizionano il mercato in ogni regione del Paese, uccidono. Non basta combatterle, condannarle a parole, con manifestazioni o slogan altisonanti, bisogna sconfiggerle! Non bisogna aspettare nuovi morti e non bisogna dimenticare che per sconfiggerle occorre l'azione comune della società civile, della magistratura e delle Istituzioni tutte. Occorre affrontare questa “guerra”, con oltre 2650 morti ammazzati, iniziando dal rompere il silenzio e l'omertà, l'indifferenza e la connivenza, che avvolgono, proteggono e rafforzano la presenza e l'attività mafiosa, al Sud come al Nord. Nessuno può chiamarsi fuori.
Sappiamo che le mafie possono contare su connivenze e complicità di pezzi dello Stato. Inseriscono uomini nelle Istituzioni, locali come nazionali, o trattano e usano uomini delle Istituzioni, locali e nazionali. Attraverso segmenti della massoneria, attraverso l'intreccio perverso mafia-politica-affari, impongono scelte al Potere cosiddetto legale, piegando l'interesse pubblico. La stagione stragista, come gli omicidi eccellenti commessi dalla mafia, le latitanze dei boss come l'azione di riciclaggio ed infiltrazione negli appalti pubblici, hanno messo in luce questo legame perverso tra Potere cosiddetto legale e Potere criminale. Solo spezzando questo legame, solo colpendo questa rete di protezione e complicità, e solamente aggredendo i patrimoni frutto del crimine mafioso e della corruzione, si potrà rompere questo equilibrio perverso.
Ci sono uomini e donne straordinarie, nelle forze dell'ordine, nella magistratura, nell'amministrazione della cosa pubblica come nelle Istituzioni che si oppongono strenuamente alla prepotenza mafiosa ed ai volti di quei “professionisti” dal colletto bianco che agiscono per conto dei mammassantissima di Cosa Nostra, 'Ndrangheta e Camorre. Uomini e donne preparati che non hanno mezzi ma fanno l'impossibile per sconfiggere e non solo combattere le mafie. Ci sono uomini e donne, ragazzi e ragazze, straordinari che nelle scuole o sul territorio operano per contrastare la cultura mafiosa e far comprendere quanto la Legalità sia utile per tutti e che i Diritti devono essere garantiti dallo Stato e non elargiti dal boss di turno in cambio di sudditanza. Ci sono organizzazioni di impegno civile e sociale che operano per rendere evidente che la mafia può essere colpita e che i beni confiscati a queste possono divenire occasione di riscatto.
Un opera straordinaria che rischia ogni giorno di infrangersi e che ogni giorno, sempre di più, viene mortificata e umiliata da pezzi delle Istituzioni che non vogliono sconfiggere le mafie. Provvedimenti che limitano le risorse ed i mezzi a disposizione dei reparti investigativi, cavilli e contraddizioni legislative che di fatto rendono vana l'azione giudiziaria. Normative e gestioni che disincentivano la scelta dei cittadini di aiutare lo Stato, con Testimoni di Giustizia condannati a non-vivere per sopravvivere e con Collaboratori di Giustizia che vedono cadere i propri parenti morti ammazzati per la loro scelta di pentimento. Beni confiscati con fatica che restano in mano ai boss o che rimangono inutilizzati, quando - addirittura – non finiscono in mano alle banche. Attacchi, delegittimazioni e accuse infamanti ai magistrati che hanno la schiena dritta e non accettano di chiudere gli occhi davanti alle collusioni ed alle complicità del Potere con le mafie e con la rete di corruzione, clientela e illegalità che sottrae risorse alla collettività.
Ogni giorno anziché rafforzare la cultura della Legalità, della credibilità dello Stato, si avvalla quel fondamento della cultura mafiosa che fa credere che comportarsi onestamente non paga. Assistiamo a proclami su Sicurezza e Legalità che significano tolleranza zero per i poveri cristi (come chi è - vittima dei traffici mafiosi - come gli immigrati clandestini, le ragazze prostitute o le vittime delle droghe) e tolleranza mille – cioè impunità e immunità - per i colletti bianchi, per i potenti, per i grandi criminali e le loro reti di protezione. Abbiamo assistito a manifestazioni antimafia con collusi in prima fila, abbiamo assistito a complici silenzi come sull'Agenda Rossa di Paolo Borsellino, da parte di alte cariche dello Stato, abbiamo assistito alla creazione - ad arte - di movimenti antimafia puramente mediatici utili solo alla politica ed al perenne tentativo di "normalizzazione" per depistare e screditare quanti, ogni giorno, si "sporcano le mani" e fanno nomi e cognomi. Dopo la beatificazione di Giulio Andreotti, presentato – trasversalmente - come “assolto” quando invece è stato riconosciuto – in via definitiva - colpevole di associazione mafiosa con Cosa Nostra sino al 1980. Dopo l'indulto che ha “liberato” anche molti della “manovalanza mafiosa”, che ha salvaguardato gli interessi di quell'economia e finanza corrotta, e dopo il Golpe Giudiziario attuato dal Ministro Mastella per fermare l'inchiesta Why Not in cui era coinvolto come indagato insieme al Premier, è di questi giorni la notizia che il Presidente della Repubblica ed il Ministro di Grazia e Giustizia, hanno avviato l'iter per concedere la Grazia ad un colpevole di associazione esterna a Cosa Nostra, condannato in via definitiva. NO! Adesso BASTA!!! Non è accettabile che Bruno Contrada, che, alto funzionario dello Stato, ha tradito e preferito servire Cosa Nostra, divenendo corresponsabile di quella stagione stragista che ha sventrato e intriso di sangue il Paese. NO! Proprio ora che, nonostante tutto, si sono inflitti pesanti colpi a Cosa Nostra, come la cattura dei Lo Piccolo, degli uomini vicini a Messina Denaro, la fine di Daniele Emmanuello, la rivolta -con il sostegno di Confindustria- contro il pizzo, lo Stato non può dare segni di cedimento. NO! A questa inquietante e vergognosa resa di alcuni, noi ci opponiamo, chiedendo rispetto per tutte le vittime delle mafie e, a questo punto, non possiamo esimerci dal chiedere che sia fermato l'iter della grazia avviato dal Ministro Mastella.




due pesi e due misure.Contrada è buono-Sofri cattivo


E' la solita storiaccia dei due pesi e due misure. Perchè per Adriano Sofri, il cui delitto è ancora da provare, l'eventualità della grazia si è subito data per inammissibile ? Perchè la sua attività politica era realmente antisistema, mentre quella dei mafiosi è in sintonia con il sistema di potere che ci governa?


lunedì 24 dicembre 2007

Ecco i miei auguri


Bene, è arrivato un altro natale
e saremo tutti più buoni
cercheremo di non farci del male
e penseremo solo ai doni...


così per esempio volendo sognare
il Cuffaro della Sicilia governatore
potrebbe d'improvviso ragionare
e dire basta per sempre all'inceneritore...


e il buon Prodi presidente del Paese
potrebbe dire duro alla sua coalizione
-basta non si litiga più per un mese
facciamo una legge che dia emozione...


son solo due esempi dei più plateali
ce ne sarebbero forse più di cento
volendo elencar del mondo i suoi mali
e poiché sperar che se li porti via il vento
ahimè! è solo una pia illusione
non resta altro che la rivoluzione...

lasciatemi sognare



anche l'amica Fausta sogna


Spero che Totò Cuffaro abbia trascorso
un Buon Natale, senza alcun rimorso.
Che gli sia apparsa in cielo come un lampo
la stella sulla via di Bellolampo!

Che abbia trovato confortevole riparo
in una grotta, il buon Totò Cuffaro
scaldato nella greppia, Salvatore
non dal bue o dall'asinello, ma dall'inceneritore.

Che infin passi le feste senza danno.
Ma che l'arrivo del nuovo anno
lo veda in mezzo a capre e pastorelli
trascorrer molti mesi a Pagliarelli...

Auguri! Fausta

giovedì 22 novembre 2007

LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

API OPERAIE


Donne nuove
le vedo camminare
anche su queste vecchie strade,
trazzere del Sud
-ogni tanto un morto ammazzato-
i loro piedi agili
stanno imparando a scavalcare ogni ostacolo…

Sono donne più mature e consapevoli
e non hanno nulla di meno o da invidiare
alle più esperte nordiche,
forse hanno di più:
la loro bellezza scura meridionale…

E sono già numerose
crescono e si moltiplicano
insieme alle altre api
volando di fiore in fiore
succhiando ogni giorno nuova linfa
per la loro determinazione,
spiegando fragili ali
drizzando acute antenne
sopra un mondo di prati maschi
che temono d’essere impollinati…

Un uomo può essere fiore
se insieme ad altri, d’ogni specie
si lascia crescere per formare
grandi prati festosi,

e la donna può essere ape infaticabile
alla continua ricerca dei fiori più giusti,
mondi di potere e d’inutili fardelli
pronti a cedere gocce
della loro mitica esperienza…

Non più regine mangiauomini
ma api operaie coscienti libere
capaci di succhiare nettare
e di produrre miele
per questa società nuova appena abbozzata.




venerdì 16 novembre 2007

Questo comma non s'ha da fare!

Nel 1992, il Comitato Interministeriale dei prezzi, con la Delibera del 29 aprile, aveva provveduto, con il sesto provvedimento emanato (di qui il nome comune di questo provvedimento CIP6) ad incentivare le fonti energetiche "rinnovabili". Il CIP 6 nel 1992 avrebbe messo l'Italia all'avanguardia mondiale nel campo delle energie rinnovabili: prevedeva che il 7% delle bollette Enel degli italiani andasse a finanziare l'energia pulita. Gli italiani avrebbero pagato la propria energia il 7% in più, ma si sarebbero costruiti un futuro sostenibile insieme a tecnologie esportabili ovunque.
Nel dicembre 2003 l'Italia recepisce la Direttiva 2001/77/CE (che si è posta l'obiettivo di produrre il 22,1% di elettricità da fonti energetiche rinnovabili entro il 2010) con il Decreto n 387 e all'art. 2, comma a, individua le fonti energetiche rinnovabili, riprendendo alla lettera l'elenco della UE. Però all'art 17 (con un colpo di genio, tutto italico, la lobby degli inceneritori è riuscito ad introdurre) è stato introdotto nel Decreto, questo codicillo: ".sono ammessi a beneficiare del regime riservato alle fonti energetiche rinnovabili i rifiuti, ivi compresa, anche tramite il ricorso a misure promozionali, la frazione non biodegradabile e i combustibili derivati dai rifiuti."
Soltanto con le sovvenzioni pubbliche gli inceneritori sono economicamente interessanti per chi li costruisce....pericoli salute ecc ecc
I Cip6 sono costate all'Italia già due procedimenti di infrazione con conseguente messa in mora per l'errata applicazione della Direttiva del 2001.
Bisognava prendere provvedimenti per evitare altre condanne e lo si ha fatto nella finanziaria 2007, approvando all' art. 1117 che gli incentivi pubblici di competenza statale finalizzati alla promozione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica sono concedibili esclusivamente per la produzione di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili, così come definite dall'articolo 2 della Direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Sono fatti salvi soltanto i finanziamenti e gli incentivi concessi, ai sensi della previgente normativa, ai soli impianti gia' autorizzati e di cui sia stata avviata concretamente la realizzazione anteriormente all'entrata in vigore della presente legge.
Si sana così una procedura illegittima che ha fatto sì che i finanziamenti previsti per energie rinnovabili e pulite venivano usati per impianti costosi e inquinanti.
La Sicilia con il sole tutti i giorni possiede meno impianti fotovoltaici della Germania
Non ci sono impianti di riciclo, nei quali potrebbero essere utilizzati materiali come plastica, aluminio, polisterolo.
Mancano quasi completamente degli impianti di compostaggio, lombricultura ecc. Gli ingombranti con i quali si potrebbe praticare il riuso - prescritto dalla legge - delle parti riutilizzabili, vengono distrutti e scomposti totalmente. Quasi tutti i materiali vengono portate fuori dall'isola oppure differite in discarica con grande danno per la popolazione locale, priva di lavoro e di risorse. Impianti che potrebbero creare impiego attraverso cooperative, non sono previste dal piano rifiuti che prevede invece, per le province di Palermo e Trapani, una gestione monopolistica del ciclo integrato dei rifiuti da parte della PEA scarl con la centralità della termovalorizzazione che porterà inquinamento e malattia sulla città di Palermo e il territorio anche in considerazione dei venti predominanti che investono la capitale della Sicilia. Della PEA scarl fa parte l'AMIA che recentemente ha aumentato la sua partecipazione da 29 a 48%. Non per il disinteresse dei cittadini, bensì per motivi economici non decolla la raccolta differenziata......

APPELLO AI DEPUTATI DELL’ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA

Nel Paese e in Parlamento è in corso un dibattito intenso sulla questione dei CIP6. I contributi che lo Stato dovrebbe dare per lo sviluppo delle energie rinnovabili, questo avrebbe dovuto essere il vero obiettivo, e che invece di fatto ha dato in prevalenza agli imprenditori che dicono di produrre energia anche con l’incenerimento dei rifiuti ( la cosiddetta termovalorizzazione).

Ora, senza entrare nel merito delle tante contestazioni anche da parte dei vari organismi dell’ Europa comunitaria, una forte opposizione a questo meccanismo d’incentivi sta cercando di correggere il tiro (Il Senato ha approvato l'articolo 30 e i sette aggiuntivi introdotti dalla commissione Bilancio sull'energia e diversificazione delle fonti energetiche. L'articolo 30 stabilisce che i finanziamenti Cip6 vadano agli impianti gia' operativi e non a quelli autorizzati ma non realizzati. La procedura in deroga deve esaurirsi entro tre mesi dall'entrata in vigore, cioe' entro il 31 marzo) ma ancora non siamo alla definizione più auspicabile, e si aspetta l’intervento del ministro Bersani. Ma nelle more di una conclusione definitiva il presidente della regione Cuffaro, interessatissimo affinché il suo Piano per i rifiuti vada in porto, è pronto a caricare di nuovi orpelli finanziari il già disastrato bilancio regionale, con la proposta del comma 22 dell’art 1 del DEPF:

22. La Presidenza della Regione è autorizzata ad anticipare, nelle more della definizione delle procedure di trasferimento dei fondi statali previsti dal comma 1117 dell articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.296 e successive modifiche ed integrazioni, i contributi in favore ai soggetti affidatari del servizio per il trattamento e l utilizzo, mediante termovalorizzazione, della frazione residua dei rifiuti urbani al netto della raccolta differenziata prodotta nei Comuni della Regione siciliana appartenenti agli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.). Per le finalità del presente comma è autorizzata, per gli esercizi finanziari 2008-2010 la spesa annua di 250 milioni di euro, cui si provvede con le risorse di cui al presente comma.

Questo vuol dire, se non verrà cambiato il testo dell’articolo della legge finanziaria regionale che ben 750 milioni di euro sono a rischio di essere pagati dalla Regione, cioè mai recuperati, se le procedure per gli appalti del Piano regionale verranno rifatte, in quanto condannate in modo inappellabile dalla comunità europea, e quindi i CIP6 non saranno autorizzati.

Deputati regionali, se avete un minimo a cuore il bene dei vostri elettori, dovete bloccare questa assurda norma, assolutamente illegale, che non può che ricadere con nuovi carichi fiscali sui cittadini. Ognuno di voi dovrà rendere conto di come avrà votato una proposta talmente paradossale da diventare una macchia indelebile della regione siciliana.

http://www.benicomuni.net/home/mod/forum/discuss.php?d=451

lunedì 12 novembre 2007

per non dimenticare la Nassiria dei guerrafondai in missione di pace

Loro, sì!

Ecco, è successo, 12 Novembre 2003
la strage degli italiani in Iraq…
Non solo gli odiosi yankes
nel mirino del Terrore Islamico…
tutti! i potenti alleati d’Occidente
anche i buoni Siciliani, sono invasori
di un Paese vinto solo nei proclami
del gran macellaio Bush!
( Noi esportiamo la Libertà
con le bombe intelligenti…)
L’hanno chiamata “Operazione Babilonia”
i Generali ossequienti seduti a tavolino
hanno pianificato solenni quanti mandarne
laggiù in “ Missione di Pace”
proni in una fariseica Santa Alleanza
“per edificare tutti insieme
la democrazia nel Paese liberato”
( in realtà speranzosi di partecipare
al banchetto dei vincitori…)
Ed ora piangono, fetidi coccodrilli
il sangue versato dai loro Carabinieri
e sbandierano commossi il loro strazio
i mandanti che nascondono moncherini
lordi d’ipocrita politica crudele…
( ecco i martiri su cui investire
l’Opposizione finalmente tacerà…)
Eroi in tempo di pace
in una terra dove c’è solo crudeltà
di una guerra che hanno portato
a cavallo della “scienza preventiva”
gli uomini dal viso pallido
e dal cuore freddo di dollari.
(per colpire il Terrorismo, cianciano
mentre innescano Bombe Umane Disperate…)

Loro sì! Forse ci hanno creduto
erano puliti e convinti
impegnati a dare acqua
ad un popolo inaridito da secoli bui…
Sobri e felici regalando
caramelle ai bambini,
con un sorriso di pace e amicizia…

Loro sì! Là non più sbirri in divisa
ma angeli costruttori
di un tenue legame con genti piagate
offese e battute due volte,
prima dal despota tiranno
poi dai “ liberatori” venuti da lontano,
ricchi solo di tecnologia di morte
arroganti di presunta supremazia
in realtà solo biechi sfruttatori di risorse.

Loro sì! Tesi con sincera dedizione
a risollevare quelle fronti dure
ad offrire il proprio “sapere”occidentale
per spalancare gli occhi orgogliosi
di quella fetta d’Islam affamata
ma bramosa di risorgere
memore di una grande antica civiltà

domenica 4 novembre 2007

QUANDO L'UOMO DIVENTA BELVA

L'ARTE DI UCCIDERE UN CANE

Questa è forse la cosa più disgustosa della quale sono venuta a conoscenza fino ad oggi. Il presunto "artista" costaricano Guillermo Habacuc Vargas, in una delle sue mostre, ha esposto in un ANGOLINO la sua peggiore opera d'arte. Questa consiste in un CANE (in PELLE ed ossa...) legato con una corda e lasciato lì a morire di fame e sete (chissà se morirà prima di fame o di sete!) perchè NESSUNO gli ha portato cibo e acqua per sopravvivere. Peccato che il cane, se non fosse stato legato, avrebbe potuto provvedere da sè a sfamarsi. Che cosa vuole dirci l'artista con questa opera? Che il cane non può vivere senza l'uomo? Che l'uomo ha il potere di fare del cane ciò che vuole? Che l'uomo può ricavare fama e denaro da un cane, anche se in fin di vita? Non lo so, ma la cosa più agghiacciante è vedere queste foto, con persone che studiano attentamente quest'opera, e nessuno si permette di aprire bocca. Nessuno si ribella. Sembra stiano osservando un quadro, una scultura, ma la realtà è che stanno tutti guardando negli occhi un cane che muore.

In questo sito potete, anzi DOVETE, firmare la petizione per fermare questo scempio:

http://www.petitiononline.com/13031953/petition-sign.html?

In questo sito potete vedere alcune foto della "mostra" del mostro (ma vedere un cane cosi' fa più male che vederlo già morto):

http://www.marcaacme.com/blogs/analog/index.php/2007/08/22/5_piezas_de_habacuc

.Certamente l'uomo può essere più bestia feroce delle più feroci belve, questo si sa. Ma quando alla ferocia gratuita assistono migliaia d'individui instupiditi, per non dir peggio,e incapaci di reagire in modo razionale, così come accade quando si assiste impavidi ad una aggressione per strada, allora la conclusione è veramente tragica: UOMO DOVE STAI ANDANDO?

# 1
La crudeltà umana non conosce veramente limiti. Ho appena firmato la petizione, ma temo sia troppo tardi....
Claudia
Pubblicato da kurtclaudia (inviato il 22/10/2007 alle 09:36:29) [IP: 217.220.105.226]
# 2
Infatti è troppo tardi, il cane è morto nella galleria praticamente in diretta, sotto una scritta composta di crocchette... Ma che senso ha? E questa sarebbe arte? E l'"artista" che si è rifiutato di liberare l'animale per farlo curare? CHE SCHIFO, io farei a lui esattamente la stessa cosa, e pagherei anche un biglietto aereo a tutti gli amici per andare a vedere un coglione come questo che agonizza nel nome dell'arte davanti ad una folla di curiosi....
Pubblicato da kurtclaudia (inviato il 22/10/2007 alle 09:56:18) [IP: 217.220.105.226]


venerdì 2 novembre 2007

Questo succede nella Roma di Veltroni














E' MORTA LA DONNA AGGREDITA A ROMA
Giovanna Reggiani, la donna di 47 anni aggredita e seviziata martedi' sera a Tor di quinto da un romeno ventiquattrenne, e' deceduta stasera all'ospedale S. Andrea dove era stata ricoverata in gravissime condizioni.
L’AGGRESSIONE - Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli agenti del Commissariato di Polizia Ponte Milvio, la donna era appena scesa da un autobus per dirigersi verso casa. Successivamente è stata avvicinata dal giovane rumeno, Nicoale Tomulus Mailat, che l’avrebbe trascinata in una baracca nei pressi di viale Tor di Quinto a Roma. Qui è stata picchiata e quindi violentata. La donna ha cercato di difendersi dall’aggressione, ma inutilmente. Dopodichè il bruto avrebbe gettato il corpo della 47enne in un fossato nei pressi di viale di Tor di Quinto. Soccorsa e trasportata all’ospedale “Sant’Andrea” di Roma, dove la donna ricoverata in coma cerebrale.
La stazione ferroviaria di Tor di Quinto, sulla linea Roma-Viterbo, dove è scesa la donna prima di essere aggredita, è quasi un deserto. Treni che passano ogni 15-20 minuti, poche luci, nessuno in giro. Per arrivarci bisogna attraversare uno stretto viale, di sera completamente buio.

Una vicina di casa della donna aggredita ha detto che l'area è pericolosa. "Sono sconvolta perché quanto accaduto era prevedibile. Da anni ci stiamo battendo perché la zona di Tor di Quinto è ormai in mano agli extracomunitari irregolari. Abbiamo chiesto anche di far spostare la fermata dell'autobus più vicino alle nostre abitazioni ma è stato tutto inutile" racconta Mariangela. "Abito anch'io da quelle parti e credetemi dopo il tramonto è davvero una zona pericolosa", aggiunge un collega del marito, ufficiale di Marina.

Questo è quello che può accadere nella periferia abbandonata di Roma, la città con il sindaco modello, dove brillano i grandi eventi come la notte bianca o la festa del cinema, ma dove ci sono le baraccopoli come quelle di Tor di Quinto, di pasoliniana memoria. Realtà terrificanti che vengono alla luce solo quando qualcuno ci lascia la vita, come Giovanna Reggiani. Allora scoppia un finimondo di polemiche e di ipocrite corse ai ripari, come quella di sgomberare la baraccopoli. Ma il problema rimane in attesa di un nuovo evento drammatico.


L'ultima intervista di Giuseppe Fava


Clicca sul titolo per vedere l'intervista fatta da Enzo Biagi al giornalista siciliano il 28/12/1983, verrà ucciso dalla mafia pochi giorni dopo, il 5 gennaio 1984

giovedì 1 novembre 2007

Così si amministra la giustizia in Italia

1975-06-14 REGGIO EMILIA - Alceste Campanile, un compagno di Lotta Continua di 22 anni, notissimo in tutta Reggio per la sua militanza nel Movimento degli studenti e nelle Nobilitazioni antifasciste, è stato assassinato questa notte con due colpi di pistola sparati a bruciapelo alla nuca e al cuore. Il suo corpo con un braccio ritorto sulla schiena è stato rinvenuto questa notte, all'1,30, in una pozza di sangue, sul ciglio della strada provinciale tra Montecchio e Sant'llario. Si tratta con tutta evidenza di una esecuzione sommaria ad opera dei fascisti. Alceste era da tempo oggetto di minacce da parte dei fascisti. Aveva già subito due aggressioni - con relativa denuncia per « rissa » ad opera della questura; in una, nei giorni successivi alla strage di Brescia, mentre allontanava alcuni squadristi dal comizio antifascista, aveva riportato numerose ferite al viso. Aveva subito altre denunce per occupazioni di scuole. (art dell'epoca di Lotta Continua)




L'assassino di Alceste non pagherà
Doccia fredda dopo 32 anni di attesa: Bellini prosciolto perchè il reato è prescritto

Bellini confessa. Premiato dallo Stato
Il delitto di Alceste Campanile finisce in prescrizione. Ha ucciso, la sua versione è credibile ma non sarà punito. Il PM impugna.


PAOLO BELLINI uccise Alceste Campanile, ma lo Stato, 32 anni dopo l'omicidio, lo premia. Lo gratifica con una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. E così Paolo Bellini, da cittadino sotto protezione, se ne va dall'aula di giustizia del tribunale di Reggio da uomo libero. Scortato da sette poliziotti che hanno fatto di tutto per nasconderlo ai cronisti e per assicurargli la sua incolumità fisica. Lo scortano nel carcere dell'Italia centrale dove sconta precedenti condanne.
L'«assoluzione» di Paolo Bellini è il frutto di un gioco aritmetico e dell'applicazione di norme del nostro codice penale. Chi confessa ha diritto a un premio, a tuna riduzione della pena. E così il reato contestato a Paolo Bellini, omicidio aggravato dalla premita-zione (che non si prescrive mai e dunque se uno viene riconosciuto colpevole, è sottoposto a condanna), per frutto di quella confessione diventa omicidio volontario semplice (che si prescrive in vent'anni). Già al momento della confessione del delitto (erano trascorsi ventiquattro anni) il reato era prescritto. E' chiaro che trentadue anni dopo il processo non poteva che avere la sorte che ha avuto ieri.
Adesso la questione è se il giudice per l'udienza preliminare Riccar-do Nerucci poteva o non poteva accogliere le attenunati generiche chieste in oltre un'ora di arringa dal difensore di Paolo Bellini. Per la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Italo Materia, c'erano ampi spazi per non dare un simile premio a Paolo Bellini. Tanto che il procuratore ha già annunciato che presenterà appello contro la sentenza. Ma pure la parte civile (si sono costituiti il fratello e la madre), rappresentata dagli avvocati Tommaso Fazio, primo cugino di Alceste Campanile, e dall'avvocato Enrica Sassi, ritiene che c'erano buoni motivi per addivenire a una condanna. Paolo Bellini aveva indicato elementi ben precisi che indicavano in lui l'esecutore materiale. Ma il premio, secondo la publica accusa e la parte civile, doveva essere negato per le diverse "confessioni" fornite alla giustizia. Per la difesa c'era invece un discorso coerente in quelle varie "confessioni". E appellandosi alle norme del codice, il legale della difesa aveva chiesto la concessione di un premio per il comportamento "processuale" tenuto da Bellini. Un premio così grande da cancellare l'aggravante contestata dalla pubblica accusa.
E' chiaro che ora occorrerà attendere la motivazione della sentenza per capire meglio i motivi che hanno indotto il giudice per l'udienza preliminare a concedere a Paolo Bellini (ha confessato diversi omicidi) un simile premio.
Il procuratore, che nel corso della sua requisitoria aveva tinteggiato un Bellini autore di diversi delitti, aveva terminato con la richiesta di una condanna a trent'anni di carcere.
Il volti del procuratore Italo Materia e di Paolo Bellini si sono incrociati più volte durante l'udienza di ieri mattina. E al termine delle richieste, prima di lasciare l'aula, c'è sta-anche un piccolo colloquio tra i due. E' accaduto che quando Paolo Bellini, scortato da due poliziotti, è passato davanti al procuratore, si e fermato. Ha detto qualcosa all'orecchio del procuratore. All'uscita dall'aula Italo Materia non ha voluto riferire nulla di quel breve colloquio. «Sono cose che non si possono dire».

La Storia - Il racconto shoc: "sparai ad Alceste due colpi di pistola"

Ero solo quando ho ucciso Alceste Campanile». Con queste parole nel 1999 Paolo Bellini, allora solo 46 anni,
raccontò con dovizia di particolari l'omicidio del giovane di Lotta Continua, ammazzato con due colpi di pistola sulle rive dell'Enza fra Montecchio e Sant'Ilario nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1975. Bellini rese la confessione ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia che lo ascoltarono per otto ore. Bellini disse di aver ucciso undici volte negli ultimi 24 anni. Omicidi generati dai motivi più disparati; spesso futili. Tra le vittime il 22enne Alceste Campanile. Bellini è un personaggio misterioso, che fu addirittura indicato da Giovanni Brusca come uomo dei servizi segreti. L'ex Prìmula nera nel '99 raccontò agli inquirenti che conosceva Campanile, allora studente del Dams di Bologna. Le loro strade si erano incrociate quando militavano nel Fronte della Gioventù. Un'esperienza durata pochissimo per entrambi: Alceste cambiò radicalmente idea, mentre Bellini fu praticamente invitato ad andarsene.

NEL CASO dell'omicidio. Bellini raccontò di aver agito da solo. Sapeva che quella sera d'estate (vigilia delle elezioni amministrative) Alceste stava facendo l'autostop. Lo raggiunse; lo fece salire in auto e poi con una scusa lo portò in un viottolo nelle campagne. Lì lo fece scendere e sotto la minaccia della pistola gli ordinò di inginocchiarsi. Poi gli sparò due colpi: il primo alla nuca, il secondo al cuore. Il movente? Di sicuro c'era una rivalità politica (accentuata dal clima di quegli anni); ma pare non sia stata la causa scatenante.

FIGLIO di un ex funzionario statale, studente universitario, Alceste Campanile viveva solo in un piccolo appartamento di via Ariosto. Le indagini sul suo omicidio furono svolte in tempi diversi e da diversi magistrati. Poco dopo il delitto, furono arrestati tre parmigiani di estrema destra, autori di un volantino di rivendicazione: ma furono riconosciuti innocenti.

ABBANDONATA la matrice neofascita, il mirino dei magistrati si spostò sulla pista «rossa».
Nel 1979 entra in scena anche Toni Negri, accusato da Carlo Fioroni di essere l'organizzatore dell'omicidio Campanile. Finì in carcere anche Bruno Fantuzzi, ex segretario dell'assessore Gherpelli. Poi scattarono k manette per due amici di Alceste. Tutti innocenti. Successivamente nell'inchiesta entrarono, tra gli altri, anche i nomi illustri dell'avvocato Corrado Costa e del pretore di Reggio Antonio Bassarelli. Risultati, come tutti gli altri, assolutamente estranei alla vicenda.

Il fratello e la mamma: "Un colpevole è stato trovato. Vedremo cosa fare una volta lette le motivazioni della sentenza"

FATICANO a comprendere una simile sentenza il fratello di Alceste e, soprattutto, la mamma. In serata arriva un breve comunicato da parte del legale che ha assistito i due congiunti, l'avvocato Tommaso Fazio, il primo cugino di Alceste Campanile. Recita il testo del comunicato: «L'avvocato Tommaso Fazio a nome della famiglia Campanile afferma che la sentenza esprime un dato importante: un colpevole è stato trovato ed è Paolo Bellini. Il giudice Nerucci ha ritenuto le attenuanti legate alla confessione prevalenti sulle aggravanti della premeditazione e dei motivi abbietti. Su questo punto giuridico vedremo cosa fare, una volte lette le motivazioni della sentenza». Certo il colpo è stato tremendo per il fratello e la madre. Attendevano giustizia da anni. Si erano fatti la convizione che Paolo Bellini aveva chiarito un delitto che era rimasto un mistero per tanti anni. E' probabile che, una volta lette le motivazioni, facciano ricorso alla Corte d'Appello per chiedere giustizia. Cosa che invece farà la procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio.

martedì 30 ottobre 2007

PALERMO SENZATETTO

musica rap "sugnu palermitanu" di GenteStranaPosse durante l'occupazione di Palazzo delleAquile dei senzatetto del Comitato 12 luglio a Palermo 26/10/2007

clicca sul titolo per vedere il video

lunedì 29 ottobre 2007

EMERGENZA SOCIALE A PALERMO



Martedì 16 ottobre l'ufficio interventi abitativi del comune ha mandato un fax agli alberghi in cui alloggiavano 18 famiglie in attesa dell'assegnazione di un alloggio, comunicando che dal giorno seguente le
spese non sarebbero più state coperte, e obbligando di fatto tali famiglie a lasciare la loro sistemazione provvisoria per evitare uno sgombero forzato;
tutto questo senza nessun preavviso.

A queste famiglie se ne aggiungono altre, aderenti al comitato 12 luglio, in condizioni disastrate ed anch'esse prive di alloggio.
Nel frattempo la lista dell'emergenza abitativa di Palermo è infinita e circa 1800 famiglie aspettano di ricevere l'assistenza economica del 2007
(inoltre durante la giunta Cammarata -2003/2006- è stato erogato solo il 50% della somma prevista).

Palermo è una città in piena emergenza, dove la gente vive in case cadenti, dove i diritti di base e l'assistenza non vengono garantiti, dove una donna incinta può ritrovarsi senza un tetto pochi giorni prima del parto, dove il lavoro nero e la precarietà sono all'ordine del giorno, dove migliaia di
famiglie indigenti non hanno un tetto e dove c'è uno dei più alti tassi di
disoccupazione d'Italia.
Le famiglie sfrattate, dopo aver dormito davanti al comune per diversi giorni, lunedì mattina (22 ottobre) hanno deciso di riunirsi in assemblea permanente all'interno del comune di Palermo, insieme al gruppo parlamentare Altra Palermo, all'associazionismo, ai centri sociali ed alle realtà del movimento palermitano, convinti che non sia dignitoso vivere in una roulotte e di non dover affatto negoziare sui diritti più elementari.

Il tentativo delle istituzioni nel frattempo, per bocca del vice sindaco Cordaro e del presidente del consiglio comunale Campagna, è stato e continua ad essere quello di dividere, ricattare, terrorizzare e sfiancare la gente che porta avanti questa lotta.
Noi però restiamo uniti, e staremo qui finché non sarà trovata una soluzione
vera a questa emergenza.
Chiediamo:
-case, lavoro e diritti sociali;
-l'utilizzo di immobili comunali disponibili (anche e soprattutto
quelli confiscati alla mafia);
-che siano adottati provvedimenti di requisizione di alloggi a
partire da quelli comunali;
-l'assegnazione immediata di queste risorse immobiliari ai nuclei
in emergenza abitativa;
-l'erogazione dell'intera somma dell'assistenza continuativa.
Comitato per la giustizia sociale
Palermo

http://abitarepalermo.blogspot.com
*
indovina indovinello
mi sai dire chi è questo bello?

sempre in tiro e sorridente
col suo ghigno deficiente
in ogni occasione mondana
a far promesse da puttana

così allegro e ridanciano
stringe a tutti la mano
salvo cercar poi di nascosto
di mettervelo in quel posto

la città più cul del mondo
ad un patrimonio ha dato fondo
per quei manifesti bugiardi
ha speso dei bei miliardi
l'autore di tal baggianata

ricordalo è :diego cammarata

i problemi sono tanti
ogni giorno migliaia di dimostranti
che gridano di rabbia in coro
mancano le case non c'è lavoro
lui osserva tutto con sussiego
è quel gran signore di cammarata diego

la città crolla a pezzi
manca l'acqua, scoppian le fogne
ma lui non rinuncia ai suoi vezzi
e poichè non vuole rogne
con i vip va in parata
guardalo bene è diego cammarata

milioni tanti per santa rosalia
ma per dar case agli sfrattati
questa sì la vera opera pia
pochi euro si son trovati
ma per i bimbi anch'io prego
sono il pio cammarata diego

il suo volto è un pò equino
di un cavallo sfoggia i denti
è pur sempre primo cittadino
osannato da amici e parenti
brilla sulla carta patinata
il suo nome è diego cammarata

è un signore assai generoso
con i suoi tanti consulenti
o per un regista famoso
mentre per i poveri indigenti
non c'è niente, me ne frego

e mi chiamo sempre cammarata diego


Il sindaco scarica i senzatetto

Lettera al prefetto: "Il problema casa è nazionale". Marino attendeva la richiesta di requisizione di un immobile, Cammarata non la avanza. Gli sfrattati in piazza

Al sesto giorno di occupazione di Sala delle Lapidi da parte delle diciotto famiglie che il Comune ha sgomberato dagli alberghi, il sindaco Diego Cammarata interviene sulla vicenda. E lo fa con una lettera, inviata al prefetto Giosuè Marino, nella quale sottolinea che il problema dell´emergenza casa non può essere affrontato «senza un adeguato sostegno dello Stato». Una missiva che ha lasciato perplesso lo stesso Marino, che subito dopo gliene ha inviata una di risposta.

Ieri per tutta la mattina gli uffici della prefettura di via Cavour hanno infatti aspettato la richiesta da parte dell´amministrazione comunale di requisizione dell´ex pensionato dei gesuiti di piazza Casa Professa, la struttura di proprietà del Demanio, individuata dai consiglieri comunali del Pd e dal gesuita padre Gianni Notari, che avrebbe potuto dare provvisoriamente un tetto ai sessanta sfrattati dagli alberghi, tra i quali ci sono 29 bambini.

Due sere fa, dallo scambio di telefonate tra il prefetto, il vice sindaco Toto Cordaro e lo stesso Cammarata, sembrava che questa fosse la via individuata, e condivisa da tutti, per risolvere l´emergenza. Ma ieri nessuna richiesta è arrivata in prefettura. Al contrario il prefetto ha ricevuto una lettera nella quale si affronta il problema casa in generale. Così Marino ha risposto al primo cittadino sottolineando che, sebbene si trovasse d´accordo con lui sulla necessità di coinvolgere il governo nazionale per risolvere il problema casa, c´era in atto la necessità di trovare una soluzione immediata per risolvere un´emergenza immediata, quella delle diciotto famiglie che dormono dentro al municipio. Il prefetto, insomma, ha sollecitato il sindaco, qualora fosse ancora interessato, a inviargli la richiesta così che lui possa procedere con la requisizione dell´ex pensionato.

La lettera di Cammarata, se da un lato non ha prospettato nessuna soluzione per l´emergenza, dall´altro ha fatto infuriare tutti. Per prima la capogruppo del Pd Alessandra Siragusa, che si era spesa per far sì che la struttura di Casa Professa potesse ospitare le famiglie. «Chiedere l´intervento del governo nazionale - dice - è una bieca furbata che evita risposte concrete e dimostra che il vero problema degli sfrattati e della città intera è proprio Cammarata».

La missiva ha poi mandato in bestia anche le famiglie senzatetto, Cammarata scrive infatti che i senza casa «avevano occupato abusivamente anche Villa Pignatelli». «Una menzogna - ribattono la capogruppo di Altra Palermo, Antonella Monastra e Tony Pellicane, portavoce del Comitato Lotta per la casa - Il sindaco dimentica che la sistemazione è stata prospettata dall´ex assessore Giovanni Avanti durante un vertice in prefettura». In effetti, dopo che il Comune aveva individuato la sistemazione, le famiglie, che allora dormivano per strada, ripararono nelle Villa. Ma, quello stesso giorno, l´amministrazione assicurò che la convenzione con l´Opera Pia sarebbe stata subito firmata.

«Dopo giorni di inaudito silenzio - continua Monastra - il sindaco batte un colpo e lo fa senza entrare nel merito né dell´emergenza, né prospettando eventuali soluzioni. Ma solo chiedendo ancora una volta aiuto al governo nazionale dimenticando che è colpa della giunta se i milioni di euro che lo Stato era disposto a dare per l´emergenza casa non sono arrivati: non hanno presentato nessun piano, condizione essenziale per ottenere i soldi. Con quale faccia chiede aiuto al governo, poi, dopo aver speso in quasi cinque anni 9 milioni di euro solo per pagare alberghi ai senzatetto, invece di pensare a una politica seria per gli alloggi?».



Berlusconi è molto ricco! La sfanga sempre.



Processo SME: assolto per aver commesso il fatto


Il Collegio di legittimità, presieduto da Giorgio Lattanzi, ha bocciato il ricorso del sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris, che aveva chiesto che l’ex premier fosse condannato a cinque anni. In particolare il PM aveva spiegato che «la constatata presenza, presso l’ufficio Gip del tribunale di Roma con presidente Renato Squillante, di più procedimenti riguardanti società o persone del gruppo Fininvest» sono segno della «convenienza tanto per Berlusconi quanto per Previti, che nell’interesse del primo ha sempre agito, di mettere a libro paga il capo di tale articolazione, al fine di assicurarsene la piena e incondizionata disponibilità ad interventi o pressioni su altri magistrati dell’ufficio a presidio del tornaconto di Fininvest». (da La Stampa)

L'accusa quindi non era quella di aver dato la tangente a Squillante perché pronunciasse una sentenza favorevole, ma quella di aver tenuto a libro paga il capo di tutti i giudici affinché influenzasse chi doveva esprimersi riguardo agli interessi di Berlusconi.

La Corte milanese, a parere sia della Procura generale sia dei difensori di Berlusconi [...], avrebbe correttamente ritenuto che, pur essendoci stato un passaggio di denaro fra la Fininvest e Renato Squillante, (si pensi al bonifico Orologio e al bonifico Barilla) quest’ultimo, in quel periodo, non avrebbe mai potuto influire sull’affare Sme usando i suoi poteri di giudice. È così venuto a mancare uno dei presupposti del reato di corruzione in atti giudiziaria: il fine illecito. (da La stampa)


Insomma, si presagiva già l'assoluzione, in quanto il processo di terzo grado non entra nel merito delle questioni, ma si limita a valutare la legittimità degli atti del secondo grado. In pratica già il Procuratore Generale aveva detto che l'essere Squillante a libro paga della Fininvest è un argomento di merito e che quindi non può essere preso in considerazione nel processo di terzo grado.
Sorge quindi il dubbio che Berlusconi un qualche fatto lo abbia commesso, se la Procura afferma di non poter giudicare quel fatto nel merito. Infatti:
Tradotto in italiano: Berlusconi teneva a libro paga il capo dei Giudici per le indagini preliminari romani. Ma non per fini illeciti.

Pare di capire, anche se la sentenza non è stata ancora corredata di motivazione, che in poche parole Berlusconi ha commesso un fatto grande come una casa, solo che per qualche motivazione nascosta in qualche imperscrutabile doppio fondo della giurisprudenza questo non è sufficiente per accusarlo di aver commesso quel fatto.

Resta solo da capire per quale motivo Berlusconi, palazzinaro milanese, abbia fatto ricco Squillante, giudice romano.

Giorgio Mattiuzzo (Pausania)


Curiosissima questa storia!
Un tale, Previti, paga un guidice, Squillante, con i soldi di Fininvest e di Berlusconi.
Dopo venti anni: Previti viene condannato per corruzione del giudice Squillante, usando i soldi di Berlusconi, che viene invece prosciolto in quanto il giudice non ha emesso alcuna sentenza favorevole a Fininvest...
Curiosissima davvero!

venerdì 28 settembre 2007


Ciao Mauro

Mauro, ciao

da lontano ti saluto

perchè lontano ormai sono

da quella terra infame

che mi ha visto anni fa

amarla e compiangerla...

io come te, scesi dal nord

per colonizzare? no

per apprendere nuovi valori

nuove emozioni...

ed abbiamo trovato strette di mano

che non conoscevamo

occhi neri fiammeggianti

sopra spalle troppo curve...

abbiamo imparato entrambi

che la nostra rivoluzione

era forte solo nelle idee

e lì tra le baracche del Belice

o tra le saline di Trapani

contavano di più i fatti

o le parole come pietre...

e le tue lo erano

così come quelle di Peppino

cui hai fatto seguito nella mattanza...

dieci anni dopo radio aut

altre parole come pietre

hanno scatenato le belve

per chiuderti la bocca

e nessuno ha ancora scoperto chi...

(Ancona 28/09/88)

...oggi riprendo questi

appunti che avevo dimenticato

e nel giorno che pochi

ancora ti ricordano

posso solo fare il solito bilancio

fallimentare come l'angoscia

che mi ritorna prepotente...

quasi vent'anni son passati

e ancora non si sa

non si vuol sapere...

ciao Mauro, anche tu

un lungo percorso di lotta

per diventare immortale

in terra di mafia...

(Balestrate 28/09/2007) (pubblicato su antologia "siculiana" di Giulio Perrone Editore)


documento dell'associazione "ciao mauro",
letto in apertura della conferenza stampa di ieri pomeriggio, presso la comunità
saman, a lenzi (tp); dove mauro rostagno lavorava, abitava, e di fronte al cui
ingresso è stato barbaramente assassinato nella notte del 26 settembre 1988.
Sei anni fa un gruppo di persone variamente impegnate nel volontariato e nelle associazioni (nell’Arciragazzi e nel Coordinamento per le pace, nell’Arci e nel movimento del commercio equo e solidale, ecc.) decidevano di dare vita ad un evento denominato “Ciao Mauro” per ricordare la figura di Mauro Rostagno in occasione dell’anniversario della sua morte.

Dal quel 26 settembre del 2002, “Ciao Mauro” ha rinnovato anno per anno la memoria di Mauro.

Quest’anno, nel preparare la 6a edizione di “Ciao Mauro”, ci siamo costituiti in associazione con l’intendimento, fra l’altro, di promuovere, di comune accordo con la Comunità Saman, almeno una volta l’anno una manifestazione simile. Peraltro il prossimo anno ricorrerà il ventesimo anniversario della morte di Mauro Rostagno ed è nostra intenzione organizzare un evento più corposo e di respiro nazionale.

Stiamo costruendo un sito internet denominato “ciaomauro.it” ed è nostra intenzione promuovere alcune pubblicazioni su Rostagno.

Ma perché sei anni fa decidevamo di organizzare “Ciao Mauro”?

Erano trascorsi ben 14 anni da quel 26 settembre del 1988, e le indagini condotte degli inquirenti non avevano prodotto alcun risultato. Non si conoscevano né gli esecutori materiali dell’omicidio, né i loro mandanti.

A distanza di 19 anni la situazione è immutata. Né si notano attività investigative che fanno sperare nel prossimo futuro.

L’omicidio di Mauro Rostagno –hainoi!- è uno dei tanti misteri della storia di questa repubblica. In questo caso avvenuto davanti l’uscio di casa nostra.

La sensazione che non si sia fatto ciò che si doveva e si poteva fare è legittima. Possiamo dire, senza tema di smentite, che in questi 19, lunghi, anni le attività investigative sono state caratterizzate per una certa fase da errori, omissioni, ed anche depistaggi; per concludersi con una totale inattività.

Il balletto semestrale della richiesta di archiviazione ci ferisce profondamente, anche perché sappiamo che, seppure le indagini restino formalmente aperte, nei fatti l’attività investigativa è nulla.

Noi non siamo in grado di determinare con certezza quanto di questo comportamento sia da addebitare a scelte precise, a complicazioni oggettive, e quanto a cialtroneria ed incompetenza; ma sappiamo che tutto ciò è molto gradito ai poteri occulti politico-mafiosi locali e nazionali, quei poteri che hanno scelto di togliere di mezzo Mauro perché la sua attività giornalistica dava molto fastidio.

Sappiamo che queste parole sono generiche e che non aggiungono nulla alla concretezza delle cose e, soprattutto, rischiano di suonare come degli sterili slogan.

Ma noi siamo semplici cittadini che intendono partecipare alla vita della comunità manifestando il loro impegno civile e sociale. Non disponiamo di strumenti di indagine particolari.

Non abbiamo “fatti” da raccontare.

Però, insieme a tutti i cittadini, soprattutto quelli trapanesi, una cosa la sappiamo, anche se non disponiamo di prove che possano dimostrarlo. Si è trattato di un omicidio politico-mafioso che ha goduto di molte complicità.

Come diceva Pasolini parlando della strage di Piazza Fontana del 1969: noi sappiamo chi è stato, anche se non possiamo dimostrarlo.

La nostra verità non è giudiziaria, ma è una verità morale. Per certi versi una verità più importante, più “alta”.

Una verità che accomuna tutti i cittadini trapanesi, la verità del sentire comune.

Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicarci al ricordo di Mauro Rostagno. Abbiamo pensato che valesse la pena di impegnarsi per ricordare, soprattutto ai trapanesi quello che era stato il loro amico. Un trapanese per scelta, non per nascita.

Quello strano giornalista che, vestito di bianco, attraverso il video ogni giorno, all’ora di pranzo, raccontava e commentava i fatti locali in una maniera inusuale.

Le notizie dei processi di mafia, delle malefatte dei politici locali e dei potenti di turno venivano raccontate in modo compiuto e comprensibile. Anche la cronaca era raccontata in modo compiuto, ma, nello stesso tempo, rispettoso dell’umanità dei protagonisti. Le interviste erano condotte in modo intelligente e passionale.

Spesso Mauro usciva fuori dagli schemi, come quando, in modo del tutto naturale e commovente, chiuse con un bacio l’intervista alla mamma del giovane Antiochia, un poliziotto ucciso da criminali mafiosi.

Parole roboanti e proclami irrinunciabili riguardanti una lotta alla mafia gridata, ma non praticata quotidianamente, assumevano per i cittadini trapanesi il sapore delle frasi vuote e di circostanza, irrimediabilmente ipocrite.

Mentre Mauro dalla scatola magica di una piccola tv locale diceva cose concrete che nuocevano agli affari e agli intrighi dei mafiosi e dei potenti, perché erano una iniezione di autentica fiducia per il cittadino/spettatore.

Noi pensiamo, insieme a Mauro, che i cittadini sono capaci di indignarsi e di esprimere il loro dissenso se acquistano fiducia. Senza fiducia il cittadino pensa che è meglio farsi i fatti propri e lasciar fare ai mafiosi e ai potenti. “Calati iunco, ca passa la china” dice il vecchio detto siciliano. E Mauro lo conosceva bene.

Questo è stato Mauro per i trapanesi: uno tsunami sotto un cielo plumbeo di conformismo e rassegnazione, che con la sua onda lunga incitava i trapanesi a guardarsi intorno e a diventare protagonisti del loro futuro. E per questo noi vogliamo ricordarlo ai trapanesi, perché continuino ad avere fiducia nella possibilità di vivere in un mondo che valga la pena di essere vissuto, con semplicità e null’altro.

Noi non vogliamo ricordare Mauro con i toni dei grandi giornalisti calati a Trapani dopo l’omicidio a spiegare cosa andava fatto (da tutti noi) e cosa avrebbero fatto (loro) dall’indomani, per poi tornare a dedicarsi alle loro folgoranti carriere senza alcun rischio. Noi non vogliamo ricordare Mauro con i discorsi e gli impegni dei grandi uomini politici in cerca di un palcoscenico su cui esibirsi.

Noi non vogliamo ricordare Mauro con le promesse infedeli dei “trentini” che annunciarono improbabile catene umane.

Noi pensiamo che il ricordo di Mauro deve essere rappresentato da quanto c’è di meglio nella nostra comunità, da tutti quei cittadini che hanno fiducia in un futuro diverso.

Gli appuntamenti annuali di “Ciao Mauro” sono stati immaginati come un palcoscenico sul quale si potessero esprimere liberamente le ragazze e i ragazzi di Trapani e quelle persone impegnate nel teatro, nella danza, nella musica, nella poesia e in tante altre attività che sono la negazione della prepotenza e della sopraffazione mafiosa e non.

La 1° edizione di “Ciao Mauro” si è svolta in uno spazio straordinario gonfio di sofferenza. All’interno, cioè, del parco dell’ex manicomio. E dunque all’interno di uno spazio ormai liberato che fu di dolore e deportazione, ragazze e ragazzi hanno ballato, suonato e recitato con gioia e partecipazione, ascoltando con commozione e curiosità le testimonianze di chi aveva conosciuto Mauro e con lui aveva lavorato quando era in vita.

In quella occasione è stato proiettato il video di Gianni Lo Scalzo sulla vita di Mauro. Si tratta di un video bellissimo e commovente, raccontato in prima persona dalla voce fuori campo dello stesso Mauro. E’ un documento straordinario di un geniale compagno “trentino” di Mauro, anch’esso purtroppo scomparso.

Tutto questo, ne siamo certi, sarebbe piaciuto a Mauro che era stato ragazzo, e che con i ragazzi ci sapeva stare.

La seconda e la terza edizione di “Ciao Mauro” si sono svolte presso il Teatro San Barnaba di Valderice, in collaborazione con quel comune che ha per sindaco una ragazza di allora che ha amato Mauro insieme a noi.

La quarta edizione si è svolta, invece, quasi interamente presso la Comunità Saman di Lenzi, perché si è voluto rappresentare fisicamente la comunanza di sentimenti e memoria con chi ha vissuto un pezzo importante della propria vita insieme a Mauro.

In quella occasione è stato proiettato il video di Alberto Castiglione che racconta in modo egregio l’attività di Mauro giornalista a Trapani.

La quinta edizione si è svolta in un luogo che i ragazzi amano frequentare, la Casina delle Palme, ed ha assunto la forma della festa giovanile. Si è trattato in buona sostanza di un concerto di gruppi rock, preceduto da alcune letture di giovani attori.

Le ultime tre edizioni hanno visto la partecipazione di un caro amico di “Ciao Mauro”, l’attore Renato Scarpa che ha dato un originale contributo con i suoi interventi e con il materiale video da lui selezionato. Per l’impegno personale offerto da Renato Scarpa alla nostra attività, lo abbiamo chiamato a ricoprire la carica di Presidente dell’Associazione Ciao Mauro.

E veniamo alla sesta edizione quella in corso che ci vede impegnati ancora una volta presso la Comunità Saman, composta da quelle persone che ormai noi consideriamo le nostre sorelle e i nostri fratelli per l’idealità che ci accomuna.

Questa edizione sarebbe piaciuta ancora molto, ne siamo certi, a Mauro perché si concluderà presso lo spazio dell’ex manicomio dove verrà rappresentato uno spettacolo teatrale messo in piedi dalla Compagnia Icaro composta da detenuti del carcere di Favignana. Si tratta della trasposizione scenica della novella di Capuana “il Re Tuono”. Al di là dei significati del testo che abbiamo già apprezzato in altre occasioni, ci preme sottolineare che non è casuale per noi l’incontro fra disagi diversi, tra percorsi di sofferenza umana concreta. La tossicodipendenza e l’alcolismo, la segregazione del carcere e del manicomio. Si tratta, infatti, di diversi aspetti del disagio sociale, che si intersecano spesso fra loro, e che Mauro, insieme a noi, ha dipinto come “l’inferno”. Certi che un percorso di liberazione sia possibile, noi, insieme a Mauro, pensiamo che chi ha vissuto questo disagio meriti il “paradiso”. Noi intendiamo provare a lavorare anche per questo.

Associazione “Ciao Mauro”, Trapani

domenica 23 settembre 2007

Manifestazione del 22 Settembre a borgonuovo


Clicca sul titolo per vedere il video
L'informazione al servizio dei padroni del vapore? Fortissimamente Sì, se ancora poteva esserci qualche dubbio oggi 23 settembre, non si può che averne certezza. Ieri a Palermo si è svolta la più grande manifestazione contro il Piano Regionale Rifiuti targato Cuffaro, che dalla costruzione di quattro grandi inceneritori che avveleneranno l'aria e la salute dei cittadini, evidentemente il Presidente della
regione non potrà che ricavarne dei lucrosi benefici.
La Mafia aspetta di poter partecipare al banchetto, noi aspettiamo che la giustizia
faccia il suo corso, speranzosi che chi è riuscito a "legittimarsi" con il voto truccato di elezioni farsa possa essere messo fuori gioco una volta per tutte.
Tornando alla manifestazione del 22, organizzata da un Coordinamento regionale che ha favorito una grande unità tra i comitati civici attivi da anni, e la CGIL, Partiti e organizzazioni ambientaliste: almeno tremila persone sono arrivate a Borgo Nuovo, per un imponente corteo per le vie di questo quartiere un pò decentrato che sta proprio sotto al sito di Bellolampo dove è previsto il più grande dei quattro inceneritori, che è stato poi raggiunto da una buona parte dei manifestanti per una ulteriore dimostrazione di occupazione simbolica dell'area interessata; il tutto preceduto al mattino da un sit-in, con ipotesi di conferenza stampa rimasta tale, in quanto assente proprio la stampa, davanti alla Presidenza della Regione in piazza Indipendenza a cui sono intervenuti comitati civici provenienti da Paternò, Augusta, Campofranco, compresi alcuni consiglicomunali dell'agrigentino, tutti contrari agli inceneritori; in entrambe le occasioni, sia al mattino che nel pomeriggio si è vista la partecipazione, oltre a Rita Borsellino, di deputati regionali e di bei nomi della politica locale che si dichiarano solidali con il movimento di opposizione al piano di Cuffaro, compresi quei consiglieri del gruppo Altra Palermo che sono riusciti a far approvare dalla giunta Cammarata una mozione significativa che impegna il Comune a dichiararsi contrario alla prosecuzione del Piano regionale e ad avviare maggiori approfondimenti delle tematiche relative.
Ebbene tutto questo è successo senza che la grande e piccola informazione siciliana se ne accorgesse, o meglio qualcuno ha dovuto fingere di interessarsene, con striminziti articoletti, o con ridicoli servizi televisivi. Molto più importante per le prime e seconde pagine il concorso di Miss Italia, a cui udite udite, per il vanto della Regione, partecipa una bellezza doc, di Alcamo. Ed ecco qui di seguito
specificato come si sono espressi i vari media che, ognuno per le proprie capacità, hanno dato dimostrazione di grande professionalità e sensibilità.
Repubblica di Palermo: grazie agli articoli di Sara Scarafia, è l'unico organo d'informazione che può continuare a fregiarsi di questo appellativo, con due esaurienti articoli sia sulla conferenza stampa del 21, sia sulla manifestazione, anche se le dichiarazioni riportate sono più degli autoreferenziati che di chi lotta duramente e in silenzio.
Gli altri: Giornale di Sicilia, hanno mandato un inviato, ma avrebbero potuto farne benissimo a meno, visto che si sono limitati ad un piccolo trafiletto sulla conferenza stampa, e ad un ridicolo oltraggioso riferimento alla manifestazione con una foto incastonata nella pagina con gran titolone e articolo su un vice presidente della Confindustria dimissionato perchè in odore di mafia. Ogni accostamento casuale la direzione del giornale più di destra dell'isola ovviamente sa bene come
si usa. La Sicilia di Catania, dalla cui provincia sono arrivati pulman zeppi di
cittadini dei comitati ed esponenti della CGIL, non ha ritenuto di fare
neppure un accenno alla faccenda, che evidentemente non li riguarda.
Tutt'al più qualche riga sulla manifestazione contemporanea (sic!)contro le trivellazioni in Val di Noto.
Le televisioni: Rai TRE brilla per latitanza, sia alla conferenza stampa del 21 e del 22, e della manifestazione solo un titolo senza servizio nel telegiornale di sabato delle 22.30! Ne sarà felice Totò"vasa vasa" Cuffaro. Le altre locali, regionali, a parte un piccolo servizio sulla conferenza stampa del 21 nella sede del WWF, fatto da TV NEW ed andato in onda ad ore impossibili su una sola rete locale, in tutti gli altri canali nebbia! i soliti fatti di cronaca ambientale, furti, rapine, arresti e Miss Italia. La ricerca affannosa facendo zapping di un breve
accenno ad un'importante manifestazione, di cittadini che sono scesi in piazza per ribadire che non vogliono che qualcuno, illegittimamente autorizzato, si prenda la briga di decidere in modo dittatoriale del loro futuro, non produce risultato. Non interessa gli esperti operatori della comunicazione isolana, che con lievi differenze tra una emittente e l'altra compongono generalmente i loro palinsesti in maniera standard: tra culi vibranti e proposte di acquisti vari ogni tanto spunta la
notizia che qualcuno è stato arrestato, che qualcun altro, papavero importante ha fatto dichiarazioni solenni per migliorare questo o quel servizio, il tale Ufficio, o la tale Amministrazione; si passa poi alle notizie di cronaca e di gossip locale, o di qualche importante convegno con presenza di Sua Eccellenza il vescovo o il cardinale di..., poi, per alleggerire, qualche manifestazione canora o festaiola e per chiudere lo sport ... il tutto continuamente intervallato dai comunicati
pubblicitari, (altrimenti come potrebbero sostenersi questi importanti strumenti d'informazione!)che stemperano notevolmente il pathos emotivo suscitato dalla qualità delle notizie e dalla rigorosa dizione priva d'ogni fastidioso accento degli speaker, e i telegiornali locali hanno fatto il loro dovere. Certo non meglio, nè peggio della televisione statale Rai 3.


domenica 16 settembre 2007

comunicato stampa

Agli organi di stampa

Manifestazione regionale il 22 settembre 2007ore 15.00 a Palermo.

Concentramento a P.zza S.Cristina (Borgonuovo) con corteo al sito di Bellolampo per dire NO:

· al piano regionale siciliano dei rifiuti del governo Cuffaro

· alla costruzione di inceneritori previsti in Sicilia a Bellolampo, Casteltermini-Campofranco, Augusta, Paternò

· agli aumenti ingiustificati della Tarsu

· al contributo truffa sulla bolletta Enel per finanziare la costruzione degli inceneritori (CIP6).

UN ALTRO PIANO DEI RIFIUTI È POSSIBILE

Bruciare i rifiuti è il modo più inquinante e costoso per affrontare il problema del loro smaltimento, poichè trasforma la comune immondizia riciclabile (anche quella non tossica) in ceneri e gas mortali (diossine, metalli pesanti, polveri sottili, nano particelle che l’OMS riconosce come estremamente pericolose perché provocano tumori e malformazioni genetiche), usando tra l’altro più energia di quella prodotta.

Un piano regionale serio dovrà, nel rispetto della normativa nazionale ed europea, prevedere la riduzione a monte dei rifiuti, la raccolta differenziata spinta (porta a porta) e il riciclaggio dei materiali raccolti.

Il 27 settembre si svolgerà all’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente una conferenza dei servizi “blindata”. Infatti nessuno dei diversi soggetti, che hanno depositato in tempo utile le osservazioni sugli impianti di Bellolampo e hanno chiesto di partecipare per poterle illustrare, come prevede la normativa, sono stati invitati e quindi verranno ascoltati. La conferenza di servizi dovrà dare l’ultima autorizzazione (AIA) per il via definitivo ai lavori per la costruzione del megainceneritore di Bellolampo , considerato il più grande d’Europa, che trasformerà la nostra isola nella pattumiera d’Italia.

Il coordinamento regionale “ NoInceneritori” fa appello ai cittadini siciliani a mobilitarsi per la manifestazione del 22 settembre, per opporsi al disastroso impatto ambientale e ai gravi danni per la salute dei cittadini che gli inceneritori provocherebbero, ed invita a partecipare ai seguenti momenti:

1)Per informazioni e raccolta firme “noinc”, banchetto via Ruggero Settimo, angolo via G. Magliocco ore pomeridiane tutti i giorni.

2) 21 settembre ore 18.00 banchetto informativo e filmati dalle ore 18.00, seguirà cena sociale (ore 20) e Djset dalle 22.00 all’ASK 191, viale Strasburgo 1.

3) 22 settembre ’07 ore 11 presidio e conferenza stampa piazza Indipendenza sotto la Presidenza della Regione.

Per ulteriori approfondimenti consultare il sito

www.benicomuni.net email:info@benicomuni.net

CORDINAMENTO REGIONALE “NOINC”

PALERMO 13/09/07