sabato 3 marzo 2007




Belice, una memoria


da un nord scuro e nebbioso
poveri di monete
ma ricchi d’animo
e di spirito d’avventura
planammo in questo sud
riarso dal sole
e dalla dura lotta per la vita...
tra baracche di lamiera
e speranze mai sopite
di ricostruire le povere dimore
abbattute
dal profondo tremito della terra...
tra rabbia e urla sconnesse
di genti da sempre abbandonate
nella loro miseria antica...
tra donne e uomini distratti
dai doveri dell’ideologia
per l’impellenza quotidiana
di campare la famiglia
in quella dimensione greve
di un sud da sempre privo
dei più banali diritti, per noi scontati
come l’acqua e il lavoro...
pieni di sacro furore
siamo arrivati noi estranei
noi così diversi e multietnici
provenienti da Milano e da Bahia...
ci siamo rimboccate le maniche
abbiamo lavorato con lena nuova
discusso e fatto comizi
lottato per un’idea di giustizia...
abbiamo trovato nuovi amici
compagni forti o titubanti
i tanti Pino Saro Vincenzo
fragili nella loro filosofia semplice
ma attenti ai nostri passi...
donne minuscole come Vincenzina
madri risolute dallo sguardo di fuoco
che ci taliavano circospette...
noi sicuri della forza dei valori
impegnati tra una scuola quadri
e un’assemblea popolare
tra un’abbanniata e uno schiticchio
siamo cresciuti dentro
imparando piano la loro dignità...
correndo frenetici
da una riunione all’altra
cocciuti militanti
di un’ideologia allora fulgida
al cui servizio abbiamo messo
chi il braccio, chi la mente
chi l’arte della fotografia
per fissare le immagini
di una realtà cruda
che cominciava ad appartenerci...
portavamo nuove idee di lotta
originali sperimentazioni
come la disobbedienza civile
per quelle genti fiduciose
nell’ultimo disperato tentativo
di ottenere i propri diritti
di riavere delle case decenti...
abbiamo amato e odiato
in quei giorni tra le baracche
di Partanna e Gibellina...
feroci dispute e distinguo
fra noi che recavamo il verbo
della falce e del martello...
ma abbiamo anche esultato
per ogni piccola significante vittoria
assaporando sprazzi felici
insieme al mai spento orgoglio
delle vittime del terremoto...

tutto questo e altro ancora
l’abbiamo vissuto
e forse in questa stagione matura
l’abbiamo anche digerito
ma noi certamente ci ha mutati
arricchiti di memoria...
e tuttora il nome Belice
mi rievoca rimescolii nel sangue
anche se ormai è solo una pagina
un pò stinta della mia storia di vita

(fine anni novanta)

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