sabato 21 aprile 2007

una riflessione

Ho appena compiuto 64 anni, e oggi mi viene voglia di fare il punto della situazione, della condizione in cui vivo attualmente.
La mia esistenza d'individuo cosciente e impegnato, in un contesto sociopolitico, è incominciata subito dopo il servizio militare. Da allora ho vissuto per molti anni in una dimensione di ribellione e di lotta, d'impegno militante e di ricerca continua di nuove esperienze formative. Anche se a metà del mio cammino questo percorso si era interrotto, non ho mai derogato da una filosofia personale che tuttora mi guida, e che da qualche anno mi ha aiutato a ritrovare una dimensione di rinnovato impegno. Filosofia che si può riassumere in: "Una vita contro". Contro il sistema politico non consono, funzionale ad ogni forma di capitalismo; contro la destra e il fascismo, in tutte le sue manifestazioni; contro la violenza del potere; contro il moralismo becerocattolico; contro la presenza onnisciente e invadente del dogma religioso; contro le istituzioni obsolete e conservatrici; contro il dogma del dio denaro; contro ogni forma di sfruttamento e di sopraffazione; contro la cultura borghese e reazionaria; contro ogni possibile forma d'accettazione del compromesso in cambio di carriera e successo. E naturalmente come conseguenza diretta di questa vita contro ho sempre cercato di attuare " Un impegno per": Per un'attività militante politico rivoluzionaria, nelle diverse forme e circostanze; per un approfondimento continuo delle tematiche sociopolitiche; per concrete esperienze di vita alternativa, comunitaria, di condivisione delle lotte e delle speranze di rivoluzione con altri individui; per costante attenzione a non perdere di vista l'interesse collettivo e dei compagni di strada in favore del proprio; per non dovermi mai sentire in difetto con la mia coscienza e con i valori con essa condivisi.
Ma, dovendo fare un'analisi schietta e approfondita, la mia presa di coscienza graduale e arricchita attraverso diversi passaggi, non sempre uniformi, è stata possibile grazie a ciò che altri avevano fatto o facevano prima di me, costituendo esempi e modelli a cui ho avuto modo di fare riferimento. Assistendo alla realtà che mi circondava e mediandola con la mia sensibilità, anche esasperata da condizioni d'infelicità e di continua riflessione, ho potuto scoprire diversi punti di vista con cui esaminare il mondo intorno a me, e gradatamente accogliere e fare mie le posizioni di chi già stava vivendo controcorrente. Poi la constatazione di essere una moltitudine, comunque, a pensarla allo stesso modo ha favorito un sentimento di orgogliosa appartenenza e di sfrontata sicurezza, che ha di fatto cementato elementi ideologici e culturali con l'inevitabilità di vivere al di fuori o contro il Sistema.
Tutto questo ragionamento mi viene spontaneo analizzando la situazione attuale, per la quale non trovo una somiglianza con il processo illustrato. Infatti, oggi che sono tornato ad avere un notevole impegno, di tempo e di energia, per una lotta di tipo sociopolitico, mi trovo spiazzato, in una situazione del tutto particolare.
In passato, nelle varie occasioni di conflitto con un potere nemico, non mi ero mai trovato in una condizione di così grave debolezza e nello stesso tempo d'assurda presunzione. Certo era sempre difficile avere le cosiddette masse al proprio fianco, si riusciva solo in parte a raggiungere quelle persone e figure sociali per cui in maniera convinta o pretestuosa dicevamo di lottare; ma almeno esisteva un movimento, delle organizzazioni, e anche se spesso si finiva per scontrarci e dividerci su dogmi e presunzioni di leaderismi, eravamo in molti, anche se sempre pochi. Gli obiettivi erano svariati e confusi, il nemico forte e spesso mimetico, le forze politiche con cui cercare alleanze sfuggenti ed equivoche, ma almeno si riusciva a fare manifestazioni, creare attenzione nei media e nella popolazione, provocare la reazione degli avversari.
Oggi invece, pur essendo simili gli scenari, manca totalmente una componente fondamentale: la gente, le masse, i cittadini, gli individui. Dove sono?
Ci siamo noi, avanguardie illuminate, pochi coscienti, impegnati, più o meno determinati, spesso divisi e lacerati da lotte intestine, in perenne ricerca di tattiche e strategie produttive, continuamente alla ricerca di riferimento e sostegno in qualche importante espressione del panorama politico con risultati puntualmente deludenti.
E si continua, certamente, a darsi da fare, ognuno come può, perchè è inesorabile il processo di sensibilizzazione, quando si ha piena coscienza di un arbitrio, di un crimine, di una scelta sbagliata, di un progetto nocivo, non si può più fare finta di niente, eludere il problema, tirarsi fuori da ogni responsabilità, ne rimorderebbe la tua coscienza e anche se capisci che è una battaglia impossibile, almeno devi provarci.
Bene, continuiamo, facciamo i gruppi di lavoro, organizziamoci meglio e più efficacemente, produciamo documenti significativi di controinformazione, adoperiamoci per rendere produttive le riunioni, ma se non riusciremo a sensibilizzare altra gente, a coinvolgere nella paura per la distruzione dell'ambiente altri cittadini, più giovani possibili, distratti e avulsi dal futuro che li aspetta, sarà molto difficile riuscire a spuntarla. Le battaglie per un diritto civile o per la difesa di un bene comune, ce lo dicono mille esempi, si vincono solo se ci sono i numeri, le idee chiare e l'unità. Ovviamente per numeri intendo le forze in campo, che da parte del nemico sono sempre preponderanti, ma da parte nostra devono quantomeno essere visibili. Oggi, se per un tema fondamentale come la privatizzazione dell'acqua, si vede un certo riscontro, pur sempre insufficiente, nella popolazione che comprende più facilmente i termini della questione, per il problema dei rifiuti e degli inceneritori c'è una quasi totalità di noncuranza e disattenzione. I messaggi che arrivano dai media e dal panorama politico sono confusi e contradditori e non aiutano certo i cittadini a chiarirsi le idee e a prendere posizione, e noi non abbiamo sufficiente capacità di catturare il loro interesse. Io continuo a pensare che l'unico metodo per cercare di squarciare il fitto velo di obnubilazione che avvolge i nostri simili sia solo quello di inventarsi un evento eclatante, che possa attirare attenzione. Così come hanno pensato anche i comitati contro la base Nato di Vicenza che, pur essendo in una situazione di grande partecipazione, hanno occupato la Cattedrale del Palladio per rinnovare l'interesse sulla loro lotta.
Se non temessi di essere velleitario e ridicolo cercherei, per non smentirmi, di andare ad occupare il cantiere di Bellolampo, o fare un blocco della strada o qualunque altra idea creativa che possa fare scalpore. Naturalmente è ciò che mi viene di proporre per un'azione collettiva e di grande rilevanza e so già cosa mi viene ribadito: che non ci sono le forze, che siamo quattro gatti. Ma se non facciamo qualcosa del genere saremo sempre quattro o tre gatti, e saremo costretti ad andare a rimorchio d'iniziative istituzionali o legali e sperare in un qualche fortuito incidente di percorso
del ben oliato meccanismo del Sistema di Potere che ci sforziamo di contrastare.

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