giovedì 11 dicembre 2008

Una Dichiarazione solo di parole



60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani

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Chi di buon senso può pensare che i grandi alti principi di libertà e giustizia siano oggi rispettati? Governi di Stati occidentali, evoluti, moderni e Gerarchie religiose più o meno integraliste possono in tutta coscienza sostenere di rispettare in toto i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo? E di battersi per far sì che vengano rispettati? Io dico di no, sono tutti inadempienti.
Primo in graduatoria il Papa con annesso Vaticano, massimi esponenti della dottrina cattolica, anche solo cristiana, che dovrebbe basarsi sull'amore per il prossimo-TUTTO-; sul perdono per i peccatori, di qualsiasi genere; sul senso di eguaglianza tra tutte le creature.
Balle ovviamente! Visto che quando si tratta di dare una concreta dimostrazione di questa dottrina, come nel caso della moratoria per la depenalizzazione dell'omosessualità nel mondo la risposta è NO! Che si continuino pure a criminalizzare, brutalizzare ed ammazzare i gay dove non sono amati.
Dopo Ponzio Pilato anche Ratzinger se ne lava le mani.

Eppure il buon Papa è anche in contraddizione con altri sui comportamenti. Quando era ancora solo cardinale fu l’eminenza grigia di quel documento Crimen Sollicitationis” che imponeva alle gerarchie ecclesiastiche di tutto il mondo di usare la massima segretezza a proposito degli abusi sessuali perpetrati dai preti e dai religiosi in genere, con particolare attenzione per i casi di pedofilia.

Due anni fa a questo proposito sollevò grande clamore internazionale il film “Sex Crimes and the Vatican”, prodotto dalla BBC inglese che denunciava proprio questa politica di copertura del Vaticano, un documento eccezionale che con qualche problema è stato trasmesso anche dalla nostra tv.

Quindi, due pesi e due misure. Massima difesa e copertura dell’omosessualità, anche violenta, dei preti pedofili, e disinteresse colpevole, sostanzialmente complice dei regimi sessuofobi, nei confronti degli omosessuali comuni.

Questo, al primo posto il modo di agire della Chiesa, sostanzialmente noncurante del rispetto dei principi della Dichiarazione, per non parlare poi del disinteresse per tutti quei problemi di disagio e

d’illegalità di cui è vittima quella parte più debole della popolazione, sia nelle grandi città che nelle campagne, che soffrono ancora per mancanza di beni primari, come l’abitazione e i servizi, o per lo sfruttamento bestiale e sotto ricatti d’ogni genere. Ogni giorno la cronaca racconta di fatti gravi con particolare riguardo agli extracomunitari, a proposito di discriminazioni, aggressioni anche mortali, nei confronti dei “diversi” ( per infiniti motivi) da parte di cittadini esponenti di una cultura basata sull’insofferenza, il razzismo e l’egoismo più spietato.

Ebbene l’atteggiamento della Chiesa, specie nei suoi più alti gradi è perlopiù di solidarietà parolaia, ma di scarsa efficacia in termini di aiuto concreto che spesso sfocia in palesi sconfessioni nei confronti di quei pochi preti e sacerdoti che si espongono troppo nell’appoggio ai vari comitati civici e alle difficili lotte che portano avanti. Gli esempi non mancano a proposito di lotte per la casa, per l’ambiente, contro la mafia: ogni volta che il calore dello scontro diventa più alto e che la contrapposizione con i poteri forti dello Stato, nelle sue diverse composizioni, si fa inevitabile, la Chiesa nella sua significativa presenza come riferimento di solidarietà e sostegno si eclissa.

Per quanto concerne gli Stati e i vari governi, più o meno democratici, l’incapacità o la non volontà di affrontare e risolvere, al di là di spettacolari convegni, le questioni annose della fame e quindi della sopravvivenza di milioni d’individui “poco importanti, sia come consumatori che come elettori” del mondo, è sotto gli occhi di tutti.

Altrettanto vana, anche se qualche passo avanti è stato fatto, è la questione dell’eguaglianza tra le razze, non solo nei principi, ma nei fatti concreti delle possibilità di lavoro e di sviluppo, di cultura e di giustizia. Oltre a questa discriminazione per colore di pelle vi è poi ancora quella per sesso, di cui sono sempre vittime le donne, dentro e fuori la famiglia, per mano di individui ignobili poco evoluti e più feroci delle belve.

Poi, come ultimo dulcis in fundo, ma che è anche la prima causa di cattiva esistenza di gran parte dell’umanità c’è il fattore GUERRA. Per motivi economici o religiosi, per smania di supremazia o di falsa difesa, contro un terrorismo stupidamente incrementato e spesso autoalimentato, la giustificazione per fare guerra la si trova sempre, non di rado anche con l’avallo dell’ONU. Le conseguenze di morte e devastazione vengono puntualmente stigmatizzate e deprecate, ma non servono a eliminare definitivamente questa peculiare caratteristica del genere umano. Senza parlare dei sottoprodotti quali la tortura e i penitenziari ancora in vigore negli anni duemila.

Ovviamente in questa mia disamina mi sono solo riferito alla parte occidentale del pianeta, intesa come europea e dell’America più evoluta, senza prendere in considerazione le altre componenti terzomondo o paesi asiatici in sviluppo, che altrimenti ben più gravi e terrificanti sarebbero le valutazioni.


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