lunedì 14 febbraio 2011

L'Italia che mi piace



La dignità difesa dalle donne d'Italia Oltre 230 città unite per urlare 'basta' - Repubblica.it
Oltre 230 città sono scese in piazza oggi alla stessa ora, per lo stesso motivo e con lo stesso scopo. Difendere la dignità, non solo delle donne, ma del Paese a cui appartengono. Con le loro famiglie, i loro mariti e i loro figli. E che non si sentono più rappresentate dai festini ad Arcore.

Ma che bella manifestazione! Era da tanto che non se ne vedevano di così belle, partecipate, allegre, convinte , unitarie. E tutto grazie all’iniziativa delle donne e di tutto quel mondo radicalchic, a cui neppure credevo di appartenere. Non si sono gridati troppi slogan contro il Berlusca, perché si temeva di offrire il fianco al suo piagnisteo vittimista, che puntualmente non è mancato,  come da copione, a beneficio di quella parte del popolo, sempliciotto, che continua a credere in lui. Mentre donne squalificate, vendute ad un sistema di potere, come l’ineffabile ministra della d’istruzione Gelmini e come la gendarma Santanchè hanno perso una possibile ultima occasione di astenersi dal dare giudizi meschini.
Ma la realtà è troppo evidente e non può essere mistificata. Donne di ogni età, estrazione sociale, razza e condizione insieme ai maschi non berlusconiani hanno dato una dimostrazione di forza incredibile. E’ finalmente la prima espressione di malcontento e di critica politica al governo del PDL e del Cavaliere Nero. In più di duecento piazze, comprese Londra e Bruxelles, è risuonato lo stesso grido rabbioso e gioioso: BASTA!  Ed è un basta a tutto ciò che non si può più sopportare, dalla dignità delle donne calpestata e vilipesa, ai governi falsamente democratici, liberticidi e corrotti d’ogni latitudine. E anche il genere maschile, a differenza di quanto avveniva ai tempi del primo femminismo, ha potuto affiancarsi a questa dimostrazione gioiosa di rabbia, dare il proprio contributo a questa sferzata di dignità nata dalla consapevolezza e creatività dell’altra metà del cielo.
Con buona pace dei cortigiani del premier che si affannano a fare quadrato e negano la realtà in maniera grottesca, a dimostrazione che sono appesi per il collo proprio alla salvezza del loro boss.
Le donne, in particolare, che ruotano intorno all’esistenza del monarca, sono l’espressione più tragica e desolante di una sottomissione di corpo e d’anima, senza limiti, senza pudore, nel disperato tentativo di sopravvivenza.
Così come i manutengoli intellettuali alla Giuliano Ferrara che riuniscono in un patetico serraglio i personaggi più illiberali e ipocriti, docili prede del potere in auge, entusiasti cantori del servilismo più bieco, non possono fare altro che mettere in scena limitati spettacoli di faziosa banalità.
La storia insegna, e anche i regimi più corrotti e tenaci alla fine hanno dovuto crollare sotto il peso di una costante, serena presa di coscienza della parte migliore dell’umanità.
Sempre pessimista negli ultimi anni sulla situazione in atto, oggi per la prima volta mi apro ad un sentimento di speranza e di fiducia sulla possibilità della spallata finale.
L’augurio gridato a squarciagola è che anche il Cavaliere Nero tanto amico dei pessimi come Mubarak, possa seguire il suo stesso percorso, quanto prima.

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