sabato 26 settembre 2015

Differenze!

Fontana, bisogna distinguere chi scappa da una guerra da chi invece è un immigrato clandestino ...https://www.youtube.com/watch?v=sypjRuAvJSc


                          cliccare sull'immagine per ingrandire

http://www.secoloditalia.it/2015/09/merkel-scappa-dalle-guerre-benvenuto-gli-tornino-nel-paese/

giovedì 24 settembre 2015

la vergogna del Parco di Selinunte



Scrivo questa mia a  voi di Repubblica fidando nell’attenzione e sensibilità che spesso dimostrate in fatto di problematiche sociali. In agosto, con due amici svedesi, e mia moglie mi sono recato a Selinunte per visitare il Parco Archeologico. Zona che conosco e che ho frequentato liberamente negli anni 70. Mi aspettavo, ovviamente, di trovarla più sistemata e organizzata, visto che ora si deve pagare il biglietto. Invece è un vero disastro. Il biglietto a noi quattro, tutti ultrasessantenni, ci è stato fatto pagare per intero, adducendo le imposizioni di una nuova recentissima legge nazionale. Cosa che, insieme alla delusione della visita ci ha fatto inviare mille accidenti al ministro Franceschini, ritenuto, ingiustamente l’artefice del provvedimento.
Ora, avendo verificato, anche durante visite a musei di Milano, che non esiste detta legge e che per noi vecchietti è ancora in vigore la riduzione, mi chiedo e Vi chiedo come sia possibile che l’amministrazione, (regionale?) del Parco possa comportarsi in tal modo, illegale?
Aggiungo che il Parco e i pochi templi sono in uno stato penoso di abbandono, che non esistono segnalazioni e cartelli esplicativi, e che l’unica cosa che funziona è la “trappola” delle macchinette a pagamento per andare in giro, che scatta subito dopo aver varcato l’ingresso, posto in modo strategico, affinché non sia possibile accorgersi che la strada asfaltata continua dopo il parcheggio fino alla zona del tempio A; il che renderebbe superfluo l’uso della macchinetta.
Questa vergogna è uno dei tanti biglietti da visita che offriamo ai turisti stranieri.

domenica 20 settembre 2015

Sconvolgente!



APPELLO AGLI UOMINI E ALLE DONNE
CHE CREDONO NELLA CIVILTÀ
DELLA GIUSTIZIA, DEL DIRITTO E DELLA MISERICORDIA
di Paolo Farinella, prete

[PREGO DIFFONDERE CON OGNI MEZZO E CON OGNI FORZA]
 Genova, 13 settembre 2015

Papa Francesco,Casa Santa Marta, 00120 Città del Vaticano SCV

Invito a scrivere a Papa Francesco, per posta ordinaria, entro il 20 settembre 2015, prima cioè che parta per la visita negli USA. Si può copiare quanto segue, modificare, personalizzare, ma è opportuno che arrivino tante, tante lettere sull’argomento di quest’appello. Sapendo che il Papa è sensibile, facciamoglielo conoscere.

LEONARD PELTIER, IL NELSON MANDELA DEGLI INDIANI D’AMERICA,
ANCORA IN CARCERE DOPO 40 ANNI.

Il 12 settembre 2016 Leonard Peltier compirà 71 anni e dall’età di 31 è in un carcere degli USA, senza mai avere avuto un permesso di uscita, nellemo per i funerali dei genitori. Sepolto vivo. Sono passati 40 anni. Secondo le leggi Usa dovrebbe uscire a 92 anni, cioè tra 27. Oggi egli chiede di potere morire fuori del carcere dove è stato rinchiuso per vendetta, sebbene ogni ordinamento civile prevede che qualsiasi condanna deve avere come fine la riabilitazione del condannato. In qualsiasi Stato di Diritto, un processo «manipolato» deve essere rifatto per ristabilire la Giustizia e la civiltà. In breve i fatti.
Negli anni ’70, anni di fermento, lotte di resistenza, opposizione alla guerra in Vietnam, movimenti di liberazione di neri, giovani, e donne, anche gli Indiani d’America si sollevarono, formando l’American Indian Movement (AIM) in difesa della cultura, dei territori, della lingua e dei diritti degli Indiani e della sacralità dei loro monti, violati dalle multinazionali alla ricerca minerali preziosi, ivi presenti.
La risposta del governo fu la repressione: a centinaia gli Indiani furono uccisi o incarcerati con la complicità di parte degli stessi Indiani, che per pochi dollari diventarono braccio armato del governo, formando bande paramilitari che terrorizzavano, minacciavano e uccidevano. Nessuno ha mai pagato per tutte queste ingiustizie e uccisioni, protette dal governo di uno Stato di Diritto. 
A John Trudell, portavoce dell’AIM, per es., poche ore dopo un suo discorso pubblico, nel corso del quale fu bruciata anche una bandiera Usa, per vendetta fu bruciata la casa: nell’incendio periorno sua moglie, sua suocera e i suoi tre bambini. Da parte del governo degli USA, nessuna indagine fuavviata e tanto meno conclusa.
Nel giugno 1975, la riserva di Pine Ridge (sud Dakota), chiese aiuto all’AIM per le minacce continue e la tensione altissima, da clima è di guerra: nello Stato vi era la maggiore concentrazione di agenti della FBI di tutti gli USA. L’AIM inviò diciannove persone, di cui sei uomini. Uno dei diciannove era Leonard Peltier. Il gruppo usò le armi per difendersi (negli Usa, il possesso delle armi, non è solo normale, ma legale, dunque non è reato).
La mattina del 26 giugno nella riserva si presentarono agenti della FBI in auto, senza alcun segno di riconoscimento (a posteriori diranno che stavano ricercando un indiano, sospettato di avere rubato un paio di stivali [sic!]. Quel giorno vi fu una sparatoria, con la partecipazione di decine e decine di agenti della FBI che spararono migliaia di colpi. Risultato: due agenti morti e un indiano. Dell’indiano nulla interessava, ma per i due agenti si scatenò la caccia all’uomo.
Vennero accusati e ricercati per omicidio tre uomini: Robideau, Butler e Peltier; i primi due rufono presi e processati, mentre Peltier sfuggì momentaneamente all’arresto.  La giuria assolse Robideau e Butler perché non vi erano prove e comunque – aggiunse il giudice - «se fossero stati loro e fosse stato provato, sarebbe stata legittima difesa».
Il 6 febbraio 1976 venne arrestato anche Peltier in Canada; gli Usa ottennero l’estradizione con prove false, se anche il governo canadase successivamente protestò in maniera formale e diplomatica. La FBI fece organizzare il processo in un’altra città con giuria e giudice «scelti», perché si voleva una condanna ad ogni costo. Leonard Peltier, infatti fu condannato a due ergastoli.
Sono passati quasi 40 anni e Peltier è in un carcere di massima sicurezza, a migliaia di chilometri dalla sua famiglia e della sua gente. Non è mai uscito dal carcere nemmeno per il funerale dei suoi genitori. Alla fine del suo secondo mandato, Bill Clinton era in procinto di firmare il foglio di liberazione, ma 500 agenti FBI manifestarono davanti alla Casa Bianca e Clinton firmò tutti i fogli di liberazione proposti, tranne uno.
Da allora, si sono organizzate campagne su campagne, anche in internet per la liberazione di Leonard, o quanto meno per la revisione del suo processo «giusto», come è suo diritto. A questa campagna di civiltà hanno aderito Nelson Mandela, il Dalai Lama, Desmond Tutu, madre Teresa di Calcutta, Gorbaciov,  Springsteen, Paul McCartney, Noam Chomsky, Amnesty International, Human Rights Watch e tanti altri, esprimendosi a favore della sua liberazione
In numerose città del mondo, Francoforte, Barcellona, Bruxelles, Amburgo, vi sono gruppi, collegati tra loro, che sostengono e chiedono giustizia per Leonard Peltier  ... Nel 2013, durante la visita al Papa di Barack Obama, la polizia italiana fermò e arrestò chiunque si era presentato in piazza con cartelli inneggianti alla Giustizia per Peltier.
Non resta che una sola occasione: il 23 settembre 2015, Papa Francesco andrà a far visita a Obama che lasciarà definitivamente la Casa Bianca fra un anno e poco più di cento giorni. Il mondo intero chiede che si faccia ambasciatore di misericordia, intercedendo perché il governo degli Usa liberi Leonard Peltier, senza condizioni, perché ha già pagato anche troppo per essersi difeso da un attacco degli agenti della FBI, come fu riconosciuto agli altri due, giudicati e liberati.
Se anche il Papa dovesse fallire, sarebbe il fallimento della civiltà occidentale e Leonard cadrebbe nel buco nero dell’ingiustizia e della vendetta che avrebbe l’ultima parola anche nell’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, indetto dal Papa. Lo stesso Papa Francesco ha messo in ipotesi una amnistia a tutti coloro , disposti ad accoglierla con sentimenti di vita.
Per sostenere la causa di Peltier, cercare su interent i tanti links, in particolare:

  1.  Scrivere al Papa:  http://www.papafrancesco.net/come-contattare-papa-francesco/
  2. Chiamare la Casa Blanca  telefono:001202-456-1111 dicendo solo FREE LEONARD PELTIER  oppure inviare un messaggio al link:  https://www.whitehouse.gov/contact
  3. Accedere al sito ufficiale dei sostenitori di Peltier negli Usa (dove si può anche firmare): http://www.whoisleonardpeltier.info/
  4. Per avere maggiori dettagli e informazioni scrivere a bigoni.gastone@gmail.com

È inutile affermare l’importanza di una diffusione capillare di sostegno a questo atto di Giustizia, come riparazione di un atto «politico» di ingiustizia.

Paolo Farinella, prete

http://www.umbertoarciero.it/index.php?page=leonard-peltier-2





   Ora, è mai possibile che nell'epoca della comunicazione di massa, continua, asfissiante, dei telefonini sempre in azione, dei media super tecnologici, ecco è mai possibile che alcune notizie importanti vengano oscurate, annullate, semplicemente cancellate? 
   Ebbene sì, è allucinante, ma l'informazione di cui sopra, di una vittima del sistema USA, da 40 anni tumulato in un carcere, io l'ho appresa grazie alla lettera del sempre lucido prete Farinella.
   E che cosa possiamo fare se non appellarci al papa Francesco che parli al cuore del savio Obama? 
   In questi casi io mi sento completamente schiacciato dal peso delle ingiustizie e schifezze di questo mondo.

sabato 19 settembre 2015

l'Ungheria oggi!

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/migranti_ungheria_muro_confine_croazia_frontiere/notizie/1574134.shtml
http://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/11/21/news/viktor-orban-padre-padrone-dell-ungheria-1.188876






La Repubblica Popolare d'Ungheria (Magyar Népköztársaság), fu il nome ufficiale dello Stato ungherese durante il periodo comunista. Fu ufficialmente, dopo un breve periodo democratico, nel 1949. Il 23 ottobre 1956 inizia la rivoluzione ungherese. Quindi, il 1º novembre, l'Ungheria esce dal Patto di Varsavia e tre giorni dopo l'Armata rossa invade il Paese e i moti rivoluzionari vengono repressi. Con oltre 3 000 vittime (circa duemila e 800 ungheresi di entrambe le parti e 700 sovietici, 225 giustiziati). Il paese resterà nel Patto di Varsavia fino al 1989.

Questi i precedenti storici, e oggi è il Paese capofila dei massacratori di migranti!
E' proprio vero che dalla Storia, gli uomini non sanno prendere lezione.
Quell'individuo brutto è il dittatorello che sta creando la cortina intorno all'Ungheria, per difendersi. Ebbene che stia chiuso nella sua gabbia, io dico, e che nessuno più vada in Ungheria, oggi, per turismo. Se ciò avvenisse che farebbe il bieco Orban?

domenica 6 settembre 2015

Augurissimi!

        Andrea Camilleri compie 90 anni 

Molti cari auguri e il grazie più forte e sentito per tutto!

Io per festeggiarlo pubblico qui di seguito il mio racconto tratto dal libro
"Miscellanea"

 

                       La mia intervista impossibile




   Accadde qualche anno fa che mi trovavo nella Capitale, per un breve periodo, ospite di amici.
   Quel giorno, annoiato e scazzato perché gli amici erano impegnati in qualche cosa che non m’interessava, me ne ero uscito da solo e andavo passeggiando qua e là, senza avere una vera meta precisa.
   A un certo punto, in una zona del centro cominciai a vedere frotte di persone che si dirigevano tutte verso una direzione. Incuriosito, cominciai a seguirle, man mano la fiumana s’ingrossava finché arrivammo davanti a una grande vetrina, con porta spalancata dove la gente s’infilava. Era una grande famosa libreria, entrai appresso alla marea.
   A farla breve, mezzo stordito, insieme con gli altri finii col trovarmi in una sala non troppo grande, per contenere tutta quella folla che spingeva e si affannava per vedere qualcosa sul fondo, dove si scorgevano grandi scaffali pieni di libri.
   Sembravano tutti eccitati e si spintonavano per guadagnare un po’ di spazio davanti. Alla fine, dopo una gran faticata a forza di gomiti usati come speroni, riuscii ad arrivare abbastanza vicino, o meglio, a distanza tale da vedere cosa succedeva in fondo.
   Si trattava chiaramente di una presentazione di qualcosa, di un libro, e ne fui certo appena potei scorgere un personaggio seduto tra altri individui.
   Era proprio lui! Il mio scrittore preferito, insieme a Kerouac e Bukowski, avvolto in una nuvola di fumo, tossicchiando ogni tanto, la voce roca strascicata che arrivava appena a tratti, in mezzo al brusio generale.
   Poi avvenne. Non ero più nella libreria, ma per strada, seguendo d’appresso il mio mito, che appena si fermò sul ciglio del marciapiede, in procinto di attraversare la strada, fu mia preda.
   Lo presi per un braccio, amichevolmente, ma con una certa fermezza, mentre gli sibilavo:
   -E ora caro Maestro, sei mio, e non ti lascerò andare se prima non avrai soddisfatto tutta la mia curiosità- e mentre mi guardava di sbieco con quel suo sguardo un po’ vacuo, tra l’addormentato e l’annoiato –e ti assicuro che è tanta. Io sono un tuo grande fan, ho letto quasi tutti i tuoi libri.
   Si lasciò scappare un sospiro e rassegnato disse:
   -Vabbene, vediamo che c’è da fare.
   -Bene, là più avanti c’è un bar- e quasi trascinandomelo arrivammo al locale, entrammo e scelto un tavolino un po’ appartato ci sedemmo, come due normali avventori.
   -Dunque carissimo ...- cominciai, ma subito  m’interruppe con un sorriso sforzato, guardandomi da sotto gli occhiali, come si guarda una bestia rara.
   -Non s’inizia mai una frase con il Dunque, che è conclusivo.-
   -Ah, vabbè, sì certo, però io volevo appunto concludere, che ce l’avevo fatta a beccarti- replicai con una certa sfrontatezza, che denotava il mio alto grado d’eccitazione.
   -Allora, diciamo per incominciare, che ti sto dando del tu, non per mancanza di rispetto, bensì per profonda amicizia- quindi sfiorandogli con tenerezza la mano posata sul ripiano, di fianco a un pacchetto di sigarette che già si era magicamente materializzato -e poi siamo quasi coetanei.-
   Allora parve improvvisamente animarsi e guardandomi bene in faccia, con un leggero sorriso
   -Ma, questo non mi sembra proprio, al mio confronto, sembri un picciutteddu.-
   -Già! Tu che indichi sempre l’età dei tuoi personaggi, quanti anni mi dai?-gli sparai in tono di sfida.
   -Se fosse per me te ne darei tanti di galera!- poi sorridendo tra la tosse -Sto scherzando, ma l’età te la dico alla fine di questaa camur…- senza concludere.
   -Dunque, ora lo posso dire- guardandolo ironico- bando alle chiacchiere, io devo farti molte domande e..
   Fui interrotto da una graziosa fanciulla con un grembiulino azzurro che ci chiese che cosa ordinavamo. Lui chiese un caffè, io un analcolico. Quando gli domandai se non avesse preferito, che.so, qualcosa di forte, un cicchetto, mi rispose piccato:
   -Allora non lo sai che non bevo più alcoolici?-
   -Sì sì, lo so, da quel primo maggio terribile, scusa lo stavo dimenticando- un po’ contrito, per la prima gaffe che avevo già commesso, che rischiava di non disporlo nella condizione più favorevole.
   -Di bene in meglio! Quello del primo maggio riguarda il vino- con enfasi guardandomi fisso e piegandosi un po’ verso di me -Invece l’whisky, che prima bevevo come una spugna, lo sai quando ho smesso di berlo?- con aria di sfida, mentre si accendeva una sigaretta.
   Aspettai a rispondere, perché stavano arrivando le ordinazioni, poi mentre iniziavo a sorseggiare dal mio bicchiere, visto che non parlavo, lui sbottò
   -Ecco vedi che non lo sai! E’ stato quando ho iniziato a scrivere, e ad avere successo-
   -Comunque, non è quello che m’interessa- lo interruppi con fare deciso, per superare l’impasse.-Cominciamo! La prima domanda è, quando esattamente, a che età hai capito che il fascismo era ‘na schifezza, dopo che già avevi trovato il modo di non fare le adunate da balilla?-
   -Ah! Ma allora sei proprio a digiuno! Altro che mio fan!- esclamò allargando le braccia in segno di disperazione -Eppure l’ho raccontato più volte che ho smesso di essere fascista, più o meno, nel 42, dopo aver letto “La condizione umana” di André Malraux-
“Altra topica”, pensai, “qua si mette male”.
   -Ma sì certo che lo sapevo, è che non ricordavo bene l’anno- cercai di giustificarmi- sai a quell’epoca io ancora non ero nato. Comunque, andiamo avanti- Con piglio deciso -Quella faccenda con Pirandello, non ho capito bene, quando l’hai visto per la prima volta, che ti sembrò un ammiraglio, e che si abbracciò con tua nonna Carolina, che erano cugini. Ecco tu dici che l’hai saputo, della parentela, a settant’anni. Ma allora quel giorno che cosa hai fatto durante la visita e subito dopo, non hai chiarito chi era venu…-
   -Basta! –m’interruppe il vegliardo, agitatissimo, quasi con il rischio di strozzarsi nel parlare- Tu ne sai proprio nenti di mia! Come! Non l’ho spiegato chiaro che io mi ero scantato da morire e che mi ero nascosto sotto lo...la scrivania di mio padre, finché non se n’è andò e poi non ne ho voluto sapere più niente?!-
    Scrollando la testa irritato. -Un’altra lacuna come questa e non parlo più!-
   -Ma veramente- cominciai a farfugliare, ormai impacciato- di questo episodio non c’è molto in giro, e appunto io volevo maggiori particolari.-
   -Ma qualcosa di più intelligente da spiarmi non ce l’hai?-
   E così dicendo si mise a tirare dalla sigaretta come se la volesse mangiare.
   A questo punto, pensai, bisogna che lo metta in difficoltà, così gli dissi.
   -Senti, ma tu che sei stato aiutato abbastanza, lo dici tu stesso, nei vari passaggi della tua carriera, prima per il teatro e poi per la scrittura, il primo libro che ti hanno pubblicato, ecc –abbassando la voce, in tono più confidenziale- Sì dicevo, tu hai mai aiutato qualcuno a farcela? Che so un giovane scrittore alle prime armi, o anche non giovane ma esordiente.-
   Di colpo si arrestò con la sigaretta a mezz’aria e guardandomi quasi schifato, dopo una specie di grugnito mi disse solo:
   -Certo, più volte l’ho fatto, quando ne valeva la pena, solo
tu non lo sai-
   -E, secondo te- continuai senza dare peso alle sue parole- l’età per esordire può essere un grave handicap? guardandolo di sottecchi, e con un’espressione come di chi non da troppa importanza alla cosa -Sai anch’io avrei scritto parecchio, poesie, racconti. In fondo Gesualdo Bufalino si è fatto conoscere a tarda età e…
   Non mi lasciò finire e con un ghigno sprezzante sparò le sue cartucce:
   -L’età non c’entra, quello che conta è come e cosa uno scrive, e Bufalino da mò scriveva bene, anche senza essere conosciuto-
   Quindi puntandomi il dito contro e strizzando gli occhi
   -A proposito, secunno mia tu si un settantino, e un’anticchia  fastidiusu-
   Poi quasi facendo segno che voleva alzarsi mi disse:
   -E ora, se abbiamo finito con sta camurria, se permetti me ne vorrei andare.-
   -No, no, solo un’ultima cosa, la più importante- alzandomi appena così da trattenerlo per un braccio- Ma Lei, che vendendo milioni di libri sarà diventato ricco, anzi ricchissimo, come fa a considerarsi ancora comunista?-
   Al mio passaggio al Lei rimase un attimo di stucco, poi alzandosi con forza mi gridò sul muso:
   -Basta! Accamora Vossia m’ha rotto proprio li cabasisi!-
   E fu a quel punto che la visione scomparve e mi ritrovai nell’affollata sala della libreria, mentre scrosciavano applausi e qualche voce gridava entusiasta il nome Andrea.
Già, e io avevo solo sognato la mia intervista impossibile con il sommo Andrea Camilleri.