Il femminicidio di Teresa Buonocore, la nostra Sakineh che preferiamo rimuovere : Giornalismo partecipativo
L’omicidio di Teresa Buonocore mi costringe a fare alcune considerazioni.
Questo ultimo efferato delitto, dimostra ancora una volta che chi si oppone in questo Paese
al potere criminale in genere, mafioso-camorristico in particolare, ci lascia la vita, nel disinteresse generale prima, e nel compianto coccodrillesco poi. Inutile cercare, dopo, in cosa si sia mancato, da parte delle istituzioni soprattutto, per evitare che si arrivasse alla tragedia. Fondamentalmente in questo tipo di analisi si finisce con l’appurare che lo Stato e i suoi apparati sono stati carenti, o addirittura protettivi e complici dell’azione criminale. Così è avvenuto, senza ombra di dubbio, nel caso di Teresa, ora da tutti definita madre coraggio, ma di fatto lasciata sola a sostenere la prevedibile vendetta del clan camorrista.
Ancora una volta, se ce n’era bisogno, abbiamo una conferma delle contiguità intime tra l’attuale potere governativo e quello criminale: quel Lorenzo Perillo, stupratore pedofilo, mandato in carcere grazie al coraggio di Teresa, è stato candidato tra le file del PDL (partito dei ladri) nella sua circoscrizione, forse non eletto a favore di qualche pezzo più grosso. Ha potuto godere di libertà vigilata, che nel codice criminale significa potersi muovere tranquillamente utilizzando argomenti convincenti, e ha di fatto dato un segnale preciso a chiunque avesse intenzione, in futuro, di ribellarsi alle regole del quieto vivere in zone controllate da lorsignori. Non a caso questo fatto è accaduto nell’area d’influenza di quel Cosentino, politico eccellente coordinatore PDL, inquisito ma salvato dal voto solidale del suo partito, con la faccenda delle intercettazioni rese inutili.
A tutto questo, per chi è tardo di comprendonio, bisogna aggiungere il pronto accorrere in aiuto del Premier, tanto unto da essere intoccabile, della pattuglia UDC siciliana, quella più amorosamente vicina all’ambiente mafioso, capitanata dall’ex governatore Cuffaro, già condannato, per mafia semplice, ma promosso per raggiunti punti qualità senatore.
Se l’azione interessata di Fini e della sua pattuglia, su cui si deve purtroppo contare, più che sulla strategia dell’opposizione, non riuscirà ad aver ragione del Cavaliere Nero, o quantomeno a ridurne sensibilmente il carisma da piovra, stiamone certi che tutta l’inchiesta sui fatti del ‘92, Ciancimino, patto tra Stato e mafia, ecc, finirà in una bolla di sapone, con buona pace di quella parte del Paese che preferisce dormire sonni tranquilli, badando ai propri affari, piuttosto che stare all’erta per controllare la pulizia e la salubrità dell’aere da cui è avvolto.
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