sabato 23 maggio 2020

23 maggio 1992 - Giovanni Falcone




il suo sorriso calmo
sfottente sotto i baffi
e subito un lampo duro
negli occhi fissi
sul racconto di un impegno
che è dura lotta
a scapito della vita…

e quando il giorno
del supremo sacrificio
è arrivato con il suo carico
di crudeltà e di micidiale potenza
qualcuno avrà gioito
ma in molti abbiamo pianto…

poi migliaia di pugni alzati
e grida di rabbia nella navata
zeppa di bieca autorità
e la voglia accesa
di riprendere il testimone
della sua corsa irta
d'ogni specie di ostacolo
per un traguardo da osare…

oggi, che della dura gara
si ricordano altri caduti
meno famosi forse
ma non meno importanti
qual‘è il crudo bilancio?

io non lo so
ormai sono alla finestra
e non vedo molta luce
fra ombre qua e là fitte
ma so che ci sarà sempre
chi quel testimone
saprà raccogliere



venerdì 22 maggio 2020

Per Felicia





Felicia, una madre immensa

una madre coraggio della Sicilia più cruda
se n’è andata felice, così voglio sperarlo,
che almeno i suoi occhi son riusciti
a vederla la condanna della mafia …

i carnefici di suo figlio per una volta alla sbarra,
tardiva soddisfazione
per un indennizzo impossibile
di un nome diventato icona nelle platee del mondo…

ma lei era Peppino! la sua eredità morale,
prima genitrice e poi seguace infaticabile,
incrollabile pur nella sua figura minuta
di una speranza di vita pulita e libera…

punto d’incontro splendente
per le frotte di giovani che la visitavano umili
intimoriti ma densi d’aspettative
avidi delle sue carezze ossute
che accendevano entusiasmi…

no, non eri certo felice cara dolce Felicia
del tuo lutto ingombrante
diventato per noi un mito,
ma almeno ti rimaneva l’orgoglio
di essere stata madre
di un figlio tanto importante
raccontato perfino dal cinema…

ora dove sei non lo so
chissà se puoi ancora vederci
scaldarci con la tua forza contagiosa
forse sei di nuovo accanto
al tuo figliolo adorato
-io non ho la fede per crederlo-
ma posso ancora evocarti
nel ricordo del tuo sottile sorriso
e della tua carezza leggera
più sferzante di mille propositi.    

domenica 17 maggio 2020

Giornata mondiale contro l'omofobia

https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_17/giornata-mondiale-contro-l-omofobia-2020-mattarella-le-discriminazioni-violano-principio-eguaglianza-3f3574ba-9823-11ea-ba09-20ae073bed63.shtml




io la commemoro così:  Invece, di un altro parente, il cugino Gianni, "lo strano", ho un ricordo composito, fatto di momenti di sorpresa divertita quando, sempre molto esagitato e sopra le righe, se ne usciva con espressioni forti, cosiddette sboccate, che dette da lui incredibilmente venivano accettate, anche dai miei, con un mezzo sorriso un po’ stirato. Così le mie orecchie sentivano espressioni tipo "quella gran troia, o quel rotto in culo" o anche "e così mi sono ridotto come un cesso di quart’ordine", che lui sparava con una gran risata e con la voce chioccia, quasi strillata, e che l’uditorio sopportava come conseguenza del suo essere strano, cioè vagamente finocchio, come allora si diceva. Più vecchio di me di una decina d’anni, era anche un gran melomane, appassionato di lirica, e con una frequentazione degli ambienti del tempio della musica, la Scala, e di conoscenze tra i cantanti, insomma godeva di una particolare considerazione. Abitava a pochi passi da noi, con la sola mamma, vedova da tempo, che faceva la sarta e che lo aveva avviato anche in questa professione, oltre che a creare i presupposti della sua scelta sessuale, come si sosteneva dai più esperti. Era facile perciò che ogni tanto capitasse rumorosamente da noi per ragguagliarci sulle ultime novità dell’ambiente operistico milanese.
E fu in una di quelle volte che mi invitò (o magari mi affascinò) ad andare con lui a vedere qualche opera, di cui ricordo solo l’Aida, per via dell’elefante ad un tratto sul palco. In realtà l’esperienza non mi fu particolarmente gradita, e starmene lassù per un tempo lunghissimo, in alto nel loggione, dove c’erano quelli della claque, gli intenditori come mio cugino, senza capire nulla di quello che gridavano là sotto, interessandomi solo ai costumi e alle scene, non mi faceva gran piacere. E forse da lì è nata la mia profonda antipatia e insofferenza appena sento un gorgheggio lirico, mentre devo forse ringraziare il cugino strano, e il modo in cui veniva accettato, se mai ho provato moti di critica o peggio per gli omosessuali.

Da “Però, quante ne ho passate!”






sabato 9 maggio 2020

E' sempre 9 maggio!





Il tuo nome, Peppino




Da poco planato in Sicilia

tra le baracche di un territorio

stremato dal terremoto,

immerso nella lotta di un popolo

stretto tra il dramma e la mafia,

improvviso nella mia vita

irrompe il tuo nome



esplode sconosciuto come un fuoco

sempre più caldo e vivo

col passare degli anni

e io che credevo di fare, di essere

militante impegnato e coerente

mi sono imbattuto in te

nel tuo impegno, nel tuo ardore

nel tuo coraggio inimitabile…



e da allora, fino a quel corteo

del lontano 9 Maggio 78

tra la gente atterrita di Cinisi

che spiava da dietro gli scuri

di un’atavica impotenza

quel fiume variopinto di giovane forza

che gridava con rabbia il tuo nome

42 anni sono già passati…



da quel giorno memorabile

in cui una truce menzogna di stato

ha tentato di coprire il tuo martirio

dipingendoti, come già Giangiacomo

suicida o dinamitardo inesperto…



troppo a ridosso d’un cadavere eccellente

vittima di un terrorismo imbecille

puntualmente usato per mistificare

infangando la tua e la nostra volontà

di rivoltare il vecchio mondo

per costruirne uno migliore

di cui tu già ne eri cantore e poeta…



quante albe e tramonti da quel giorno

che è deflagrato in molte coscienze pulite

di donne e uomini storditi

dalle notizie spezzettate e confuse

che andavano componendo un quadro

in cui l’unica certezza

era che tu non c’eri più…



non ci saresti stato più tra i compagni

non avremmo più sentito la tua voce a radio aut

ma da allora il tuo nome echeggia ovunque

è lievitato fino a coprire i continenti

è germogliato in menti d’ogni etnia

ha suscitato emozioni dagli schermi

favorendo lo sviluppo

di nuove promettenti consapevolezze…



   ogni anno il tuo sacrificio
diventa sempre più ingombrante

per chi aveva pensato da vigliacco

di insudiciare la verità

ma anche in giorni comuni, sempre

tu ci costringi a fare i conti

con la nostra coscienza

con il nostro umore d’irriducibili…



oggi 2020 è strano il 9 maggio

un virus ignoto ci ha murato

nel terrore della nostra nullaggine

a combattere l’orco globale

che uccide ogni ora di più il pianeta…



e non c’è il solito cammino di passi

in tuo ricordo fino alla tua radio

ma tanti video parole e musiche

per non disperdere il tuo patrimonio

l’unico balsamo il tuo nome, Peppino

che vivrà per sempre scolpito nei nostri cuori…



oggi che anche chi sembrava il nuovo

prosegue col fare poco niente e male

ho il terrore di pensare che anche tu

pur con la tua lucida forza

potresti rischiare di rimbalzare

contro il muro di gomma di questa società

ed essere costretto come me

a sperare solo nell’indennizzo della storia