giovedì 29 ottobre 2020

Segue da Miscellanea (32)

-Di bene in meglio! Quello del primo maggio riguarda il vino- con enfasi guardandomi fisso e piegandosi un po’ verso di me -Invece l’whisky, che prima bevevo come una spugna, lo sai quando ho smesso di berlo?- con aria di sfida, mentre si accendeva una sigaretta.

Aspettai a rispondere, perché stavano arrivando le ordinazioni, poi mentre iniziavo a sorseggiare dal mio bicchiere, visto che non parlavo, lui sbottò:
-Ecco vedi che non lo sai! E’ stato quando ho iniziato a scrivere, e ad avere successo-
-Comunque, non è quello che m’interessa- lo interruppi con fare deciso, per superare l’impasse.-Cominciamo! La prima domanda è, quando esattamente, a che età hai capito che il fascismo era ‘na schifezza, dopo che già avevi trovato il modo di non fare le adunate da balilla?-
-Ah! Ma allora sei proprio a digiuno! Altro che mio fan!- esclamò allargando le braccia in segno di disperazione -Eppure l’ho raccontato più volte che ho smesso di essere fascista, più o meno, nel 42, dopo aver letto “La condizione umana” di André Malraux-

“Altra topica”, pensai, “qua si mette male”.

-Ma sì certo che lo sapevo, è che non ricordavo bene l’anno- cercai di giustificarmi- sai a quell’epoca io ancora non ero nato. Comunque, andiamo avanti-
Con piglio deciso -Quella faccenda con Pirandello, non ho capito bene, quando l’hai visto per la prima volta, che ti sembrò un ammiraglio, e che si abbracciò con tua nonna Carolina, che erano cugini. Ecco tu dici che l’hai saputo, della parentela, a settant’anni. Ma allora quel giorno che cosa hai fatto durante la visita e subito dopo, non hai chiarito chi era venu…-
-Basta! –m’interruppe il vegliardo, agitatissimo, quasi con il rischio di strozzarsi nel parlare- Tu ne sai proprio nenti di mia! Come! Non l’ho spiegato chiaro che io mi ero scantato da morire e che mi ero nascosto sotto lo...la scrivania di mio padre, finché non se n’è andò e poi non ne ho voluto sapere più niente?!-
Scrollando la testa irritato. -Un’altra lacuna come questa e non parlo più!-
-Ma veramente- cominciai a farfugliare, ormai impacciato- di questo episodio non c’è molto in giro, e appunto io volevo maggiori particolari.-

-Ma qualcosa di più intelligente da spiarmi non ce l’hai?-
  E così dicendo si mise a tirare dalla sigaretta come se la volesse mangiare.
A questo punto, pensai, bisogna che lo metta in difficoltà, così gli dissi.

-Senti, ma tu che sei stato aiutato abbastanza, lo dici tu stesso, nei vari passaggi della tua carriera, prima per il teatro e poi per la scrittura, il primo libro che ti hanno pubblicato, ecc –abbassando la voce, in tono più confidenziale- Sì dicevo, tu hai mai aiutato qualcuno a farcela? Che so un giovane scrittore alle prime armi, o anche non giovane ma esordiente.-
Di colpo si arrestò con la sigaretta a mezz’aria e guardandomi quasi schifato, dopo una specie di grugnito mi disse solo:
  -Certo, più volte l’ho fatto, quando ne valeva la pena, solo tu non lo sai-
-E, secondo te- continuai senza dare peso alle sue parole- l’età per esordire può essere un grave handicap? - guardandolo di sottecchi, e con un’espressione come di chi non da troppa

importanza alla cosa -Sai anch’io avrei scritto parecchio, poesie, racconti. In fondo Gesualdo Bufalino si è fatto conoscere a tarda età e…-
Non mi lasciò finire e con un ghigno sprezzante sparò le sue cartucce:
-L’età non c’entra, quello che conta è come e cosa uno scrive, e Bufalino da mò scriveva bene, anche senza essere conosciuto-
Quindi puntandomi il dito contro e strizzando gli occhi:
  -A proposito, secunno mia tu si un settantino, e un’anticchia  fastidiusu- Poi quasi facendo segno che voleva alzarsi mi disse:
-E ora, se abbiamo finito con sta camurria, se permetti me ne vorrei andare.-
-No, no, solo un’ultima cosa, la più importante- alzandomi appena così da trattenerlo per un braccio- Ma Lei, che vendendo milioni di libri sarà diventato ricco, anzi ricchissimo, come fa a considerarsi ancora comunista?-
Al mio passaggio al Lei rimase un attimo di stucco, poi alzandosi con forza mi gridò sul muso: -Basta! Accamora Vossia m’ha rotto proprio li cabasisi!-
E fu a quel punto che la visione scomparve e mi ritrovai nell’affollata sala della libreria, mentre scrosciavano applausi e qualche voce gridava entusiasta il nome Andrea.

Già, e io avevo solo sognato la mia intervista impossibile con il sommo Andrea Camilleri.

Fine di Miscellanea

 

 

 

mercoledì 28 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea" (31)

               La mia intervista impossibile

 Accadde qualche anno fa che mi trovavo nella Capitale, per un breve periodo, ospite di amici.
Quel giorno, annoiato e scazzato perché gli amici erano impegnati in qualche cosa che non m’interessava, me ne ero uscito da solo e andavo passeggiando qua e là, senza avere una vera meta precisa.

A un certo punto, in una zona del centro cominciai a vedere frotte di persone che si dirigevano tutte verso una direzione. Incuriosito, cominciai a seguirle, man mano la fiumana s’ingrossava finché arrivammo davanti a una grande vetrina, con porta spalancata dove la gente s’infilava. Era una grande famosa libreria, entrai appresso alla marea.
A farla breve, mezzo stordito, insieme con gli altri finii col trovarmi in una sala non troppo grande, per contenere tutta quella folla che spingeva e si affannava per vedere qualcosa sul fondo, dove si scorgevano grandi scaffali pieni di libri.
Sembravano tutti eccitati e si spintonavano per guadagnare un po’ di spazio davanti. Alla fine, dopo una gran faticata a forza di gomiti usati come speroni, riuscii ad arrivare abbastanza vicino, o meglio, a distanza tale da vedere cosa succedeva in fondo. Si trattava chiaramente di una presentazione di qualcosa, di un libro, e ne fui certo appena potei scorgere un personaggio seduto tra altri individui.
Era proprio lui! Il mio scrittore preferito, insieme a Kerouac e Bukowski, avvolto in una nuvola di fumo, tossicchiando ogni tanto, la voce roca strascicata che arrivava appena a tratti, in mezzo al brusio generale.

Poi avvenne. Non ero più nella libreria, ma per strada, seguendo d’appresso il mio mito, che appena si fermò sul ciglio del marciapiede, in procinto di attraversare la strada, fu mia preda. Lo presi per un braccio, amichevolmente, ma con una certa fermezza, mentre gli sibilavo:
-E ora caro Maestro, sei mio, e non ti lascerò andare se prima non avrai soddisfatto tutta la mia curiosità- e mentre mi guardava di sbieco con quel suo sguardo un po’ vacuo, tra l’addormentato e l’annoiato  –e ti assicuro che è tanta. Io sono un tuo grande fan, ho letto quasi tutti i tuoi libri.

Si lasciò scappare un sospiro e rassegnato disse:  -Vabbene, vediamo che c’è da fare.
-Bene, là più avanti c’è un bar- e quasi trascinandomelo arrivammo al locale, entrammo e scelto un tavolino un po’ appartato ci sedemmo, come due normali avventori.
-Dunque carissimo ...- cominciai, ma subito  m’interruppe con un sorriso sforzato, guardandomi da sotto gli occhiali, come si guarda una bestia rara.
-Non s’inizia mai una frase con il Dunque, che è conclusivo.-
-Ah, vabbè, sì certo, però io volevo appunto concludere, che ce l’avevo fatta a beccarti- replicai con una certa sfrontatezza, che denotava il mio alto grado d’eccitazione.

-Allora, diciamo per incominciare, che ti sto dando del tu, non per mancanza di rispetto, bensì per profonda amicizia- quindi sfiorandogli con tenerezza la mano posata sul ripiano, di fianco a un pacchetto di sigarette che già si era magicamente materializzato -e poi siamo quasi coetanei.-
Allora parve improvvisamente animarsi e guardandomi bene in faccia, con un leggero sorriso
-Ma, questo non mi sembra proprio, al mio confronto, sembri un picciutteddu.-
-Già! Tu che indichi sempre l’età dei tuoi personaggi, quanti anni mi dai?-gli sparai in tono di sfida.

-Se fosse per me te ne darei tanti di galera!- poi sorridendo tra la tosse -Sto scherzando, ma l’età te la dico alla fine di questaa camur…- senza concludere.
-Dunque, ora lo posso dire- guardandolo ironico- bando alle chiacchiere, io devo farti molte domande e..
Fui interrotto da una graziosa fanciulla con un grembiulino azzurro che ci chiese che cosa ordinavamo. Lui chiese un caffè, io un analcolico. Quando gli domandai se non avesse preferito, che so, qualcosa di forte, un cicchetto, mi rispose piccato:
-Allora non lo sai che non bevo più alcoolici?-
-Sì sì, lo so, da quel primo maggio terribile, scusa lo stavo dimenticando- un po’ contrito, per la prima gaffe che avevo già commesso, che rischiava di non disporlo nella condizione più favorevole....

martedì 27 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea" (30)

                                                           Scenetta

 Un Signore distinto si rivolge a un tipico palermitano
-Buongiorno buonuomo  buongiorno buonuomo    scusi mi sa dire dov’è piazza Amendola?… scusi mi sa dire dov’è piazza Amendola?-

-U’ capivu! un sugnu surdu!-
-Ah! bè ma allora lo sa o non lo sa?  allora lo sa o non lo sa?-

-Ma lei che fa ripete sempre du volte?-

-Certamente  certamente  repetita iuvant  repetita iuvant-

-(Vabbe! buonu chisto.. mi pari n’anticchia scimunito)..così lei deve andare in piazza Amendola?-

-Sì per gentilezza  sì per gentilezza-

-Allora lei avi a fare accussì, la vede sta strada larga?  l’avi a fare tutta fino in fondo sempre dritto, poi avi girare a destra-
-Sì..sempre dritto  sempre dritto   poi girare a destra   poi girare a destra-
-Sì vabbè se continua girare a destra, se gira du vote unne finisce, a cachì!  comunque… poi arriva, (se c’iarriva) a una granne piazza con una funtana al centro…-
-…Piazza con fontana al centro  con fontana al centro…-
-No, una sula cenné de funtana, un cennè due, comunque…lei ci deve firriare attorno, ha capito?, ci deve girare intorno, deve fare un giro quasi completo…-
-…Sì ho capito fare un giro intorno  fare un giro intorno-
-E accussì ne fa due di giri e siamo daccapo.. comunque…appena finisce u giro,  dietro a funtana c’ è na stratuzza nica nica ..stavolta ce lu dico puro io du volte! -
- Non capisco   straduzza nica nica  straduzza nica nica?-

-Sì ora addiventò u viculo-
- Scusi abbia pazienza  ma che cosa significa nica nica  scusi abbia…-
-Sì vabbe u capivi un ce bisogno di fare u replay..dunque nica nella mia lingua vuol dire piccola né!,  una strada stretta va, na straduzza insomma, stretta non molto larga (como a fare a farsi capire da stu forestiero!)-
-Ah ho capito  ah ho capito-
-(E speriamo, che già me sto vunciando a minchia!)  Perciò infondo a sta strada stretta cè a piazza che cerca vossia, piazza amendola-
-Ah bene grazie  ah bene grazie-
-(Ma ..mi sa che nun c’arriva però…) ma mi scusasse, lei che fa, sempre tutte cose ripete?- -Certo gliel’ho detto  repetita iuvant   repetita iuvant-
-Sì lu intesi, maa..quannu piscia che fa, piscia du volte  ah ah-

-No che c’entra dipende da dove sto, quando sono nella mia casa, nella mia città, nella mia regione non ho bisogno certamente di ripetermi due volte..-
-Ah ecco! Mi pareva, perché ca semo fissa, e cè bisogno di ripetizione, vero? Già perché lei avisse a essere del nord mi sa èh?-
-Certo, io sono di Milano, Lombardia!-
-Aggià! di Melano è! Ma è di Milano Milano?  E mi dica un po’ buon uomo non è che pe’ caso lei è pure di quella latata?…Sì insomma non è che è di quelli lì..  del Salvini, leghista va!-
-Ma veramentee  su questo punto sono un poco controverso, un poco controverso  diciamo diciamo..-
- Ah è controverso, cioè nu poco invertito praticamente-
-Sìì..non ho ancora decisoo…non mi sono ancora schieratoo…non ho preso una posizione precisaa…non ho preso una posizione precisaa…-
-E meno malee   e meno malee…(ancora un’anticchia e ce
la faccio prennere io na posizione precisa!) e me dicesse n’autra cosa, ma lei accà  cu ce lo portò …cioè voglio dire…lei è qui , come mai è qui nella Sicilia del profondo Sud?-
-Bè io sono turista   sono turista-
-Ah ecco, talè che beddu, e mi dica mi dica ci piace la nostra città? La nostra regione, la nostra terra, ci piace ci piace  mi dica mi dica-
-Ehm… certo! Ah sì! Come no! Senza dubbio! Assolutamente! ..Perbacco!..Senz’altro!.. Ma forse!.. Però non è detto! E’ probabile ..Tutto sommato! Mi lascia esterrefatto!-
-E ora che fa deve ripetere tutta a tiritera! Che cià u registratore incorporato! Vabbe lassasse ire, lasci perdere va, la dispenso, intanto io ho capito benissimo, lei caro signore è nu cretino. ma cretino cretino cretino-.

 

 

 

lunedì 26 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea" (29)

Era un canto melodioso, corale e molte voci erano maschili. Ascoltò con attenzione, cercando di decifrare le parole e d’un tratto trasalì, aveva sentito il suo nome. lnfatti il canto così faceva: “..la notte è buia.. la notte è fonda… qui nel convento della maria vergine- non- lo-era.. presto sarà anche per noi il momento di raccogliere il fiore…il fresco fiore della marchesa bocchinera…”
Ifigonia, un pò perplessa, e con un senso di lieve vertigine che le dava la sensazione di essere cullata da quel canto melodioso, ascoltava da sotto il suo telo scuro:  “…noi tutti insieme …ecco
fratelli.e sorelle…alfine potremo godere del fiore…il fresco fiore della begonia…nel sacro grembo.. della dolce Ifigonia…”
A questo punto la marchesa diede uno strillo, ma non tanto per le ultime parole del canto, quanto perché la mano che le stringeva il braccio si era mossa, con un’audace carezza, e l’aveva sentita posarsi sul suo seno. Subito dopo avvertì il contatto spostarsi su entrambe le mammelle, dita forti strinsero i suoi capezzoli, poi sentì moltiplicarsi i contatti, altre mani cominciarono a frugarla per tutto il corpo, esplorando ovunque, sul ventre, tra le cosce, ogni anfratto con decisa audacia.
A questo punto, anche se non del tutto dispiaciuta, poichè tutte quelle attenzioni, inevitabilmente, le stavano procurando una forte eccitazione, la marchesa si mise a urlare e a chiedere spiegazioni.
Ma l’unica spiegazione che ricevette fu un rinnovato assalto di mani sul suo corpo, che presero a spogliarla d’ogni indumento. Così rimase nuda, ma con sempre il suo cappuccio in testa che, ora anche volendo, non poteva tentare di toglierselo, perché stretta da ogni parte e in balia di tutti quei
toccamenti, strofinamenti e palpamenti, ai quali subito dopo iniziarono a seguire sensazioni più forti.
Sensazioni profonde e penetranti che strappavano alla (soddisfattissima) malcapitata gridolini di piacere. Percepì anche l’inconfondibile contatto umido di una lingua che la frugava in mezzo alle cosce, fin nel profondo del suo intimo, mentre il canto si era trasformato in una nenia lenta, ripetitiva, in cui il suo nome era sempre presente.
Ormai stordita, e dalla sorpresa, e da quell’infuriare sulle sue carni frementi, lfigonia, che si sentiva come in uno stato di trance, senza più volontà di opporsi a quanto le stava accadendo, udì un rintocco di campane in lontananza battere la mezzanotte. Allora le fu strappato il drappo che aveva sulla testa e all’attonita marchesa apparve uno spettacolo fantastico.
Ovunque intorno a lei vedeva uomini e donne, nudi o sommariamente agghindati con qualcosa di colorato, che ballavano e cantavano, e mentre alcune coppie erano avvinghiate in pose da kamasutra, vi erano quelli che a turno si occupavano di lei, del suo corpo pieno e offerto.
Completamente rapita da quello che sta accadendo intorno e sopra di lei, l’allibita Ifigonia ha un soprassalto quando un bel giovane alto e biondo, con lunghi capelli fluenti, coperto solo da un ampio mantello viola, le si avvicina e con voce dolce, suadente le dice: -Ecco, ora è giunto il momento del rito tanto atteso, bellissima Marchesa. Io, Sacro Membro, per primo coglierò il Fresco Fiore in te racchiuso, per poi donarlo anche a tutti i nostri fratelli e sorelle. Eravamo certi della tua completa e serena disponibilità, o Marchesa Ifigonia regina d'ogni begonia, e ora apprestati a goderne pure tu, con la massima partecipazione, del sacro rito.-
La soavissima Bocchinera lo ascoltava estatica con l'occhio fisso sul suo membro imperioso che faceva capolino da sotto il mantello, uno dei più belli ed espressivi che mai avesse visto, e che ritto in tutta la sua possanza pareva volerla sfidare.
E quando quel super oggetto del piacere, (un tale momento altro non le suggeriva che quella scontata terminologia) le si accostò deciso, la fremente libidinosa marchesa si inarcò, con collaborativo senso di partecipazione, e si offrì docile vittima sacrificale per accoglierlo al meglio nel suo sacro grembo. In quel preciso momento però un dubbio atroce attraversò la mente di Ifigonia, regina della begonia: “Già ma non è che il mio fiore sia poi tanto fresco, e se si accorge che è un poco appassito, che figura ci faccio?”
E’ con questo rovello che l’aveva di colpo bloccata e irrigidita sul più bello che una donna non più giovane, in qualche parte del mondo, si sveglia, madida di sudore e molto eccitata, e si guarda in giro ancora mezza instupidita, per quel fantastico sogno erotico, fino a posare lo sguardo sull’ammasso informe e russante che le giace insensibile accanto.

Del tutto all’oscuro e incurante del dramma ”mancato orgasmo” che stava capitando alla femmina al suo fianco, come sempre il vecchio compagno, ormai dimentico degli erotici furori di un tempo, continuò tranquillamente a dormire.

Altro che sacro membro!