E due! Ieri ho appreso di un’altra scomparsa dolorosa. Raul,
un grande amico, dei tempi che furono, da poco ritrovato, casualmente,
attraverso la Rete, visto solo con Skype, ma sentito ancora MOLTO vicino.
Se n’è andato anche lui, in punta di piedi, come Gunilla,
dolorosamente. Avrei dovuto andare a trovarlo prima, lì a Corfù dove era
capitato, visto che qualcosa chiamato destino me lo aveva fatto ritrovare.
Insieme più di quarant’anni fa, nei disperati giorni e notti milanesi del dopo
68, dibattendo tra uno sballo e l’altro dei nostri tremendi casini, per lo più
d’origine sentimentalsessuale, ma pure per motivi ideologici, e strategici
nell’affrontare la vita.
Emblematico fu un capodanno, notte del 31, da noi
festeggiato, in solitudine disperata con una solenne sbronza mista a sballo di
tè alla marijuana, e con dibattito e scambio di propositi di suicidio eclatante.
Dimoravamo in casa di un’amica incasinatissima, di cui eravamo entrambi,
stupidamente, invaghiti, ed entrambi senza speranza. Cose di allora.
Lui, però, aveva la musica nel sangue, e come musa salvifica, quando ci siamo allontanati, cioè quando io son partito per i miei vagabondaggi e poi per la Sicilia, lui ha iniziato a fare sul serio con qualche band.
Lui, però, aveva la musica nel sangue, e come musa salvifica, quando ci siamo allontanati, cioè quando io son partito per i miei vagabondaggi e poi per la Sicilia, lui ha iniziato a fare sul serio con qualche band.
Era un caro ragazzo Raul, un po’ introverso, ma a volte, con
chi considerava amico, era capace di spumeggiare e lasciarsi andare a un linguaggio
molto colorito. Conservo alcune sue lettere, poche in verità, perché non è che
scrivesse molto, almeno ci volevano tre lettere mie prima che lui rispondesse,(e
magari una lettera interrotta e ripresa più volte, impegnativa da decifrare) e
mentre io gli raccontavo esaurientemente le mie nuove esperienze, condite da
emozioni ed elucubrazioni, lui mi ragguagliava succintamente delle sue. Una
volta a conclusione la sua firma fu: ciao
Raoul (che se la mena ancora).
Su tutto dominava l’amore per la musica e le difficoltà a
trasformarlo in qualcosa di costruttivo e duraturo, come fonte economica per
affrancarsi da un’esistenza di lavoro non gratificante. Alla fine ce l’aveva
fatta. Ho il disco dei Gramigna “gran disordine sotto il cielo”, che ascoltato
oggi è più attuale che mai.
E che musica fantastica ha poi saputo comporre gli ultimi anni, lì in terra greca, con la preziosa compagna Gioia.
E che musica fantastica ha poi saputo comporre gli ultimi anni, lì in terra greca, con la preziosa compagna Gioia.
E ora di lui mi rimangono solo le sue note che mi ha spedito
via mail, con gli ottimi testi, che si possono gustare in rete. Come quello qui
sopra.
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