La situazione è sotto gli occhi di tutti, è veramente tragica e la nostra difficoltà, che da anni siamo impegnati a informare i cittadini su questa complessa tematica della gestione rifiuti e dell’enorme business che c’è dietro, aumenta considerevolmente. Soprattutto grazie anche, lo sostengo da tempo, dei messaggi contraddittori provenienti da un forte partito trasversale dell’incenerimento, che va dai partiti del centrosinistra, alle associazioni ambientaliste dominate da una sorta di schizofrenia per cui a volte dicono NO, spesso NI e in definitiva SI, e naturalmente a tutta quella pletora di media prezzolati e di tecnici e scienziati a vario titolo che come l’insigne Veronesi per guadagnarsi la pagnotta sono pronti a giurare sui loro figli che i nuovi impianti d’incenerimento presentano rischio ZERO in fatto d’inquinamento e danni per la salute. La certezza assoluta non è della scienza ma della malafede e dell’imbecillità. A questo proposito assistiamo anche a deludenti comportamenti equivoci e di colpevole acquiescenza di giornalisti ed intellettuali vari, a diverso titolo stimati e democratici, che quando in trasmissioni, dibattiti ed inchieste si affronta il tema scottante della gestione dei rifiuti dimostrano ignoranza sui temi specifici accettando quindi supinamente le tesi più scorrette e bislacche dei vari rappresentanti del Partito Trasversale. Pochi si salvano, sicuramente tra questi Beppe Rovera e il suo programma “Ambiente Italia” più qualche altra breve comparsa di buona informazione. Ma è troppo poco nell’oceano di falsità e messaggi pilotati che costituiscono l’assillante campagna mediatica in corso per convincere l’opinione pubblica dell’ineluttabilità del sistema incenerimento. In Campania l’arrivo di Super De Gennaro ha lo scopo di far ingoiare la pillola, la stessa che Bassolino non è riuscito a propinare se non in piccola parte. Ed è tanto evidente che non si è voluto privilegiare la ricerca di una corretta gestione dell’emergenza, peraltro volutamente creata, con la nomina di qualche esperto o abile tecnico, preferendo un uomo buono per tutte le stagioni, ma che ammette candidamente, intervistato da Fabio Fazio a “che tempo che fa”, di non saperne molto della gestione rifiuti. Penosamente non ha fatto che ripetere vaghe enunciazioni teoriche, per lo più battendo il chiodo delle discariche e degli inceneritori come ultima doverosa fase del processo di smaltimento, senza soffermarsi, se non di sfuggita come risposta ad una precisa domanda, sulla necessità di avviare una improcrastinabile raccolta differenziata per creare le condizioni ovvie affinché non si ripresenti una situazione d’emergenza. Ovviamente la Campania, e tutta la sceneggiata messa in campo, farà da battistrada per riproporre lo stesso scenario ovunque esista un minimo di opposizione agli inceneritori, la prossima sarà la Sicilia dell’ex presidente Cuffaro dimissionato perché condannato a 5 anni come favoreggiatore di “mafiosi singoli” e pronto ad essere premiato dalla sua Casta con un posto in Senato. Senatore ad honorem dell’UDC (Ultima Deriva Cattolica). A questo proposito il quadro dell’attuale panorama politico è veramente desolante, e non passa giorno che i diversi rappresentanti della Casta non offrano al Paese un tipico comportamento da solidarietà massone per la difesa della propria poltrona, e del potere fatto di privilegi e immunità, che è più da paese arretrato del terzo mondo che da componente dell’Europa evoluta. Ma, ahimè, il popolo, parte dei cittadini italiani, gran parte dell’elettorato fa come le tre scimmiette: non vede non sente non parla, e quel che è peggio al momento del voto continua a dare il proprio consenso a chi andrebbe buttato fuori a calci. Eppure a manifestazioni come quella del Vday di Beppe Grillo e della sua proposta di legge si sono presentati milioni di persone; nei vari comitati civici, sparsi ovunque ci sia da opporsi a progetti rischiosi o illegali vanno e vengono migliaia di cittadini più sensibili e coscienti: in Rete c’è un proliferare di siti e mail-list che trattano temi dedicati all’ambiente, alla salute, alla politica alternativa, e in alcuni programmi radiotelevisivi arrivano centinaia di messaggi di persone attente e impegnate a contrastare il degrado di questa società, e allora mi chiedo perché non si riesce a creare un movimento coeso che possa dare un colpo deciso al malaffare del nostro sistema politico? Certo il problema grosso, ovunque, è il riuscire a coordinarsi, a non frammentarsi e scontrarsi su questioni di visibilità e rivalità. Problema annoso di tutti i movimenti. Ma io, con questa riflessione vorrei riuscire a mandare un imput, una proposta concreta che potrebbe diventare un momento unificante. Magari è un’idea balzana, ingenua o irrealizzabile, ma comunque la voglio esporre. Se come sembra ci saranno nuove elezioni a breve, malgrado tutti si siano sperticati a dire che la legge è una porcata e i problemi di governabilità si ripresenteranno, io propongo di lanciare una parola d’ordine semplicissima: NON ANDIAMO A VOTARE. Se il voto è il modo in cui un cittadino manifesta la sua approvazione e la sua scelta per la definizione di una classe politica e del relativo governo, chi disapprova e non ha altro modo di esplicitarlo lo faccia con un astensionismo partecipato e manifesto. Se fossimo in tanti, ma veramente tanti a fare questa scelta, sono convinto che qualcosa succederebbe, una scossa, un allarme, un fatto di grande attenzione mediatica. E almeno tutti coloro cui facevo prima riferimento, che non ne possono più, potrebbero con un esteso passa parola attuarlo. E’ una proposta, né qualunquista, né rinunciataria dei sacri diritti della democrazia, bensì per tentare di ripristinare questi diritti che ci sono stati ormai scippati, e per scongiurare un possibile scenario inquietante: se non ci svegliamo potremmo prima di quanto si pensi ritrovarci pesti e gabbati in un nuovo sistema totalitario, strisciante ma paralizzante.
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