11 SETTEMBRE 1973
Suicidati!presto, Salvador Allende!
(stanno arrivando…)
il tuo corso è finito,
interrotto insieme al cammino
sulla “via cilena al socialismo”.
È finito l’esperimento democratico
che ti aveva assegnato il tuo popolo
e che la parte sinistra del mondo
seguiva con trepidazione…
Suicidati! presto, Compagno Presidente!
(ti attaccano dalla terra e dal cielo…)
hanno infranto la provetta
e l’esperimento è culminato in tragedia,
stanno cercando di fermare
le coscienze in movimento della gente
sterninandola a cannonate.
Suicidati! presto!
(stanno violando il Palacio...)
basta, hanno detto
con questo tentativo presuntuoso
di ristabilire —o inventare?—
l’equilibrio delle dignità umane,
di ridurre il dislivello
tra uomini ricchi e uomini poveri,
idee assurde pericolose
guai se prendono piede,
lo sciame ingrossa e diventa molesto
occorre un potente insetticida.
Suicidati! presto!
(ti stanno cercando...)
Hanno deciso di sbarazzarsi di te
e delle utopie che incarnavi,
Unidad Poputar , le riforme sociali
tutto finito! pregi e difetti del tuo sforzo
di raccogliere anche le voci delle poblaciones,
le audaci nazionalizzazioni,
il braccio di ferro con la Demoipocrisia,
l’ingenua imperdonabile fiducia
nella”neutralità delle divise”
tutto finito!
un sogno dì civiltà infranto.
Suicidati! presto!
(stanno fiutando il tuo odore...)
non sei più l’uomo di governo
“un pò buffo, bonario
dai piccoli passetti decisi,
duro e ostinato dietro ai baffetti,
come la stampa ti dipingeva
con la solita pettegola retorica,
ora sei solo uno che ha voluto strafare
fare il passo troppo lungo,
un ingenuo della politica.
Suicidati! presto!
(eccoli i mastini ringhiosi...)
non lasciare ai gorilla amerikani
agli squallidi scagnozzi della CIA
il piacere USAdico
di troncare con le loro mani
lorde di crudeltà autogiustificate
la tua vita di coraggioso riformista.
Suicidati! presto, Presidente Allende!
(già ti prendono di mira…)
perché l’11 Settembre 1973
ha incominciato a cadere sul Cile
una fitta pioggia scarlatta
che chissà per quanto tempo
scorrerà in rivoli e torrenti
fino a formare ed ingrossare
un grande lago di sangue cileno.
Suicidati!
(ormai non c’è più tempo…)
ecco al tuo posto di comando
sulla tolda del Palacio de la Moneda,
lega il tuo nome e quello del tuo popolo
a questo tristissimo giorno
infausto per tutta l’umanità,
destinato a prendere un posto nella storia
discusso forse ma indelebile,
doloroso come una sconfitta bruciante
per chiunque sia ancora costretto
a battersi per la propria libertà,
splendente per chi vive nella lotta
ed è comunque disposto
anche al sacrificio della sua vita
per gli ideali di giustizia ed equità.
Un posto discusso e pieno di “ma”
certamente ben più scomodo
per loro, per i tuoi assassini
di quanto potrà mai esserlo
per te martire o eroe.
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