martedì 24 gennaio 2012

Una lotta suicida



da venticinque lettori

Il lato oscuro della rivolta di Attilio Bolzoni

Il ribellismo siciliano è sempre stato portatore di disgrazie. Anche per l’Italia. Ogni volta che laggiù si parla di «zona franca» e rigurgiti indipendentisti si materializzano con moti di rivolta, c’è da stare sicuri che non si annuncia mai nulla di buono. La sommossa partita dall’isola – per fame e per disperazione dicono loro, gli insorti – è una febbre che ha contagiato il resto del Paese...continua

L'articolo sopra di Attilio Bolzoni spiega bene cosa c'è dietro o dentro la lotta che si sta spandendo a macchia d'olio, prima in Sicilia e ora anche al resto del Paese. Una domanda che viene subito spontanea è: come mai solo adesso, in un momento così delicato del governo Monti, si svegliano tutti questi ribelli? E prima quando c'era il bieco Cavaliere Nero, che ha portato l'Italia alla deriva, dove erano? come stavano, meglio?
Certo è incredibile, quando si cerca di lottare con comitati civici e per motivi di salute pubblica o di legalità, si fa una fatica a coinvolgere e sensibilizzare la gente, ora con quattro tir messi di traverso ottengono una incredibile solidarietà diffusa. C'è da chiedersi se avvenga il tutto spontaneamente e con convinzione o grazie a sistemi duri di persuasione.Io dico solo che pur condividendo i motivi della protesta che così incredibilmente ha attecchito in tutta la regione, le modalità di lotta rischiano di essere un karakiri, di fare più danno a tutta l'economia della regione. Si rischia di fare come nella famosa storiella del marito che si taglia i coglioni per fare dispiacere alla moglie. Ora che si è attirata l'attenzione generale bisognerebbe cambiare modalità di lotta, per esempio perchè non lanciare la proposta di non pagare più un cent di tasse, tutti, e non andare a votare, tutti. Allora sì che si farebbe male al sistema di potere senza suicidarsi.

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