Scrivo questa mia a voi di Repubblica fidando nell’attenzione e
sensibilità che spesso dimostrate in fatto di problematiche sociali. In agosto,
con due amici svedesi, e mia moglie mi sono recato a Selinunte per visitare il
Parco Archeologico. Zona che conosco e che ho frequentato liberamente negli
anni 70. Mi aspettavo, ovviamente, di trovarla più sistemata e organizzata,
visto che ora si deve pagare il biglietto. Invece è un vero disastro. Il
biglietto a noi quattro, tutti ultrasessantenni, ci è stato fatto pagare per
intero, adducendo le imposizioni di una nuova recentissima legge nazionale.
Cosa che, insieme alla delusione della visita ci ha fatto inviare mille
accidenti al ministro Franceschini, ritenuto, ingiustamente l’artefice del
provvedimento.
Ora, avendo verificato, anche durante visite a musei di
Milano, che non esiste detta legge e che per noi vecchietti è ancora in vigore
la riduzione, mi chiedo e Vi chiedo come sia possibile che l’amministrazione,
(regionale?) del Parco possa comportarsi in tal modo, illegale?
Aggiungo che il Parco e i pochi templi sono in uno stato
penoso di abbandono, che non esistono segnalazioni e cartelli esplicativi, e
che l’unica cosa che funziona è la “trappola” delle macchinette a pagamento per
andare in giro, che scatta subito dopo aver varcato l’ingresso, posto in modo
strategico, affinché non sia possibile accorgersi che la strada asfaltata
continua dopo il parcheggio fino alla zona del tempio A; il che renderebbe
superfluo l’uso della macchinetta.
Questa vergogna è uno dei tanti biglietti da visita che
offriamo ai turisti stranieri.
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