Bene,
cioè male, malissimo. In Sicilia è iniziata la stagione degli incendi. Siamo
solo a Maggio, ma quest’anno il nostro caldo “venticello” di scirocco ci ha già
deliziato con due giornate torride, e i piromani sono entrati ufficialmente in
azione. Da articoli di stampa: ”L’incendio, divampato nel
tardo pomeriggio di giovedì in contrada Malò a Naso e domato ieri mattina, dopo
un intenso lavoro da parte di vigili del fuoco, guardie forestali e volontari,
con il fondamentale apporto di un canadair della protezione civile, alla fine
ha lasciato un segno di tristezza ed è risultato uno dei più gravi, fra tanti,
che i Nebrodi hanno contato negli ultimi anni. Dal tardo pomeriggio di giovedì
le fiamme, probabilmente innescate dal piromane di turno approfittando delle
alte temperature e del vento di scirocco…”
Questo quello più grave, poi altri minori sparsi qua e là. Il preavviso
di ciò che potrà accadere più avanti nella stagione è già molto inquietante, e
ricordando il giugno di fuoco dello scorso anno, non c’è da stare allegri. “il 16 Giugno scorso, giornata
di scirocco micidiale, la Sicilia è stata assalita dalle fiamme. Incendi in
ogni dove per un bilancio drammatico: 800 roghi, 5.626 ettari di
terra incendiati, di cui 3.748 ettari bosco e 1.878 di superficie
destinata a macchia mediterranea. Un inferno.”
Il problema è sempre lo stesso: c’è chi appicca il fuoco, per interesse o
per distrazione. Il secondo caso è nettamente minoritario, mentre per il primo,
prevalente, non è mai facile e conveniente indagare di chi sia l’interesse. Da
sempre le accuse sparse delle autorità che si avvicendano al governo o con le
diverse responsabilità spaziano dal considerare colpevoli: la mafia in genere,
i forestali disonesti, i pastori che vogliono allargare il pascolo, chi vuole
creare spazi per costruire.
Da sempre si lanciano grandi allarmi, si fanno propositi d’intervenire
radicalmente, poi nulla si fa, e il fuoco continua a distruggere ettari di
territorio, di boschi, di natura meravigliosa. Eppure qualcosa anche se poco si
è fatto, per darsi strumenti legislativi, come “la legge 1 Marzo 1975, n. 47 con
particolare 'art. 9 e di analoghe disposizioni regionali in materia che vieta l'insediamento di
costruzioni di qualsiasi tipo nelle zone boscate distrutte o danneggiate dal
fuoco, impedendo, altresi’, che tali zone assumano una destinazione diversa da
quella avuta prima dell'incendio.
La tutela giuridica e’stata in seguito integrata dalla Legge Galasso, n. 431 dell' 8 Agosto 1985, che sottopone al vincolo paesaggistico i terreni boscati percorsi dalle fiamme.”
La tutela giuridica e’stata in seguito integrata dalla Legge Galasso, n. 431 dell' 8 Agosto 1985, che sottopone al vincolo paesaggistico i terreni boscati percorsi dalle fiamme.”
Ebbene
mi chiedo quante siano le amministrazioni che per ottenere una drastica
riduzione delle cause d’innesco d’incendio, anziché intervenire nella fase
emergenziale dello spegnimento, attuano queste disposizioni, e promuovono
l’attività di prevenzione tramite l’attuazione anche di una ulteriore legge, nazionale n.
353/2000, che al
comma 2 dell’articolo 10, stabilisce
che:
"i
comuni provvedono a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli già
percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio, avvalendosi anche dei rilievi
effettuati dal Corpo forestale dello Stato. Il catasto è aggiornato annualmente".
Già questo potrebbe essere utile per disinnescare una parte di quell’interesse
di cui sopra. Poi c’è la questione dell’utilizzo intelligente e produttivo
delle capacità del corpo forestale, che dovrebbe essere impiegato stabilmente
per una efficace azione di prevenzione, come sostiene Legambiente:
“lanciamo
un appello affinché si punti su una maggiore prevenzione e tutela del
territorio e delle aree boschive, si realizzino campagne informative e di
sensibilizzazione e soprattutto si incrementino le risorse da destinare ai
soggetti che cooperano nella lotta agli incendi boschivi e ai comuni, con
meccanismi premiali per chi riduce il fenomeno utilizzando efficaci sistemi di
prevenzione”. Appunto, questo è il tema, una prevenzione che venga premiata,
basterebbe che ogni squadra di forestali fosse spinta ad agire onde ottenere un
premio se nella zona di competenza non si verificano incendi. Così cadrebbe
anche la leggenda dei forestali incendiari. Tra l’altro in alcuni studi sull’argomento
si parla di efficaci strumenti che potrebbero essere utilizzati “I punti di avvistamento comprendono un sensore
all'infrarosso, una unita’ di telerilevamento, una stazione automatica per la
rilevazione dei dati meteorologici, apparecchiature hardware e software per lo
scambio delle informazioni con i Centri Operativi Locali ed un sistema di
controllo e diagnostica”
Ci sono nel nostro territorio? Io ho visto solo qualche torretta
di legno di controllo per forestali con buona vista.
Ma il problema è sempre lo stesso, mancanza di fondi, salvo
spendere ingenti capitali per l’utilizzo dei Canadair, considerando che un’ora
di volo, costa 14.000 €, e in passato, facendo una ricerca viene fuori una
storia di speculazioni, con inchieste e arresti, che sarebbe troppo lungo
raccontare. Io, poi, maliziosamente mi
chiedo da sempre se un altro “interesse” al fuoco, non sia anche proprio l’uso
dei canadair.
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