giovedì 1 novembre 2007

Così si amministra la giustizia in Italia

1975-06-14 REGGIO EMILIA - Alceste Campanile, un compagno di Lotta Continua di 22 anni, notissimo in tutta Reggio per la sua militanza nel Movimento degli studenti e nelle Nobilitazioni antifasciste, è stato assassinato questa notte con due colpi di pistola sparati a bruciapelo alla nuca e al cuore. Il suo corpo con un braccio ritorto sulla schiena è stato rinvenuto questa notte, all'1,30, in una pozza di sangue, sul ciglio della strada provinciale tra Montecchio e Sant'llario. Si tratta con tutta evidenza di una esecuzione sommaria ad opera dei fascisti. Alceste era da tempo oggetto di minacce da parte dei fascisti. Aveva già subito due aggressioni - con relativa denuncia per « rissa » ad opera della questura; in una, nei giorni successivi alla strage di Brescia, mentre allontanava alcuni squadristi dal comizio antifascista, aveva riportato numerose ferite al viso. Aveva subito altre denunce per occupazioni di scuole. (art dell'epoca di Lotta Continua)




L'assassino di Alceste non pagherà
Doccia fredda dopo 32 anni di attesa: Bellini prosciolto perchè il reato è prescritto

Bellini confessa. Premiato dallo Stato
Il delitto di Alceste Campanile finisce in prescrizione. Ha ucciso, la sua versione è credibile ma non sarà punito. Il PM impugna.


PAOLO BELLINI uccise Alceste Campanile, ma lo Stato, 32 anni dopo l'omicidio, lo premia. Lo gratifica con una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. E così Paolo Bellini, da cittadino sotto protezione, se ne va dall'aula di giustizia del tribunale di Reggio da uomo libero. Scortato da sette poliziotti che hanno fatto di tutto per nasconderlo ai cronisti e per assicurargli la sua incolumità fisica. Lo scortano nel carcere dell'Italia centrale dove sconta precedenti condanne.
L'«assoluzione» di Paolo Bellini è il frutto di un gioco aritmetico e dell'applicazione di norme del nostro codice penale. Chi confessa ha diritto a un premio, a tuna riduzione della pena. E così il reato contestato a Paolo Bellini, omicidio aggravato dalla premita-zione (che non si prescrive mai e dunque se uno viene riconosciuto colpevole, è sottoposto a condanna), per frutto di quella confessione diventa omicidio volontario semplice (che si prescrive in vent'anni). Già al momento della confessione del delitto (erano trascorsi ventiquattro anni) il reato era prescritto. E' chiaro che trentadue anni dopo il processo non poteva che avere la sorte che ha avuto ieri.
Adesso la questione è se il giudice per l'udienza preliminare Riccar-do Nerucci poteva o non poteva accogliere le attenunati generiche chieste in oltre un'ora di arringa dal difensore di Paolo Bellini. Per la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Italo Materia, c'erano ampi spazi per non dare un simile premio a Paolo Bellini. Tanto che il procuratore ha già annunciato che presenterà appello contro la sentenza. Ma pure la parte civile (si sono costituiti il fratello e la madre), rappresentata dagli avvocati Tommaso Fazio, primo cugino di Alceste Campanile, e dall'avvocato Enrica Sassi, ritiene che c'erano buoni motivi per addivenire a una condanna. Paolo Bellini aveva indicato elementi ben precisi che indicavano in lui l'esecutore materiale. Ma il premio, secondo la publica accusa e la parte civile, doveva essere negato per le diverse "confessioni" fornite alla giustizia. Per la difesa c'era invece un discorso coerente in quelle varie "confessioni". E appellandosi alle norme del codice, il legale della difesa aveva chiesto la concessione di un premio per il comportamento "processuale" tenuto da Bellini. Un premio così grande da cancellare l'aggravante contestata dalla pubblica accusa.
E' chiaro che ora occorrerà attendere la motivazione della sentenza per capire meglio i motivi che hanno indotto il giudice per l'udienza preliminare a concedere a Paolo Bellini (ha confessato diversi omicidi) un simile premio.
Il procuratore, che nel corso della sua requisitoria aveva tinteggiato un Bellini autore di diversi delitti, aveva terminato con la richiesta di una condanna a trent'anni di carcere.
Il volti del procuratore Italo Materia e di Paolo Bellini si sono incrociati più volte durante l'udienza di ieri mattina. E al termine delle richieste, prima di lasciare l'aula, c'è sta-anche un piccolo colloquio tra i due. E' accaduto che quando Paolo Bellini, scortato da due poliziotti, è passato davanti al procuratore, si e fermato. Ha detto qualcosa all'orecchio del procuratore. All'uscita dall'aula Italo Materia non ha voluto riferire nulla di quel breve colloquio. «Sono cose che non si possono dire».

La Storia - Il racconto shoc: "sparai ad Alceste due colpi di pistola"

Ero solo quando ho ucciso Alceste Campanile». Con queste parole nel 1999 Paolo Bellini, allora solo 46 anni,
raccontò con dovizia di particolari l'omicidio del giovane di Lotta Continua, ammazzato con due colpi di pistola sulle rive dell'Enza fra Montecchio e Sant'Ilario nella notte tra il 12 e il 13 giugno 1975. Bellini rese la confessione ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia che lo ascoltarono per otto ore. Bellini disse di aver ucciso undici volte negli ultimi 24 anni. Omicidi generati dai motivi più disparati; spesso futili. Tra le vittime il 22enne Alceste Campanile. Bellini è un personaggio misterioso, che fu addirittura indicato da Giovanni Brusca come uomo dei servizi segreti. L'ex Prìmula nera nel '99 raccontò agli inquirenti che conosceva Campanile, allora studente del Dams di Bologna. Le loro strade si erano incrociate quando militavano nel Fronte della Gioventù. Un'esperienza durata pochissimo per entrambi: Alceste cambiò radicalmente idea, mentre Bellini fu praticamente invitato ad andarsene.

NEL CASO dell'omicidio. Bellini raccontò di aver agito da solo. Sapeva che quella sera d'estate (vigilia delle elezioni amministrative) Alceste stava facendo l'autostop. Lo raggiunse; lo fece salire in auto e poi con una scusa lo portò in un viottolo nelle campagne. Lì lo fece scendere e sotto la minaccia della pistola gli ordinò di inginocchiarsi. Poi gli sparò due colpi: il primo alla nuca, il secondo al cuore. Il movente? Di sicuro c'era una rivalità politica (accentuata dal clima di quegli anni); ma pare non sia stata la causa scatenante.

FIGLIO di un ex funzionario statale, studente universitario, Alceste Campanile viveva solo in un piccolo appartamento di via Ariosto. Le indagini sul suo omicidio furono svolte in tempi diversi e da diversi magistrati. Poco dopo il delitto, furono arrestati tre parmigiani di estrema destra, autori di un volantino di rivendicazione: ma furono riconosciuti innocenti.

ABBANDONATA la matrice neofascita, il mirino dei magistrati si spostò sulla pista «rossa».
Nel 1979 entra in scena anche Toni Negri, accusato da Carlo Fioroni di essere l'organizzatore dell'omicidio Campanile. Finì in carcere anche Bruno Fantuzzi, ex segretario dell'assessore Gherpelli. Poi scattarono k manette per due amici di Alceste. Tutti innocenti. Successivamente nell'inchiesta entrarono, tra gli altri, anche i nomi illustri dell'avvocato Corrado Costa e del pretore di Reggio Antonio Bassarelli. Risultati, come tutti gli altri, assolutamente estranei alla vicenda.

Il fratello e la mamma: "Un colpevole è stato trovato. Vedremo cosa fare una volta lette le motivazioni della sentenza"

FATICANO a comprendere una simile sentenza il fratello di Alceste e, soprattutto, la mamma. In serata arriva un breve comunicato da parte del legale che ha assistito i due congiunti, l'avvocato Tommaso Fazio, il primo cugino di Alceste Campanile. Recita il testo del comunicato: «L'avvocato Tommaso Fazio a nome della famiglia Campanile afferma che la sentenza esprime un dato importante: un colpevole è stato trovato ed è Paolo Bellini. Il giudice Nerucci ha ritenuto le attenuanti legate alla confessione prevalenti sulle aggravanti della premeditazione e dei motivi abbietti. Su questo punto giuridico vedremo cosa fare, una volte lette le motivazioni della sentenza». Certo il colpo è stato tremendo per il fratello e la madre. Attendevano giustizia da anni. Si erano fatti la convizione che Paolo Bellini aveva chiarito un delitto che era rimasto un mistero per tanti anni. E' probabile che, una volta lette le motivazioni, facciano ricorso alla Corte d'Appello per chiedere giustizia. Cosa che invece farà la procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio.

Nessun commento:

Posta un commento