Il nuovo refrain dell’impunità
“A mia insaputa”, ormai questo gergo,
divenuto famoso in tutto il mondo grazie all’ineffabile Scajola, viene usato sempre di più per
specificare un metodo, un sistema di illegalità e corruzione, che avviene a
favore di qualcuno, e a danno di qualche altro, sempre a loro insaputa. In effetti chi ne è vittima può ben dirlo, prima
di rendersene conto, ma non chi ne è artefice.
Indubbiamente è
curioso che ogni volta che viene alla luce un fatto di ruberia, magna magna, arraffamento
di risorse a beneficio di un soggetto o di un gruppo, o di una consorteria, ad
opera di qualche sottoposto o dipendente, il dirigente di riferimento, o il
leader del gruppo, o partito, o altro, ormai
non trova di meglio per difendersi che proclamare il detto “ma io non ne
sapevo niente”.
(Personaggi potenti ed accentratori hanno usato spesso
questa puerile giustificazione, vedi Berlusconi, del quale invece, sia nelle
aziende che nel partito, si è sempre detto: “che non si muove foglia che lui non
voglia”).
La qualcosa già
sarebbe sufficiente a determinare come minimo un giudizio d’incapacità, di
scarsa attenzione, e mancanza di controllo da parte del capo suddetto, con le
relative conseguenze di essere ovviamente considerato un inetto. Ciò, nel caso
di leader di partito o di manager importante dovrebbe automaticamente produrre
una perdita di fiducia e di stima da parte di coloro che lo avevano eletto o
delegato a loro rappresentante.
Oggi, di fronte a
continui, incredibili casi di corruzione, malversazione, illegalità d’ogni
genere il cui unico scopo è l’arricchimento esagerato, individuale o di gruppo,
invece non accade nulla di eclatante e correttivo, se non una grande
indignazione virtuale attraverso i media, con la solita conclusione che bisogna
aspettare il verdetto della giustizia.
Cioè in definitiva
non si devono mai anticipare conclusioni affrettate, e lasciare il tempo ai
magistrati di fare il loro lavoro, che comunque viene ad ogni piè sospinto reso
difficoltoso da leggi e pastoie varie, tese a far scadere termini arbitrari, o
a impugnare cavilli pretestuosi, il tutto condito da carenze d’ogni tipo della
macchina della giustizia, amministrative , economiche e organizzative.
Ecco quindi che il
tal personaggio importante, responsabile oggettivamente, di qualsiasi reato o
misfatto avvenuto nella sua giurisdizione, sostenendo che il tutto sia avvenuto
“ a mia insaputa”, alla fine riuscirà
sempre, o perlopiù sempre, a farla franca, poi se ha ottenuto denaro e potere
in maniera illegale, continuerà a mantenere il tutto, senza alcuna stilla di
vergogna, rinforzando così la sensazione di una sostanziale impunità.
Innanzitutto, per
la suddetta regola di non anticipare le conclusioni della magistratura, si
salva da una “punizione” di carattere morale, etico, che quantomeno lo dovrebbe
privare della posizione sociale che ricopre, e dei vari privilegi connessi.
(Dimissioni o licenziamento).
Esempi, oltre a
quello di Scajola che era pronto a strozzare, se l’avesse scoperto, colui che
gli aveva acquistato l’appartamento a sua insaputa, ce ne sono ogni giorno.
Rutelli con il caso Lusi, e ora Bossi con il suo Belsito che lo foraggiava con
tutta la famiglia, a sua insaputa,
sono ì più recenti, ma credo che non saranno gli ultimi.
Nel caso
dell’Umberto, che ce l’aveva duro prima di rincoglionire e di diventare zimbello nelle mani del
“cerchio magico di stregoni e fattucchiere dalla livrea verde”, le dimissioni
sono state inevitabili per tentare di salvare la baracca della Lega che rischia
di sfasciarsi. Nei casi invece di Rutelli e Formigoni, i cui sottoposti, si
sono comportati male, a loro insaputa,
il giudizio è sospeso, così intanto possono continuare a perpetuare danni e
privilegi, a nascondere prove e a fabbricare testimonianze favorevoli,
aspettando “serenamente” il corso della giustizia, (che cercheranno
d’ingombrare d’ogni tipo di ostacoli).
La gente, il
popolo, i cittadini guardano stupiti, osservano indignati, commentano arra
bbiati per i tanti sacrifici che devono fare, ogni giorno sempre più onerosi,
ma alla fine sopportano rassegnati, perché:” non c’è alternativa al malcostume,
perché sono tutti uguali, e perché, chissà, se fossimo al loro posto forse
faremmo uguale”.
E così in questo
BelPaese, tutto continua allo stesso modo, anzi sempre peggio, anche quando un
governo di “brave persone- non politici” si è preso l’incarico, tipo patata
bollente, di salvare la patria dalla deriva cui era stata avviata dai governi
politici votati più o meno democraticamente dagli italiani. Magari sono più
puliti, non corrotti, questi tecnici e hanno ridato lustro alla faccia del
Paese, ma il rischio è che facciano solo ciò che d’impopolare ai politici non
era agevole fare, mentre le sozzerie e le nefandezze, gli sprechi, i privilegi
e le impunità da casta, non sappiano o non vogliano affrontare ed eliminare.
Di fronte
all’inabissamento del gradimento dei politici, fatto che da una parte è positivo,
ma dall’altra è foriero di rischi indefinibili per la cosiddetta tenuta
democratica, (anche se la nostra democrazia è molto carente e imperfetta), ormai
dovrebbe essere auspicabile da una crescente maggioranza di cittadini la
consapevolezza della necessità che ognuno si attivi sempre di più e meglio. Ognuno,
se vuole, può trovare un ruolo nella società attiva e antagonista, che si
esprime in migliaia di comitati e organismi, un vero arcipelago nel mare esteso
della cattiva politica, e che si battono per obiettivi di legalità, di
salvaguardia dell’ambiente e della salute, per la difesa e lo sviluppo dei beni
comuni, nella ricerca di un sistema di sviluppo compatibile, che sia benefico
per il maggior numero di persone e non per una ristretta cerchia di
privilegiati, detentori di potere economico e di uno smisurato inguaribile
egoismo edonista.
Diventiamo sempre più coscienti e consapevoli,
critici e costruttivi, edotti e informati, per battere ed eliminare tutti quei
corpi estranei che infestano, tutt’altro che a loro insaputa, l’esistenza delle
persone belle ed oneste, che sono senz’altro in maggioranza.
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