9 mesi per una gestazione difficile, per poi accorgersi che è nato morto!
Ce l'abbiamo fatta! Così scrivevo il 13 aprile di un anno fa. Per un pelo, ma eravamo riusciti a buttare fuori il Cavaliere Nero e anche se pieno di ombre e rischi l'avvenire si mostrava più roseo. Certo si sapeva che la coalizione dell'Unione era una specie di accozzaglia di elementi stabili e di corpi misteriosi, di posizioni di blanda sinistra riformatrice, di nostalgie centriste democristiane e di avventuristiche spinte estremistiche, ma si aveva anche, così almeno si era creduto, una ferma irrinunciabile missione di scongiurare il ritorno di Berlusconi e della CdL al governo. Tutto il resto doveva passare in seconda linea. Poi si sapeva che al Senato i numeri erano risicatissimi, che bisognava stare in campana e che nessuno avrebbe neppure potuto permettersi d'ammalarsi nei giorni di votazione. Si sapeva che la destra non avrebbe perso occasione per fare lo sgambetto al governo Prodi. E si sapeva anche, purtroppo, che malgrado tutte queste considerazioni la litigiosità, spesso infantile, della coalizione avrebbe creato parecchi problemi. Poi si è cominciato a vedere qualche cosa di abbastanza buono, anche se non ottimo, nell'azione del governo; si sono cominciati a delineare campi d'intervento delicati che solo il centrosinistra, anche se pocosinistra, poteva considerare, come la questione delle coppie di fatto, si è impostata una linea di politica estera più europeista e meno succubeUsa, con il ritiro dei soldati dall'Iraq, e un'attiva azione diplomatica nei vari conflitti sparsi per il mondo.
Certo, si assisteva ad un continuo florilegio di dichiarazioni contrastanti, spesso più da opposizione che da alleati, ma ci si era illusi che fosse un modo tutto sommato innocuo, per sfogarsi e fare passerella senza troppo danno. Poi è arrivata la questione della base di Vicenza e le cose sono precipitate fino ad arrivare all'irresponsabile votazione al Senato, con due stronzi inqualificabili che hanno favorito i piani della destra e fatto cadere il governo. Rossi e Turigliatto passeranno alla storia come il massimo esempio d'imbecillità (a voler essere soft) o di squallido tradimento (pensando male) che si può verificare in un sistema di democrazia parlamentare imperfetto. Perchè i casi sono due: o sono irriducibili ma astratti e cretini, perchè sapevano benissimo il valore del loro voto, oppure sono in malafede e pronti a passare nelle file del nemico ad una prossima occasione. Sono anche il risultato di una legge elettorale che ha dato ai partiti, e non agli elettori, il diritto di scegliere i nostri rappresentanti, o meglio "dipendenti" come dice Beppe Grillo. Ed ora, ammesso che si riesca ad uscire dal pantano, resta il precedente gravissimo che potrà forse rappresentare un salutare pungolo per i più recalcitranti e irresponsabili della coalizione, ma che di fatto provocherà un forte arretramento delle azioni più significative intraprese, e una costante presenza di un possibile ricatto politico da parte di chi volta per volta trovi elementi di dissenso.
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