Urgentissimo un intervento di concreta solidarietà nei confronti di Pino Ciampolillo e dei componenti il Comitato Isola Pulita, non da ultimo anche un passo ufficiale presso la Procura della Repubblica ed il Prefetto. Non si può mettere a tacere con intimidazioni di chiaro stampo delinquenziale e mafioso chi da anni conduce con sacrificio personale e rischio della propria incolumità una battaglia contro un colosso industriale come l'Italcementi e contro l'utilizzo del combustibile pet-coke per il rispetto delle condizioni minime di tutela dell'ambiente e la salvaguardia della salute della popolazione di Isola delle Femmine. Nella vicenda grava come al solito e soprattutto anche il ricatto occupazionale, tanto è vero che ancora una volta si cerca di utilizzare le maestranze contro le lotte del Comitato cittadino.
Faccio notare che, con singolare analogia di tempi e di modalità intimidatorie, a Pino Ciampolillo è stato già più volte negato con pretestuosità di ogni tipo l'accesso agli atti amministrativi sull'Italcementi presso l'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente da un "noto" dirigente del settore, il quale non riesce ormai neppure a nascondere atteggiamenti e comportamenti manifestamente ostili e di tracotanza nei suoi confronti, quali ad esempio di andare in escandescenze solo alla sua vista oppure di metterlo persino alla porta.
Non consentiamo che passi il ricatto padronale
Non consentiamo che venga messo il bavaglio al sito web Isola Pulita.
Non lasciamo indifesi Pino Ciampolillo ed i componenti del Comitato.
Ristabiliamo trasparenza e legalità all'Assessorato Territorio e Ambiente.
Promuoviamo su questi temi una forte iniziativa politica e sindacale in difesa dei diritti democratici e della libertà di stampa.
Gioacchino GenchiNeanche dirlo, grande solidarietà a Pino e compagni, già una volta si è sfiorato il limite del terrorismo mafioso. Minacce per far desistere dalla lotta chi si oppone ai loschi traffici, chi si mette sotto rischio per tutelare non solo se stessi e i propri cari, ma anche l'intera collettività.
E questa come risponde? Dal silenzio assordante della stragrande maggioranza dei suoi concittadini, Pino ne consegue, con amarezza, di aver fallito.
Ma io ti chiedo Pino, perché rischiare la propria vita per gente che non merita questo sacrificio?
Si può anche cambiare casa, città, nazione per difendersi dall'ignoranza armata e dalla ignavia complice, e il primo dovere verso se stessi è non diventare vittima di un sistema che prima azzanna e poi dimentica. Lo sostengo ormai da tempo: questo è un Paese senza speranza.
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