
giovedì 28 maggio 2009
lunedì 25 maggio 2009
Il regime è sempre più vicino

Sopra al link la cronaca di un'azione di polizia degna di un regime autoritario fascista, nel giorno in cui anche il ricordo delle stragi di mafia rischia di diventare un balletto ipocrita dei rappresentanti di questo bieco governo.
Grave episodio alla manifestazione "antimafia" del 23 maggio a Palermo
Quando la manifestazione era cominciata da almeno mezzora, e sul palco allestito davanti l'albero erano presenti fra gli altri Maria Falcone e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, c' è stata un’azione violenta attraverso la quale uomini della digos hanno strappato a un gruppo di insegnanti uno striscione che questi, prima dell’inizio della manifestazione, avevano appeso ad un’inferriata di fronte al palco. Su quello striscione c’era scritto così: “la mafia ringrazia lo Stato per l’uccisione della scuola pubblica”. L'azione delle forze dell'ordine si è poi ripetuta nei confronti di altri cittadini che avevano esposto striscioni di protesta, col risultato che diversi uomini e donne, oltre a essere stati defraudati del loro diritto alla libertà di espressione, hanno subito danni fisici. Alcune di queste persone sono state inoltre "accompagnate" in questura dalle forze dell’ordine. Ci chiediamo: chi ha dato l’ordine di intervenire in quel modo e perché? C’era bisogno di usare la forza fisica nei confronti di uomini e donne che pacificamente prendevano parte alla manifestazione senza aprir bocca? Che esempio di legalità si è dato ai tantissimi bambini presenti in quel momento? Ma soprattutto dobbiamo chiederci: l’espressione della propria opinione, condivisibile o meno, è ancora consentita nel nostro Paese? Appare infatti paradossale che in una manifestazione antimafia siano stati usati - da parte di rappresentanti delle Istituzioni - metodi che alle persone che hanno assistito alla scena sono sembrati molto simili a quelli utilizzati dalla “multinazionale” contro cui si manifestava. Dal palco nessuno si è sentito in dovere di intervenire o di dire mezza parola, neanche Maria Falcone e Piero Grasso, sebbene il fattaccio sia accaduto a non più di quindici metri da lì, e nonostante l'azione in questione sia stata accompagnata da urla di disapprovazione di parecchie persone che lì nei pressi hanno anche filmato coi videofonini quanto avvenuto. Evidentemente, nella giornata in cui tutto doveva filare liscio per i flash dei fotografi e le televisioni, quegli striscioni hanno dato fastidio e pertanto si è accettato di mettere fra parentesi la libertà di espressione giusto per un pomeriggio. Alla fine della manifestazione, a riflettori spenti, Piero Grasso si è fermato a parlare con un gruppo di noi e ha detto che la sua opinione è che quello striscione proprio in quella giornata poteva essere evitato. Noi gli abbiamo chiesto se la sua opinione è che si usi la violenza contro chi dissente.Vistosi incalzato e non sapendo replicare, il procuratore nazionale antimafia se ne è andato via col suo stuolo di bodyguards. La verità è che la giornata di ieri era proprio quella adatta per denunciare la connivenza fra politica e mafia, visto che Giovanni Falcone lo aveva fatto e verosimilmente è morto proprio per questo motivo. E comunque, condivisibile o meno, quello striscione esprimeva una opinione che andava rispettata. Visto che la stampa di regime monopartitica non fa passare la notizia, vi prego di difonderla il più possibile per fare comprendere alla gente come questi "signori" abbiano occupato abusivamente il giorno della momoria dei martiri della legalità. Ormai tutto è stato svilito a una passerella ipocrita dove si fa vuota retorica e si mortifica nella pratica l'antimafia.
In conclusione, nella speranza che qualche giornale parli di quanto accaduto e che qualche rappresentante istituzionale fornisca dei chiarimenti, cito un'affermazione pronunciata dal palco da uno degli intervenuti: “Giovanni Falcone sarebbe fiero oggi di questa Sicilia”. Ne siamo convinti?
PCL
sabato 23 maggio 2009
23 maggio 1992 - Giovanni Falcone

il suo sorriso calmo
sfottente sotto i baffi
e subito un lampo duro
negli occhi fissi
sul racconto di un impegno
che è dura lotta
a scapito della vita
e quando il giorno
del supremo sacrificio
è arrivato con il suo carico
d'incredibile crudeltà
e di micidiale potenza
qualcuno avrà gioito
ma in molti abbiamo pianto
poi migliaia di pugni alzati
e grida di rabbia nella navata
zeppa di bieca autorità
e la voglia accesa
di riprendere il testimone
della sua corsa irta
d'ogni specie di ostacolo
per un traguardo da osare
mi chiedo: in quanti
avremo/avranno la forza
per una staffetta così ardua?
venerdì 22 maggio 2009

Il cerchio si chiude. L’Italia il Paese europeo che può vantare il parlamento con più inquisiti e condannati, oggi può con soddisfazione vantarsi di avere anche il Presidente del Consiglio in odore di condanna, che rimane sospesa e virtuale solo grazie allo scudo protettivo del Lodo Alfano. Fin da quando era stato proposto, tra mille polemiche sterili si era capito che doveva servire a salvare il culo al nostro Cavaliere Nero, che pur scampando a vari processi, temeva molto concretamente quello in arrivo dell’affare Mils. In qualunque altro Paese occidentale civile il semplice sospetto per un reato grave come la corruzione significherebbe le dimissioni del Premier, o quantomeno una forte richiesta di impeachment delle opposizioni e di una larga parte della popolazione, da noi ovviamente è solo tema per stuzzicanti talkshow. Ora, con buona pace del popolo bue degli elettori italiani, possiamo solo aspettarci che venga varata una bella legge per mettere “fuorilegge” tutti quei giudici che osano disturbare il manovratore e i suoi sudditi. Il quale sempre forte del consenso plebiscitario si sente sempre più “simile” a Napoleone, e vive con grande disagio il fastidio di un Parlamento pletorico che disturba i suoi piani di grandezza. Non sappiamo se anche Napoleone amasse raccontare barzellette, certamente non disdegnava le conquiste amorose in virtù del suo potere e questo, unito alla identità della bassa statura, potrebbe costituire un effettivo elemento di similitudine.
In ogni caso, nella sua smania di passare alla storia, ormai Berlusconi ha collezionato un’altra perla
da aggiungere al già ricco profilo, che a detta di alcuni osservatori stranieri si può riassumere in: un raro esempio di barzellettiere, puttaniere e bugiardo vanesio irresponsabile. Il giudizio di chi ragiona con una mentalità diversa dalla nostra è incredibilmente netto ed esauriente. Più spesso è di decisa condanna e di sorpresa per la reazione scialba dell’opinione pubblica, e solo nel tentativo pietoso di commiserazione nei nostri riguardi si riduce all’aspetto comico grottesco della situazione. In effetti, ogni giorno io mi chiedo quanti italiani si rendano conto di essere comprimari in questo spettacolo assurdo e ineguagliabile che passerà alla storia come anomalia eclatante degli anni d’inizio millennio. Un‘epoca socio-politica caratterizzata da un personaggio irreale, se non nocivo come un Mussolini o un Bokassa, certamente incredibile fenomeno da baraccone paragonabile solo a un Caligola che fece senatore il proprio cavallo.
Purtroppo stante l’attuale condizione comatosa dell’integrità mentale di gran parte dell’elettorato italiano è arduo ipotizzare finali come quelli che hanno concluso le carriere di Napoleone e Caligola, e c’è invece da temere un fatidico “moriremo tutti berlusconiani”.
mercoledì 13 maggio 2009
Cossiga chiede la grazia per Adriano Sofri!

Roma, 12 mag. (Adnkronos/Ign) - "Le chiedo di voler concedere la grazia ad Adriano". Lo scrive, riferendosi ad Adriano Sofri, Francesco Cossiga in una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. ''Non credo - scrive il presidente emerito- che mi faccia velo la mia antica amicizia verso Adriano Sofri, alla cui colpevolezza non ho mai creduto anche a causa della farfugliata sentenza di condanna e dei caratteri del movimento comunista di Lotta Continua che mai ha praticato la lotta armata, se Le chiedo di voler concedere la grazia ad Adriano, una grazia che gli farebbe vivere in piena libertà una vita che già si avvia dolorosamente al suo termine a causa di gravissimi mali".
Lettera ad Adriano –maggio 2009
Dice qualche saggio:
“c’è un tempo per pensare
ed uno per agire”
ma tu Adriano hai osato viverli
in un unico momento…
in anni lontani sembra un secolo
su barricate più spesso virtuali
in giorni assidui di lottacontinua
ad un sistema che non ci piaceva…
tu sei stato “cattivo maestro”
di un pugno di ribelli
avidi di slogans e di giustizia…
tu, leader improvvisato come tanti
hai però pagato come pochi…
non credo minimamente al tuo delitto
mandante di cosa?
di un sogno per un mondo migliore?
allora siamo in molti colpevoli…
io, ero sulle stesse barricate
in altre posizioni, più estremo?
comunque immerso come tutti
in uno stupido pantano d’ideologie
che ha frenato e poi disperso
la nostra forza variopinta
ed eravamo già noglobal
convinti di avere la verità in tasca
tesi a ribaltare il vecchio mondo
per uno nuovo, tutto da decidere…
noi, eroi senza nome del 68
ti abbiamo delegato il talento
di trasferire a migliaia di giovani
quell’idea di lotta e di utopia
che animava la nostra vita
e tu paghi in modo efferato
la nostra illusione di cambiamento…
Tu stai scontando per tutti
per me, per lui
per chiunque abbia osato ribellarsi
e inneggiare all’amore libero
così come “no allo sfruttamento”…
per chi ha dovuto difendersi dai manganelli
guerrieri ingenui di una lotta impari
ai simboli di un mostro con più teste…
Certo c’è chi ha pagato di più, con la vita
ma almeno è martire riconosciuto
con il proprio posto nella storia…
tu, invece, nota firma sui giornali
non sei neppure degno della clemenza
di questo squallido Parlamento…
e tu fieramente non la chiedi
in un invidiabile atto di coerenza
al tribunale ottuso che ti ha giudicato…
tradito da ex sodali invidiosi
fragili nelle fauci di un potere vendicativo
la società di cui sei figlio irrispettoso
ti ha condannato come un emblema…
un Moloch malato -ma sempre feroce-
che ancora si serve della guerra
per esorcizzare l’angoscia globale
che da ogni latitudine lo cinge d’assedio
non conosce ripensamenti…
e anche il dogma evangelico è pura teoria,
denaro e potere, sesso e vanità
brillano sugli altari di tutte le chiese…
Io non conosco i tuoi occhi da vicino
ma so quello che sei
ed ora che la salute ti abbandona
e il nero dello sconforto
rischia di coprire il rosso sfolgorante
che ha colorato i nostri anni
oggi che perfino il nemico di allora
il Presidente con la kappa
chiede per te la grazia
posso solo dirti Grazie! per la forza
con cui hai resistito, per tutti noi
orfani di un’idea e di un impegno
cui tu ancora fai onore.
sabato 9 maggio 2009
Il tuo nome Peppino

tra le baracche di un territorio
stremato dal terremoto,
immerso nella lotta di un popolo
stretto tra il dramma e la mafia,
improvviso nella mia vita
irrompe il tuo nome
quel lontano 9 Maggio 78…
esplode come un fuoco
sempre più caldo e vivo
col passare degli anni…
io che credevo di fare,
militante impegnato e coerente
mi sono imbattuto in te
nel tuo impegno, nel tuo ardore
nel tuo coraggio inimitabile…
e da allora, da quel primo corteo
tra la gente atterrita di Cinisi
che spiava da dietro gli scuri
di un’atavica impotenza
quel fiume variopinto di giovane forza
che gridava con rabbia il tuo nome
30 anni sono già passati…
metà di una vita
da quel giorno memorabile
in cui una truce menzogna di stato
ha tentato di coprire il tuo martirio
dipingendoti, come gìà Giangiacomo
suicida o dinamitardo inesperto…
troppo a ridosso d’un cadavere eccellente
vittima di un terrorismo imbecille
puntualmente usato per mistificare
infangando la tua e la nostra volontà
di rivoltare il vecchio mondo
per costruirne uno migliore
di cui tu già ne eri cantore e poeta…
Trent’anni da quel giorno
che è deflagrato in molte coscienze pulite
di donne e uomini storditi
dalle notizie spezzettate e confuse
che andavano componendo un quadro
in cui l’unica certezza
era che tu non c’eri più…
Non ci saresti stato più tra i compagni
non avremmo più sentito la tua voce a radio aut
Ma da allora il tuo nome echeggia ovunque
è lievitato fino a coprire i continenti
è germogliato in menti d’ogni etnia
ha suscitato emozioni dagli schermi
favorendo lo sviluppo
di nuove promettenti consapevolezze…
da allora ogni anno il 9 maggio
è il momento dell’inventario
delle lotte, di qualche battaglia vinta
in una guerra ancora lunga,
dei caduti esemplari
come i tanti Giovanni Falcone
che dai loro posti hanno conquistato
una morte importante come la tua…
ogni anno il tuo sacrificio
diventa sempre più ingombrante
per chi aveva pensato da vigliacco
di risolvere un problema…
ma anche in giorni comuni, sempre
tu ci costringi a fare i conti
con la nostra coscienza
con il nostro umore d’irriducibili…
ci costringi a confrontarci
con l’immenso capitale
che il tuo nome rappresenta
timorosi di dilapidarlo…
non più solo contro un Tano Seduto
boss locale più o meno potente
oggi, ci si batte contro nuovi orchi
chi vuole rubarci l'acqua
chi avvelena l'aria
e uccide ogni ora di più il pianeta….
contro un governo nuovo
ma che è vecchio di sempre
di menzogne e di voglia di guerra
di leggi buone solo per pochi
e sferza e miseria per gli altri…
il Cavaliere Nero è tornato
con un voto suicida e vile
che per me è solo un incubo
e allora mi rifugio nel tuo nome
che vivrà per sempre
scolpito nei nostri cuori
di chi non si arrende mai…
9 maggio 2008
aggiornamento 9 maggio 2009
ah! caro Peppino, se tu vedessi
oggi che stiamo peggio di ieri
quando la DC dei sepolcri imbiancati
era il nemico che sembrava imbattibile
e noi irriducibili mai domi
quasi rischiamo di rimpiangerla
di doverle l’onore delle armi
in confronto all’era del Cavaliere nero…
quel grande corpo di balena
si è trasformata in orde di squali
di voracità insaziabile
che tutto divorano con il muto assenso
di un popolo di spettatori drogati…
anche tu Peppino, oggi impazziresti
di fronte all’imbarbarimento ebete
di cittadini che pur armati del voto
depongono con suicida fede
la loro dignità ad un nuovo Duce…
più scaltro e pericoloso perché guitto
sul palcoscenico di moderne illusioni
alimentate da un egoismo sfrenato
e dal terrore di perdere il proprio gruzzolo
fatto di benessere e briciole di potere…
ah! Peppino come soffriresti
a vedere lo scempio di parole nobili
come democrazia e libertà
mentre un ghigno satanico
permette ad un restaurato Giuda
di violentare una ben misera Italia…
ho il terrore di pensare che anche tu
pur con la tua lucida forza
oggi potresti rischiare di rimbalzare
contro il muro di gomma di questa società
ed essere costretto come me
a sperare solo nell’indennizzo della storia
venerdì 8 maggio 2009
Fini sempre più di "sinistra"

Fini: "Il metrò per i milanesi
offende la Costituzione"
OKNOtizie
Dillo a un amico Testo piccolo Testo medio Testo grande | 08/05/2009 |
La proposta-provocazione della Lega di garantire posti sul metrò ai milanesi non piace al presidente della Camera Gianfranco Fini, che attacca: è anticostuzionale, «offende la carta e la dignità delle persone, a prescindere dalla razza, dalla lingua e dalla religione. Basta leggere la Costituzione per capire che proposte come quella non si fanno», ha chiosato Fini dopo aver precisato che «il presidente della Camera ha il dovere di essere imparziale nel dibattito politico tra maggioranza e opposizione».
La proposta della Lega - Ieri l'esponente del Carroccio meneghino Matteo Salvini aveva annunciato di voler chiedere «formalmente al presidente della Metropolitana Milanese che i primi due vagoni dei convogli siano riservati alle donne, giovani o anziane, italiane o straniere. Questo perchè ci sono state centinaia di denuncia per molestie e per disturbo». Ma soprattutto Salvini aveva sottolineato come ci sia «una minoranza che si comporta bene e che paga il biglietto, quella minoranza è rappresentata dai milanesi. È evidente che dobbiamo avere un occhio di riguardo per loro. La mia è una provocazione, ma è chiaro che questa minoranza di persone che si comportano bene deve essere tutelata».
Ormai le frequenti dichiarazioni di Fini, spesso di buon senso e più democratiche di altri esponenti, anche della sinistra, lo autenticano come prossimo candidato alle primarie del PD!
Pino Maniaci un giornalista senza tessera


Pino giornalista sopraffino
Piccolo grintoso e combattivo
tenace come un ulivo secolare
lui è un giornalista televisivo
che al mondo intero vuol parlare
la sua voce nell'etere fa male
non certo d'Albertazzi è la dizione
ma ricca di pratica professionale
può servir comunque di lezione
per tutti quei colleghi prezzolati
con la bocca per viltà cucita
senza vergogna d'esser sputtanati
dalla sua piccola tv autogestita
armato solo del suo sarcasmo
con il suo microfono è puntuale
porta ovunque il suo entusiasmo
dove si lotta per qualcosa d'illegale
Pino non ha paura di niente
con i suoi servizi fatti in casa
fa le pulci ad ogni potente
al mafioso o a Totò “vasa vasa”
ora qualche bastardo delinquente
ha cercato perfino di strozzarlo
e così ovunque anche dal continente
fanno a gara per proteggerlo e stimarlo
anch'io nel mio essere contestatore
memore del tuo saperti schierare
al nostro fianco contro l'inceneritore
ti voglio con ammirazione ringraziare
prima la vigliaccheria
della rozza violenza mafiosa
ed ora quella anonima
di qualche squallido verme
che non ha neppure una faccia
da mostrare senza vergogna
la mafia si sa colpisce nell’ombra
ed è micidiale quanto spietata
ma è un nemico noto messo nel conto
mentre la pugnalata nelle spalle
di qualcuno che odia per invidia
è una viltà ancora più triste
perché non priva di cultura
anche se di valori mistificati
e dietro le accuse senza volto
corre la giustizia dello stato
pronta in effimere discipline
senza curarsi del ridicolo rigore
imposto da leggi imperfette
Oggi si è tenuta presso il tribunale di Partinico la prima udienza, con l’ovvio risultato di rinvio, del
Processo a Pino Maniaci per esercizio abusivo della professione giornalistica. Un fatto di una gravità inaudita, come direbbe qualcuno, che oltre a sfiorare il ridicolo di una magistratura pronta a dar seguito a denunce anonime con il rischio di colpire ed indebolire una voce forte e molto presente contro la criminalità mafiosa e lo strapotere dell’illegalità diffusa, dimostra ancora di più in quale situazione di degrado morale ed istituzionale sia attualmente il Paese.
Contemporaneamente lo stesso tribunale mandava “assolta” per prescrizione la mai doma Bertolino con la sua pestilenziale distilleria, rischiando così di vanificare decennali lotte della popolazione di Partinico in difesa dell’ambiente e della salute collettiva.
Quanti giornalisti cosiddetti, con la tessera corporativa in tasca, possono essere considerati appena al livello di un Maniaci, per volontà, dinamicità, coraggio, nel documentare la realtà in tutti i suoi aspetti senza condizionamenti del potere politico ed economico imperante?
In contemporanea a questo processo farsa dovrebbe partire quello per i 20 prezzolati assunti con chiamata diretta dall’ex governatore Cuffaro, per le sue tribune stampa, profumatamente pagati, di cui qualcuno non ha neppure la famosa tessera dell’Ordine. Ma si sa certe protezioni possono aprire tutte le porte. E a proposito della condanna di Cuffaro a 5 anni e interdizione dei pubblici uffici, com’è che può fare il senatore, forse che il senato non è un pubblico ufficio?
Ma in senato c’è anche quell’illustre personaggio grande amico del premier, che risponde al nome di Marcello Dell’Utri, già condannato in primo grado a nove anni per associazione mafiosa, estimatore di Mussolini, ed ora relatore di un emendamento che vorrebbe sconfessare il rischio dei cambiamenti climatici per colpa dell’uomo, perché sono modesti. Il che è perfettamente in linea con la schizofrenia del governo che nel pomposo G8 di Siracusa si dichiara a favore di iniziative comuni con l’Europa per combattere l’effetto serra. Parole tante a vanvera, fatti concreti niente.
giovedì 7 maggio 2009
La svolta "storica" di Maroni
ROMA - Non voleva tornare nel suo paese perché si vergognava di esservi riportata perché finita in prigione per spaccio di droga. Potrebbe essere questo il motivo del suicidio di una donna tunisina di 49 anni trovata morta stamani nel Centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria alla periferia di Roma. La donna, in Italia da dieci anni, oggi avrebbe dovuto ricevere il decreto di espulsione per poi essere messa in un aereo e portata in Tunisia. "Piuttosto che tornare nel mio Paese mi ammazzo. Mi vergogno troppo per quello che mi è successo", avrebbe confidato la donna che nel marzo scorso era uscita dal carcere di Rebibbia, alle compagne di stanza che, preoccupate per il suo stato d'animo, l'avevano confortata fino a notte fonda prima di addormentasi. Stamani la triste scoperta: la donna si era impiccata con un maglietta nel bagno della sua stanza. A Roma dal 1999, secondo quanto appurato dalla polizia, la donna nel 2001 era destinataria di un decreto di espulsione. Più volte era stata fermata, fornendo nomi diversi, e denunciata fino a quando nel 2004 era stata arrestata per scontare una pena cumulativa di 5 anni e tre mesi. Era stata portata a Ponte Galeria il 24 aprile scorso perché non aveva rispettato il decreto di espulsione. Da quel giorno era partito l'iter per il suo espatrio. Sempre nel Cie di Ponte Galeria, che si trova in aperta campagna ed ospita 221 immigrati, 137 uomini e 84 donne, soltanto un mese fa un algerino di 40 anni era morto per cause naturali. Il suicidio avvenuto a Ponte Galeria ha innescato una polemica sui questi centri.
La svolta storica di Maroni


Roberto Maroni la definisce 'una svolta storica nella lotta all'immigrazione clandestina'. Ma la reazione dell'Onu e' durissima, con l'Alto commissario per i rifugiati Antonio Guterres che rivolge 'un appello alle autorita' italiane e maltesi affinche' continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell'Ue' e in una nota esprime 'profondo rammarico per la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato lo svolgersi di questo episodio'. Posizione in linea con la Cei con il direttore dell'Ufficio dei Migranti don Giandomenico Gnesotto che chiede di 'verificare l'effettivo trattamento di chi viene mandato in Libia'.
Berlusconi: posso palpare la signora?
lunedì 4 maggio 2009
Siamo tutti Veronica Lario

Ebbene sì, per colpire un pericoloso nemico della democrazia, e della libertà, ogni mezzo è buono, anche un divorzio che fa scandalo.
E' un pò come ai tempi di Al Capone e dei boss della mafia americana che per metterli fuori combattimento fu necessario utlizzare lo strumento della fiscalità.
Anche per mettere in difficoltà il Cavaliere Nero, ben venga la mossa di Veronica, ora dipenderà tutto da come lui reagirà, se scompostamente e sopra alle righe come è sua norma, anche se lo stuolo dei suoi avvocati galoppini lo scongiurerà di stare calmo, allora potrà essere una bella botta.
Specie per l'elettorato cattolico e beghino, che però è anche ipocrita. Mah! Speriamo...
Silvio Berlusconi, che dirà il Santo Padre che vive a Roma? : Giornalismo partecipativo