Quando la manifestazione era cominciata da almeno mezzora, e sul palco allestito davanti l'albero erano presenti fra gli altri Maria Falcone e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, c' è stata un’azione violenta attraverso la quale uomini della digos hanno strappato a un gruppo di insegnanti uno striscione che questi, prima dell’inizio della manifestazione, avevano appeso ad un’inferriata di fronte al palco. Su quello striscione c’era scritto così: “la mafia ringrazia lo Stato per l’uccisione della scuola pubblica”. L'azione delle forze dell'ordine si è poi ripetuta nei confronti di altri cittadini che avevano esposto striscioni di protesta, col risultato che diversi uomini e donne, oltre a essere stati defraudati del loro diritto alla libertà di espressione, hanno subito danni fisici. Alcune di queste persone sono state inoltre "accompagnate" in questura dalle forze dell’ordine. Ci chiediamo: chi ha dato l’ordine di intervenire in quel modo e perché? C’era bisogno di usare la forza fisica nei confronti di uomini e donne che pacificamente prendevano parte alla manifestazione senza aprir bocca? Che esempio di legalità si è dato ai tantissimi bambini presenti in quel momento? Ma soprattutto dobbiamo chiederci: l’espressione della propria opinione, condivisibile o meno, è ancora consentita nel nostro Paese? Appare infatti paradossale che in una manifestazione antimafia siano stati usati - da parte di rappresentanti delle Istituzioni - metodi che alle persone che hanno assistito alla scena sono sembrati molto simili a quelli utilizzati dalla “multinazionale” contro cui si manifestava. Dal palco nessuno si è sentito in dovere di intervenire o di dire mezza parola, neanche Maria Falcone e Piero Grasso, sebbene il fattaccio sia accaduto a non più di quindici metri da lì, e nonostante l'azione in questione sia stata accompagnata da urla di disapprovazione di parecchie persone che lì nei pressi hanno anche filmato coi videofonini quanto avvenuto. Evidentemente, nella giornata in cui tutto doveva filare liscio per i flash dei fotografi e le televisioni, quegli striscioni hanno dato fastidio e pertanto si è accettato di mettere fra parentesi la libertà di espressione giusto per un pomeriggio. Alla fine della manifestazione, a riflettori spenti, Piero Grasso si è fermato a parlare con un gruppo di noi e ha detto che la sua opinione è che quello striscione proprio in quella giornata poteva essere evitato. Noi gli abbiamo chiesto se la sua opinione è che si usi la violenza contro chi dissente.Vistosi incalzato e non sapendo replicare, il procuratore nazionale antimafia se ne è andato via col suo stuolo di bodyguards. La verità è che la giornata di ieri era proprio quella adatta per denunciare la connivenza fra politica e mafia, visto che Giovanni Falcone lo aveva fatto e verosimilmente è morto proprio per questo motivo. E comunque, condivisibile o meno, quello striscione esprimeva una opinione che andava rispettata. Visto che la stampa di regime monopartitica non fa passare la notizia, vi prego di difonderla il più possibile per fare comprendere alla gente come questi "signori" abbiano occupato abusivamente il giorno della momoria dei martiri della legalità. Ormai tutto è stato svilito a una passerella ipocrita dove si fa vuota retorica e si mortifica nella pratica l'antimafia.
In conclusione, nella speranza che qualche giornale parli di quanto accaduto e che qualche rappresentante istituzionale fornisca dei chiarimenti, cito un'affermazione pronunciata dal palco da uno degli intervenuti: “Giovanni Falcone sarebbe fiero oggi di questa Sicilia”. Ne siamo convinti?
PCL
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