sabato 9 maggio 2009

Il tuo nome Peppino


Da poco planato in Sicilia

tra le baracche di un territorio

stremato dal terremoto,

immerso nella lotta di un popolo

stretto tra il dramma e la mafia,

improvviso nella mia vita

irrompe il tuo nome

quel lontano 9 Maggio 78…


esplode come un fuoco

sempre più caldo e vivo

col passare degli anni…

io che credevo di fare,

militante impegnato e coerente

mi sono imbattuto in te

nel tuo impegno, nel tuo ardore

nel tuo coraggio inimitabile…


e da allora, da quel primo corteo

tra la gente atterrita di Cinisi

che spiava da dietro gli scuri

di un’atavica impotenza

quel fiume variopinto di giovane forza

che gridava con rabbia il tuo nome

30 anni sono già passati…

metà di una vita

da quel giorno memorabile

in cui una truce menzogna di stato

ha tentato di coprire il tuo martirio

dipingendoti, come gìà Giangiacomo

suicida o dinamitardo inesperto…

troppo a ridosso d’un cadavere eccellente

vittima di un terrorismo imbecille

puntualmente usato per mistificare

infangando la tua e la nostra volontà

di rivoltare il vecchio mondo

per costruirne uno migliore

di cui tu già ne eri cantore e poeta…


Trent’anni da quel giorno

che è deflagrato in molte coscienze pulite

di donne e uomini storditi

dalle notizie spezzettate e confuse

che andavano componendo un quadro

in cui l’unica certezza

era che tu non c’eri più…

Non ci saresti stato più tra i compagni

non avremmo più sentito la tua voce a radio aut

Ma da allora il tuo nome echeggia ovunque

è lievitato fino a coprire i continenti

è germogliato in menti d’ogni etnia

ha suscitato emozioni dagli schermi

favorendo lo sviluppo

di nuove promettenti consapevolezze…

da allora ogni anno il 9 maggio

è il momento dell’inventario

delle lotte, di qualche battaglia vinta

in una guerra ancora lunga,

dei caduti esemplari

come i tanti Giovanni Falcone

che dai loro posti hanno conquistato

una morte importante come la tua…


ogni anno il tuo sacrificio

diventa sempre più ingombrante

per chi aveva pensato da vigliacco

di risolvere un problema…

ma anche in giorni comuni, sempre

tu ci costringi a fare i conti

con la nostra coscienza

con il nostro umore d’irriducibili…


ci costringi a confrontarci

con l’immenso capitale

che il tuo nome rappresenta

timorosi di dilapidarlo…

non più solo contro un Tano Seduto

boss locale più o meno potente

oggi, ci si batte contro nuovi orchi

chi vuole rubarci l'acqua

chi avvelena l'aria

e uccide ogni ora di più il pianeta….


contro un governo nuovo

ma che è vecchio di sempre

di menzogne e di voglia di guerra

di leggi buone solo per pochi

e sferza e miseria per gli altri…


il Cavaliere Nero è tornato

con un voto suicida e vile

che per me è solo un incubo

e allora mi rifugio nel tuo nome

che vivrà per sempre

scolpito nei nostri cuori

di chi non si arrende mai…


9 maggio 2008



aggiornamento 9 maggio 2009



ah! caro Peppino, se tu vedessi

oggi che stiamo peggio di ieri

quando la DC dei sepolcri imbiancati

era il nemico che sembrava imbattibile

e noi irriducibili mai domi

quasi rischiamo di rimpiangerla

di doverle l’onore delle armi

in confronto all’era del Cavaliere nero…


quel grande corpo di balena

si è trasformata in orde di squali

di voracità insaziabile

che tutto divorano con il muto assenso

di un popolo di spettatori drogati…


anche tu Peppino, oggi impazziresti

di fronte all’imbarbarimento ebete

di cittadini che pur armati del voto

depongono con suicida fede

la loro dignità ad un nuovo Duce…


più scaltro e pericoloso perché guitto

sul palcoscenico di moderne illusioni

alimentate da un egoismo sfrenato

e dal terrore di perdere il proprio gruzzolo

fatto di benessere e briciole di potere…


ah! Peppino come soffriresti

a vedere lo scempio di parole nobili

come democrazia e libertà

mentre un ghigno satanico

permette ad un restaurato Giuda

di violentare una ben misera Italia…


ho il terrore di pensare che anche tu

pur con la tua lucida forza

oggi potresti rischiare di rimbalzare

contro il muro di gomma di questa società

ed essere costretto come me

a sperare solo nell’indennizzo della storia

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