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diario riflessioni poesie narrativa
Ho fatto un sogno. Il Cavaliere Nero bardato come un antico romano, con uno strumento in mano, non ben identificato, forse una cetra, attorniato dalle sue più fidate ancelle, discinte, che lo salmodiavano danzandogli intorno, in particolare riconoscevo la Santanchè con un ghigno satanico e labbra enormi, la Biancofiore con nei capelli margherite piene di api ronzanti, poi la Gelmini con in mano un pallottoliere, ma le biglie sembravano di merda, più sfumate forse la Lorenzin con una dentatura da cavallo e la Ravetto che ululava ridendo in modo sguaiato. L'intero gruppo era circondato dalle fiamme che lo stesso Berlusc aveva appiccato, e appena mi si allargava la visione si capiva che era l'Italia che stava bruciando. Mentre mi accorgevo di questo con terrore, vedevo arrivare gridando e gesticolando la Mussolini e la Carfagna e mi svegliavo. Il tuo nome, Peppino Da poco planato in Sicilia tra le baracche di un territorio stremato dal terremoto, immerso nella...
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