Ed ecco, infatti, puntuale come un orologio, l’uomo avanza nella stanza, aziona una specie di telecomando e mentre magicamente una musica si diffonde nell’aria, si avvicina al divano e con un profondo inchino, con il rischio di spezzarsi in due, si rivolge a uno di quei simulacri di donna con un filo di voce:
-Signora permette questo
ballo?- e così dicendo afferra la dama prescelta, strappandola dal divano, e
abbracciatala stretta si lancia in un ballo scatenato. Le note inconfondibili
del Bolero di Ravel gli danno il tempo di quel ritmo ossessivo, sempre
crescente, e lui felice, stretto alla sua silenziosa compagna, danza come
invasato, senza curarsi dello stile, senza che nessuno possa criticarlo, fino
al parossismo finale.Allora, lasciata cadere,
abbandonandola al suo destino, la docile dama che si affloscia inanimata sul
pavimento, esausto ma anche appagato si
getta su un’enorme poltrona, lasciandosi andare con le membra rilassate, gambe
e braccia penzoloni.E’ un rito che si ripete
sempre uguale, solo varia la “donna” che ogni volta può liberamente scegliere
dal suo personale “harem”, senza il rischio che qualcuna possa opporgli un
rifiuto. L’ebbrezza alcolica, il
ballo sfrenato, la musica, tutto contribuisce a fargli raggiungere una specie
d’orgasmo, sempre, puntualmente, ma ciò che da qualche tempo lo inquieta è la
sensazione di sentirsi, ogni volta, sempre più eccitato e poi sempre più distrutto.Addirittura ultimamente
ha cominciato ad avere difficoltà nell’addormentarsi, perché non appena chiude
gli occhi, gli gira tutto intorno, come se si trovasse sopra un ottovolante.
Ad ogni modo,
l’importante per lui è di arrivare al mattino seguente, quando il rito della sua vita si compie nell’atto finale, atteso sempre con angosciosa speranza: La misurazione. Ed ecco, si mette tutto nudo
contro una parete bianca su cui spiccano vari segni, e con una strana lunga
asta, avente un piano scorrevole che termina, dal lato contro il muro, con una
specie di matita, (uno strumento di sua costruzione date le dimensioni) procede
alla misurazione della propria statura.
Anche quella mattina nota
con profonda soddisfazione che il punto attuale è un po’ più basso di quello
del giorno precedente. Sulla parete, infatti, alcuni segni appaiono più in alto
dell’ultimo, appena marcato, ciò sta a significare che aveva raggiunto
un’altezza ben superiore a quella attuale.
“Bene” pensa
compiaciuto, continuando a osservare l’ultimo segno, “Quel vinello è proprio
miracoloso!” E con la mente ritorna a quel giorno di qualche mese prima, quando
con terrore si era sorpreso a “crescere”.Già di suo era stato
sempre alto, ma quando si accorse che per una misteriosa sindrome, forse dopo
quella visita alla Centrale Nucleare, ogni giorno la sua altezza aumentava di
quasi un centimetro, la sua vita finì per essere totalmente stravolta.Cominciò ad avere un
sacco di problemi, (arrivò fino alla stratosferica altezza di 2 metri e
trenta!) sia per quanto riguardava l’abbigliamento, sia per il lavoro e
l’insensibilità dei colleghi; per non
parlare del campo affettivo: Le donne non ne volevano più sapere di lui, così
aveva deciso di cambiare città.
Lontano dove nessuno
l’avrebbe riconosciuto. Poi si era messo a fare ricerche per trovare un
sistema, un antidoto che bloccasse la sua continua crescita. Aveva provato di tutto,
studiato ogni possibile alchimia d’erboristeria avanzata, assurde pratiche da stregone, finché un giorno, per
caso, si era accorto che quell’ottimo vino nero siciliano aveva il potere
d’influire sul fenomeno.
Quel nettare proveniente
da una terra che, pur non conoscendola, amava attraverso i racconti del padre,
oltre a essere squisito produceva anche quel beneficio.
Dapprima in modo
graduale, quindi aumentando progressivamente la dose giornaliera, il processo
di crescita si era arrestato, per
poi finalmente cominciare a regredire.
Ormai stava rientrando
nei limiti accettabili dei 2 metri, niente di più di un “eccezionale giocatore
di basket”, e avrebbe potuto cominciare a sentirsi soddisfatto, e un po’ più
disponibile al mondo esterno, se non ci fosse stata, sempre più presente,
quella molesta sensazione di vertigini.
A un tratto, folgorante
come un’illuminazione, un pensiero attraversa la mente dell’uomo: “Già, ma se
ogni volta che aumento la dose, come effetto collaterale mi sento sempre pìù
brillo, non sarà che c’è il rischio che diventi un alcolizzato?”
Il dubbio comincia a
perseguitare l’Uomo Alto.
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