martedì 29 settembre 2020

Segue da "Miscellanea" (10)

 Ed ecco, infatti, puntuale come un orologio, l’uomo avanza nella stanza, aziona una specie di telecomando e mentre magicamente una musica si diffonde nell’aria, si avvicina al divano e con un profondo inchino, con il rischio di spezzarsi in due, si rivolge a uno di quei simulacri di donna con un filo di voce:

-Signora permette questo ballo?- e così dicendo afferra la dama prescelta, strappandola dal divano, e abbracciatala stretta si lancia in un ballo scatenato. Le note inconfondibili del Bolero di Ravel gli danno il tempo di quel ritmo ossessivo, sempre crescente, e lui felice, stretto alla sua silenziosa compagna, danza come invasato, senza curarsi dello stile, senza che nessuno possa criticarlo, fino al parossismo finale.Allora, lasciata cadere, abbandonandola al suo destino, la docile dama che si affloscia inanimata sul pavimento, esausto ma anche  appagato si getta su un’enorme poltrona, lasciandosi andare con le membra rilassate, gambe e braccia penzoloni.E’ un rito che si ripete sempre uguale, solo varia la “donna” che ogni volta può liberamente scegliere dal suo personale “harem”, senza il rischio che qualcuna possa opporgli un rifiuto. L’ebbrezza alcolica, il ballo sfrenato, la musica, tutto contribuisce a fargli raggiungere una specie d’orgasmo, sempre, puntualmente, ma ciò che da qualche tempo lo inquieta è la sensazione di sentirsi, ogni volta, sempre più eccitato e poi sempre più distrutto.Addirittura ultimamente ha cominciato ad avere difficoltà nell’addormentarsi, perché non appena chiude gli occhi, gli gira tutto intorno, come se si trovasse sopra un ottovolante.
Ad ogni modo, l’importante per lui è di arrivare al mattino seguente, quando il rito della sua vita si compie nell’atto finale, atteso sempre con angosciosa speranza: La misurazione. Ed ecco, si mette tutto nudo contro una parete bianca su cui spiccano vari segni, e con una strana lunga asta, avente un piano scorrevole che termina, dal lato contro il muro, con una specie di matita, (uno strumento di sua costruzione date le dimensioni) procede alla misurazione della propria statura.
Anche quella mattina nota con profonda soddisfazione che il punto attuale è un po’ più basso di quello del giorno precedente. Sulla parete, infatti, alcuni segni appaiono più in alto dell’ultimo, appena marcato, ciò sta a significare che aveva raggiunto un’altezza ben superiore a quella attuale.
“Bene” pensa compiaciuto, continuando a osservare l’ultimo segno, “Quel vinello è proprio miracoloso!” E con la mente ritorna a quel giorno di qualche mese prima, quando con terrore si era sorpreso a “crescere”.Già di suo era stato sempre alto, ma quando si accorse che per una misteriosa sindrome, forse dopo quella visita alla Centrale Nucleare, ogni giorno la sua altezza aumentava di quasi un centimetro, la sua vita finì per essere totalmente stravolta.Cominciò ad avere un sacco di problemi, (arrivò fino alla stratosferica altezza di 2 metri e trenta!) sia per quanto riguardava l’abbigliamento, sia per il lavoro e l’insensibilità dei colleghi; per  non parlare del campo affettivo: Le donne non ne volevano più sapere di lui, così aveva deciso di cambiare città.
Lontano dove nessuno l’avrebbe riconosciuto. Poi si era messo a fare ricerche per trovare un sistema, un antidoto che bloccasse la sua continua crescita. Aveva provato di tutto, studiato ogni possibile alchimia d’erboristeria avanzata, assurde pratiche da stregone, finché un giorno, per caso, si era accorto che quell’ottimo vino nero siciliano aveva il potere d’influire sul fenomeno.
Quel nettare proveniente da una terra che, pur non conoscendola, amava attraverso i racconti del padre, oltre a essere squisito produceva anche quel beneficio.
Dapprima in modo graduale, quindi aumentando progressivamente la dose giornaliera, il processo di crescita si era arrestato, per poi finalmente cominciare a regredire.
Ormai stava rientrando nei limiti accettabili dei 2 metri, niente di più di un “eccezionale giocatore di basket”, e avrebbe potuto cominciare a sentirsi soddisfatto, e un po’ più disponibile al mondo esterno, se non ci fosse stata, sempre più presente, quella molesta sensazione di vertigini.
A un tratto, folgorante come un’illuminazione, un pensiero attraversa la mente dell’uomo: “Già, ma se ogni volta che aumento la dose, come effetto collaterale mi sento sempre pìù brillo, non sarà che c’è il rischio che diventi un alcolizzato?”
Il dubbio comincia a perseguitare l’Uomo Alto.

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