Prima Mike, poi fu la
volta di Guido, che mentre cercava di farfugliare parole di ringraziamento ma anche di scusa per quello che aveva
osato dire, sentì che il vecchio tratteneva la sua mano fra le sue mentre quasi
sottovoce gli diceva -Bravo, noi ci dobbiamo comunque rivedere, e parlare un
po’ che forse ci potrebbe essere qualche possibilità in più per te…vedremo.-
Ovviamente a
quelle parole Guido si sentì confuso ma al settimo cielo e quando uscì dalla
stanza, raggiungendo gli altri, aveva un’espressione ebete sul volto, che quasi
non mutò neppure quando Walter gli disse, con una certa aria di riprovazione,
che non avrebbe dovuto dire certe cose. Al che lui
rispose, un po’risentito: -Perché, scusa non l’hai detto tu che è molto
democratico? E in effetti, mi ha sorpreso parecchio, il grande vecchio-
concluse con un sorrisetto per la rima cretina.-Sì bè, l’avete
visto anche voi, che avevo ragione io…ma avete notato la faccia del figlio e
del suo compare Mazzola?- replicò allegramente Walter.-A me hanno fatto pensare al gatto e la volpe di Pinocchio, quei due
tramano sicuramente alle spalle del vecchio- confermò Mike scrollando il capo.
-Già, il problema è vedere che livello di potere abbiano concretamente.
Se quando si vedono saltati così e sbeffeggiati, poi s’incazzano di più e forse
possono fare qualcosa, magari alle spalle del vecchio… - si chiese ad alta voce
Guido, dubbioso.
-Bè comunque per ora abbiamo vinto noi, e un po’ di lavoro l’avete
anche voi no?- valutò Walter, dando una manata sulle spalle di Guido. -Parlate per voi, io ancora devo vedermela- replicò un po’stizzito
Mike.
-Dai che ce la farai pure tu, se fai vedere le tue idee al vecchio- lo
rincuorò Guido, pure lui con una manata sulle spalle.
-Ragazzi io credo sia andata bene tutto sommato, e mi fa piacere avervi
conosciuto, ora me ne vado e ci vediamo, by by- e così dicendo Walter si
accomiatò e si allontanò. Anche gli altri due giovani decisero di andare, non
senza essersi prima scambiati i rispettivi numeri di telefono.
Guido rincasò in un evidente stato di euforia, addirittura si permise
di salutare, incontrandolo sulle scale, il fascistone che abitava due piani
sopra di lui, e che di solito non degnava di un’occhiata. Suo padre non c’era e
gli dispiacque perché avrebbe voluto snocciolargli subito sul muso la sua
grande novità. Il pomeriggio se ne uscì e solo verso sera fu possibile
incontrarsi. -Allora che ne dici ora che ho fatto centro con le mie cagate di
cruciverba, eh?- Disse alla fine del suo racconto sugli avvenimenti della
giornata, con aria sfida. -Tu, come al solito corri troppo in fretta, aspettiamo di vedere come
andrà veramente la cosa, e se ti pagheranno e quanto ti pagheranno, mai
illudersi facilmente- replicò il padre con il suo tipico scetticismo, da far
cadere le palle.
“Già”, pensò sorpreso suo figlio “Alla questione dei soldi non ci
abbiamo proprio pensato, nessuno là dentro, me ne sono completamente
dimenticato”. -Figurati se non mi pagano, devo fare un cruciverba ogni settimana,
vuoi che non mi paghino, …Ne parleremo quando gli porterò il primo- replicò con grande
sicurezza, ma dentro di lui qualche dubbio cominciò a fare capolino.
-Lo spero per te, comunque mi sembra una cosa posticcia, fragile- E con
questa perla di saggezza suo padre si allontanò lasciandolo ancora più confuso,
ma anche determinato a dimostrargli che il suo pessimismo non aveva ragione
d’essere.
In effetti, poté poi
prendersi la rivincita quando ricevuta una telefonata dalla redazione della
Pigna, una voce femminile, gli disse che attendevano per venerdì sera, al
massimo sabato mattina, il primo cruciverba della sua collaborazione, che alla
sua domanda specifica, gli sarebbe stato pagato settemila lire. Si mise subito al
lavoro, e dopo tre giorni duri già poteva consegnare il suo primo “le
Incompiute”, che gli sarebbe stato pagato, dopo la pubblicazione, quando avesse
consegnato il successivo. E così continuò, fino a realizzare quattro
cruciverba, per quattro settimane, incassando per i primi tre 21.000 lire, che
non erano proprio poche, dovette ammettere pure suo padre, un poco più
addolcito.
Gli amici dell’abbaino,
per contro, dove avvenivano quei sobri abituali convenevoli rilassanti,
cominciavano a chiedersi preoccupati che cosa mai gli fosse accaduto, perché
non si faceva più vedere. In effetti, Guido era
ormai troppo impegnato a creare i suoi cruciverba, per dedicarsi alle futilità
della precedente vita da debosciato. Ora era un collaboratore fisso della
prestigiosa Pigna Editrice, e doveva coltivare con attenzione la sua futura
brillante carriera. Da quando poi aveva cominciato a vedere la volgare pecunia
la sua convinzione divenne ferrea.
Si arrivò così
all’ultima settimana di luglio, quando sabato mattina Guido, recatosi in Casa
Editrice per consegnare il suo cruciverba, e incassare altre 7 mila, mentre
faceva gustosi progetti su come impiegare il suo gruzzolo durante l’estate,
sulle scale s’imbatté nei due Pigna, che scendevano, prima senior e poi il
pargolo.
-Ah! Eccoti qua, come mai non sei venuto all’incontro di mercoledì sera?- Lo apostrofò, un po’ seccato il primo.
-Ah! Eccoti qua, come mai non sei venuto all’incontro di mercoledì sera?- Lo apostrofò, un po’ seccato il primo.
-Incontro? Quale
incontro? Non ne so nulla d’incontri..-
-Come? Non gli avete
detto niente?- si rivolse con uno scatto verso suo figlio che gli stava dietro.
-Mah…io so che Stefania
ha telefonato più volte…senza mai trovarlo…- farfugliò una scusa, con una
faccia da pesce lesso, l’odioso Andrea. Al che Guido replicò seccamente:
-E quando avrebbe
telefonato, visto che sono sempre stato in casa, mattina e pomeriggio a
lavorare, e poi c’è quasi sempre mio padre…-
-Va bene, va bene, poi controllerò
io con la segretaria- e così dicendo l’importante editore prese Guido per un
braccio e lo costrinse a scendere le scale insieme a lui. -Ora scendiamo un
attimo in tipografia, e poi possiamo parlare.-
Così Guido si vide
“trascinato” appresso al grande capo e poté vedere i locali dove si stampavano
i vari prodotti editoriali: Il giornalino a fumetti, il fotoromanzo e poi anche
libri e altre riviste non ben specificate. Passava insieme ai due Pigna in
mezzo a grandi macchine, rotative, con un rumore di fondo incessante, che
spesso obbligava le persone a gridare più che parlare. Il giovane era
affascinato, mentre assisteva senza capire ai dialoghi tra il Direttore, suo
figlio, e vari addetti, per lo più vestiti con una tuta blu, che via via
incontravano.
Il vecchio guardava i
fogli che gli mostravano, discuteva, impartiva ordini, spesso parlandone con il
figlio, e sembrava si fosse dimenticato della presenza silenziosa di Guido.
L’incursione nei seminterrati della Editrice Pigna durò una quarantina di
minuti, durante i quali nessuno gli rivolse mai una parola, ma lui non ci fece caso, tanto era preso da tutto ciò che vedeva
per la prima volta in vita sua. Ma, uscendo dai locali
della tipografia, Pigna senior guardandolo con un sorriso -Allora che ne dici
di quello che hai visto?- e facendo un largo gesto simile a quello che aveva
fatto al primo incontro, come a voler comprendere tutto il creato intorno
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