-Hai potuto ammirare la
grande potenza della Pigna Editrice, che te ne pare?-
-Ma…io sono veramente
colpito, non immaginavo così tante macchine e tanto personale- provò ad
argomentare il giovane, non sapendo bene cosa dire -La sua è una…un’azienda
grande, importante, non credevo…- e mentre osservava l’espressione da perfetto
beota, del figlio, rivolgendosi al padre, con una certa enfasi, concluse: -E io
sono veramente contento di poter essere un vostro collaboratore.- -Ah sì, proprio di
questo volevo parlarti- e riprendendo il giovane sotto braccio, quasi come un
sostegno iniziò a salire le scale. Quando arrivarono sopra, al piano degli
uffici, Andrea che non aveva spiccicato verbo, ma che mostrava un’espressione
torva si avvicinò al padre sussurrandogli: -Babbo ti ricordo che devi
incontrare anche la cantante..-
-Sì, sì va bene, c’è
tempo, ora lasciami parlare con Guido, e tu vedi di chiarire quella faccenda
con Sandro, hai capito cosa intendo?- e così dicendo sospinse leggermente suo
figlio come per allontanarlo, il quale borbottando qualche cosa
d’incomprensibile si avviò verso l’ufficio di redazione. Guido invece seguì
l’uomo dai capelli bianchi, incredibilmente lunghi, visti da dietro,
nel suo ufficio. Si sedettero, ognuno in una poltroncina, e dopo qualche
minuto, lui cominciò:
-Vedi, tu mi sembri un
ragazzo in gamba, di talento, e voglio darti qualche altra opportunità- poi
quasi cercando le parole con difficoltà -non so se l’hai capito, ma qui c’è una
situazione un poco…diciamo…difficile. E mio figlio, insieme a quel Sandro, che
tu hai conosciuto, non la pensano proprio come me, e vorrebbero cambiare un po’
tutto. Ma io- scrollando la testa con un gesto di sfida -finché sono vivo
voglio fare le cose a modo mio, è vero che cambiare per migliorare qualcosa va
bene, ma non per rivoluzionare tutto un sistema, che fino ad oggi è andato
bene, ho ragione o ho torto, secondo te? -
E così dicendo si piegò
lievemente, con quel suo gesto tipico, nella sua direzione. Guido, che stava
rimuginando su quel termine “rivoluzionare”, non seppe subito cosa rispondere,
così l’altro riprese: -Ma forse non è una domanda che devo fare a te, non è un
tuo problema, e poi sei giovane. Comunque io vorrei che tu provassi a fare
qualcosa anche… non solo per l’enigmistica…ma anche per i testi dei fumetti,
non dico dei fotoromanzi, che già mi hai detto come la pensi- e stirandosi
tutto, sollevando le spalle, come facendo stretching, guardandolo fisso buttò
là un :-Ritieni di essere in grado di scrivere qualche testo originale, per
qualcuno dei nostri personaggi? O magari inventarne di nuovi?-
Guido che non si
aspettava una proposta del genere rimase ancora più interdetto, e cominciò a
farfugliare: -Non so che dire, boh, non ho mai fatto nulla del genere…non
saprei da che parte cominciare…io la ringrazio Dott Pigna…ma…-
-Senti ragazzo, io ormai sono vecchio, ma ho capito come la pensi, e
devi sapere che, anche se faccio questi giornali, io sono un uomo di sinistra, e in gioventù sono stato anche partigiano-
guardandolo fisso negli occhi e agitando vigorosamente una mano -E vorrei che almeno in parte si potesse migliorare la
qualità di qualche albo, secondo quel giudizio che tu hai avuto il coraggio di
esprimere, e sto chiedendo a te di provarci, perché non posso chiederlo a
nessun altro- e alzandosi con vigore in piedi, con mestizia nella voce,
concluse - e a mio figlio meno che mai.-
Si avviò verso il fondo della stanza, vicino a una specie di secretaire
e aprì un’anta chiusa che si rivelò essere un ripiano. Prese una bottiglia e
versò un po’ di liquido scuro in un bicchiere, facendo cenno a Guido -Ne vuoi un goccio? In certi momenti ci vuole proprio un bel
bicchierino di un buon Porto- e mentre assaporava il liquore, si apprestò a
versarne anche per il giovane che si era avvicinato. -Avanti, facciamo un brindisi alla tua salute, con l’augurio che tu
possa farcela, ne sono sicuro. Io difficilmente sbaglio nel giudicare le
persone.-
Appreso poi che Guido doveva consegnare il cruciverba, se lo fece dare
e gli diede una rapida occhiata, approvando mentre leggeva, con grandi cenni
del capo, poi ridandoglielo: -Ottimo, ben fatto, è originale, sicuramente farai
strada qui da noi, hai tutti i numeri per riuscire…e ti va bene quanto ti
paghiamo? Io neanche so…-
-Sì, sì non mi lamento, per come ero messo- pronunciando le ultime
parole quasi in un soffio, il giovane si congedò, con un grosso “grazie”
sincero, da quella persona che ormai giudicava eccezionale, e si recò dalla
segretaria per consegnare il lavoro e incassare il compenso. A un tratto si
aprì la porta di comunicazione con la Redazione, ed entrò “Baffetto”, che con gran
sorriso stampato sulla faccia, si avvicinò al giovane con voce melliflua gli
disse:-Allora che fa, pensa di prendersi un periodo di vacanza in agosto?-
-Ma veramente non saprei, non vorrei crearvi dei problemi…-Iniziò ad
argomentare Guido, poi improvvisamente folgorato da un dubbio maligno -...O
averne io, magari- guardando preoccupato il farfallino, che malgrado il caldo
afoso, faceva sempre bella mostra di sé, sotto quel grosso collo.
-Ma no figurati- passando al tu -nessun problema, anche noi riduciamo
le pagine, stai tranquillo- ma il sorrisetto, ripensò poi Guido, era da faina.
Comunque, essendo un inguaribile credulone, prese per buone quelle
parole, si permise un viaggetto al lago, che fu piacevolissimo, e finalmente
anche ricco di sano sesso. Tutto sembrava andare a gonfie vele e la buona
sorte, ora sembrava avesse
cominciato a baciarlo, ma guai a credere alle favole in questo mondo! A fine Agosto si
presentò, con il suo bel cruciverba pronto per le stampe e trovò solo la
segretaria Stefania, che quasi senza guardarlo in viso gli disse semplicemente:
-Mi dispiace, ma non possiamo più accettarlo, e qui ci sono i soldi dell’ultimo
di Luglio- porgendogli quei sette biglietti che puzzavano d’imbroglio.
-Come sarebbe a dire,
scusi, che non potete più accettare i miei lavori?- trattenendo a stento
qualche imprecazione -Cosa caspita è successo? Perché questa novità? Quale
sarebbe il motivo?-
Poi, alzando la voce,
davanti a quella maschera di gesso, immobile e chiaramente a disagio: -MI VUOLE
GENTILMENTE SPIEGARE?!- mentre a
stento tratteneva le mani che gli stavano fremendo.
-E’ perché lei ha
saltato tre numeri, e noi…in redazione hanno dovuto cercare un sostituto, e ora
non possono mandarlo via…-
-COOSAA??- senza
lasciarla finire, quasi non credendo alle sue orecchie -Ma lei si rende conto
di quello che sta dicendo?! C’era pure lei quando mi disse, la Merda, che
potevo prendermi una vacanza, se lo ricorda? Senza problemi diceva il Bastardo.
A proposito ora dov’è quel grandissimo cornuto?- con aria minacciosa, cercando
poi di muoversi verso la porta della redazione. Stefania a quel punto si mosse
per fermarlo e con un’espressione da cane bastonato, e una voce malferma:
-No, non c’è nessuno, la
prego ci sono solo io…mi creda sono dolente ma non posso farci nulla io…cerchi
di capire- abbassando gli occhi, affranta.
Il giovane si calmò un
poco, certo era incazzato, notevolmente incazzato, ma si rendeva conto che non
poteva prendersela con lei, che non c’era dubbio, era stata usata per il lavoro
sporco. Capì che gli schifosi avevano vinto quando a una sua ulteriore domanda,
dove si trovasse il Direttore, la ragazza con gli occhi velati e un fil di voce
gli disse che stava male, che forse doveva essere ricoverato.
Uscì dalla Pigna
Editrice, con una rabbia che gli mangiava il cuore. Tornando verso casa
cominciò a rimuginare su come avrebbe dovuto dare la notizia a suo padre. Che
cosa sarebbe stato capace di dirgli oltre al fatidico “Te l’avevo detto”, che
aveva il potere di mandarlo in bestia?
Decise di non dirgli
niente per il momento, di soprassedere, chissà forse le cose potevano
aggiustarsi. Mai disperarsi prima di rompersi la testa! Sagge parole, che gli
si sgretolarono
miseramente come fanno i
sogni nei fumetti, quando qualche tempo dopo, gli arrivò una telefonata di
Stefania, che lui si aspettava come ultima speranza. Purtroppo fu di
tutt’altro tenore. Con voce rotta dalla commozione gli annunciò che l’amato
Dott. Pigna era deceduto inaspettatamente per un collasso, e che il giorno tale
alle ore tali ci sarebbero stati i funerali. Troncò la comunicazione prima che
finisse e con un groppo alla gola capì che la sua carriera di brillante
enigmista era già finita.
Alla fine del suo racconto, freddo, senza fronzoli, che ascoltò in silenzio, scrollando la testa, con un’espressione non non ben definita, tra il triste e il rabbuiato, suo padre almeno disse solo: -Te l’avevo detto!-
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