mercoledì 23 settembre 2020

Segue da "Miscellanea" (8)

 

-Hai potuto ammirare la grande potenza della Pigna Editrice, che te ne pare?-
-Ma…io sono veramente colpito, non immaginavo così tante macchine e tanto personale- provò ad argomentare il giovane, non sapendo bene cosa dire -La sua è una…un’azienda grande, importante, non credevo…- e mentre osservava l’espressione da perfetto beota, del figlio, rivolgendosi al padre, con una certa enfasi, concluse: -E io sono veramente contento di poter essere un vostro collaboratore.-
  -Ah sì, proprio di questo volevo parlarti- e riprendendo il giovane sotto braccio, quasi come un sostegno iniziò a salire le scale. Quando arrivarono sopra, al piano degli uffici, Andrea che non aveva spiccicato verbo, ma che mostrava un’espressione torva si avvicinò al padre sussurrandogli: -Babbo ti ricordo che devi incontrare anche la cantante..-
-Sì, sì va bene, c’è tempo, ora lasciami parlare con Guido, e tu vedi di chiarire quella faccenda con Sandro, hai capito cosa intendo?- e così dicendo sospinse leggermente suo figlio come per allontanarlo, il quale borbottando qualche cosa d’incomprensibile si avviò verso l’ufficio di redazione. Guido invece seguì l’uomo dai capelli bianchi, incredibilmente
lunghi, visti da dietro, nel suo ufficio. Si sedettero, ognuno in una poltroncina, e dopo qualche minuto, lui cominciò:
-Vedi, tu mi sembri un ragazzo in gamba, di talento, e voglio darti qualche altra opportunità- poi quasi cercando le parole con difficoltà -non so se l’hai capito, ma qui c’è una situazione un poco…diciamo…difficile. E mio figlio, insieme a quel Sandro, che tu hai conosciuto, non la pensano proprio come me, e vorrebbero cambiare un po’ tutto. Ma io- scrollando la testa con un gesto di sfida -finché sono vivo voglio fare le cose a modo mio, è vero che cambiare per migliorare qualcosa va bene, ma non per rivoluzionare tutto un sistema, che fino ad oggi è andato bene, ho ragione o ho torto, secondo te? -
 
E così dicendo si piegò lievemente, con quel suo gesto tipico, nella sua direzione. Guido, che stava rimuginando su quel termine “rivoluzionare”, non seppe subito cosa rispondere, così l’altro riprese: -Ma forse non è una domanda che devo fare a te, non è un tuo problema, e poi sei giovane. Comunque io vorrei che tu provassi a fare qualcosa anche… non solo per l’enigmistica…ma anche per i testi dei fumetti, non dico dei fotoromanzi, che già mi hai detto come la pensi- e stirandosi tutto, sollevando le spalle, come facendo stretching, guardandolo fisso buttò là un :-Ritieni di essere in grado di scrivere qualche testo originale, per qualcuno dei nostri personaggi? O magari inventarne di nuovi?-

Guido che non si aspettava una proposta del genere rimase ancora più interdetto, e cominciò a farfugliare: -Non so che dire, boh, non ho mai fatto nulla del genere…non saprei da che parte cominciare…io la ringrazio Dott Pigna…ma…-

-Senti ragazzo, io ormai sono vecchio, ma ho capito come la pensi, e devi sapere che, anche se faccio questi giornali, io
sono un uomo di sinistra, e in gioventù sono stato anche partigiano- guardandolo fisso negli occhi e agitando vigorosamente una mano -E vorrei che almeno in parte si potesse migliorare la qualità di qualche albo, secondo quel giudizio che tu hai avuto il coraggio di esprimere, e sto chiedendo a te di provarci, perché non posso chiederlo a nessun altro- e alzandosi con vigore in piedi, con mestizia nella voce, concluse - e a mio figlio meno che mai.-
Si avviò verso il fondo della stanza, vicino a una specie di secretaire e aprì un’anta chiusa che si rivelò essere un ripiano. Prese una bottiglia e versò un po’ di liquido scuro in un bicchiere, facendo cenno a Guido
-Ne vuoi un goccio? In certi momenti ci vuole proprio un bel bicchierino di un buon Porto- e mentre assaporava il liquore, si apprestò a versarne anche per il giovane che si era avvicinato. -Avanti, facciamo un brindisi alla tua salute, con l’augurio che tu possa farcela, ne sono sicuro. Io difficilmente sbaglio nel giudicare le persone.-
Appreso poi che Guido doveva consegnare il cruciverba, se lo fece dare e gli diede una rapida occhiata, approvando mentre leggeva, con grandi cenni del capo, poi ridandoglielo: -Ottimo, ben fatto, è originale, sicuramente farai strada qui da noi, hai tutti i numeri per riuscire…e ti va bene quanto ti paghiamo? Io neanche so…-

-Sì, sì non mi lamento, per come ero messo- pronunciando le ultime parole quasi in un soffio, il giovane si congedò, con un grosso “grazie” sincero, da quella persona che ormai giudicava eccezionale, e si recò dalla segretaria per consegnare il lavoro e incassare il compenso. A un tratto si aprì la porta di comunicazione con la Redazione, ed entrò “Baffetto”, che con gran sorriso stampato sulla faccia, si avvicinò al giovane con voce melliflua gli disse:-Allora che fa, pensa di prendersi un periodo di vacanza in agosto?-

-Ma veramente non saprei, non vorrei crearvi dei problemi…-Iniziò ad argomentare Guido, poi improvvisamente folgorato da un dubbio maligno -...O averne io, magari- guardando preoccupato il farfallino, che malgrado il caldo afoso, faceva sempre bella mostra di sé, sotto quel grosso collo.

-Ma no figurati- passando al tu -nessun problema, anche noi riduciamo le pagine, stai tranquillo- ma il sorrisetto, ripensò poi Guido, era da faina.

Comunque, essendo un inguaribile credulone, prese per buone quelle parole, si permise un viaggetto al lago, che fu piacevolissimo, e finalmente anche ricco di sano sesso. Tutto sembrava andare a gonfie vele e la buona sorte, ora 
sembrava avesse cominciato a baciarlo, ma guai a credere alle favole in questo mondo! A fine Agosto si presentò, con il suo bel cruciverba pronto per le stampe e trovò solo la segretaria Stefania, che quasi senza guardarlo in viso gli disse semplicemente: -Mi dispiace, ma non possiamo più accettarlo, e qui ci sono i soldi dell’ultimo di Luglio- porgendogli quei sette biglietti che puzzavano d’imbroglio.
-Come sarebbe a dire, scusi, che non potete più accettare i miei lavori?- trattenendo a stento qualche imprecazione -Cosa caspita è successo? Perché questa novità? Quale sarebbe il motivo?-
Poi, alzando la voce, davanti a quella maschera di gesso, immobile e chiaramente a disagio: -MI VUOLE GENTILMENTE SPIEGARE?!- mentre a stento tratteneva le mani che gli stavano fremendo.
-E’ perché lei ha saltato tre numeri, e noi…in redazione hanno dovuto cercare un sostituto, e ora non possono mandarlo via…-

-COOSAA??- senza lasciarla finire, quasi non credendo alle sue orecchie -Ma lei si rende conto di quello che sta dicendo?! C’era pure lei quando mi disse, la Merda, che potevo prendermi una vacanza, se lo ricorda? Senza problemi diceva il Bastardo. A proposito ora dov’è quel grandissimo cornuto?- con aria minacciosa, cercando poi di muoversi verso la porta della redazione. Stefania a quel punto si mosse per fermarlo e con un’espressione da cane bastonato, e una voce malferma:
-No, non c’è nessuno, la prego ci sono solo io…mi creda sono dolente ma non posso farci nulla io…cerchi di capire- abbassando gli occhi, affranta.
Il giovane si calmò un poco, certo era incazzato, notevolmente incazzato, ma si rendeva conto che non poteva prendersela con lei, che non c’era dubbio, era stata usata per il lavoro sporco. Capì che gli schifosi avevano vinto quando a una sua ulteriore domanda, dove si trovasse il Direttore, la ragazza con gli occhi velati e un fil di voce gli disse che stava male, che forse doveva essere ricoverato.
Uscì dalla Pigna Editrice, con una rabbia che gli mangiava il cuore. Tornando verso casa cominciò a rimuginare su come avrebbe dovuto dare la notizia a suo padre. Che cosa sarebbe stato capace di dirgli oltre al fatidico “Te l’avevo detto”, che aveva il potere di mandarlo in bestia? 
Decise di non dirgli niente per il momento, di soprassedere, chissà forse le cose potevano aggiustarsi. Mai disperarsi prima di rompersi la testa! Sagge parole, che gli si sgretolarono

miseramente come fanno i sogni nei fumetti, quando qualche tempo dopo, gli arrivò una telefonata di Stefania, che lui si aspettava come ultima speranza. Purtroppo fu di tutt’altro tenore. Con voce rotta dalla commozione gli annunciò che l’amato Dott. Pigna era deceduto inaspettatamente per un collasso, e che il giorno tale alle ore tali ci sarebbero stati i funerali. Troncò la comunicazione prima che finisse e con un groppo alla gola capì che la sua carriera di brillante enigmista era già finita.

Avevano vinto, come sempre le anime nere, aveva perso un’importante occasione di farsi valere, di mettersi alla prova per dare un senso alla sua vita e gli restava solo la consolazione di aver conosciuto, incredibile a dirsi, un vero democratico, un padrone d’altri tempi, da fotoromanzo. Non poté più nascondere la verità a suo padre, che già da qualche giorno lo guardava interrogativo non vedendolo più tanto impegnato a fare le sue cagate.
Alla fine del suo racconto, freddo, senza fronzoli, che ascoltò in silenzio, scrollando la testa, con un’espressione non non ben definita, tra il triste e il rabbuiato, suo padre almeno disse solo: -Te l’avevo detto!-

 

 

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento