Una strana avventura
“Eh, sì accidenti! Gran brutta faccenda la timidezza” pensava quel giorno. Veramente quello era un pensiero che faceva spesso, ma quel giorno e in quel momento in modo particolare.
E la causa era stata una
stupenda creatura che per un attimo era entrata nel suo mondo visivo e aveva
portato con sé un’infinità di sensazioni, di desideri e quindi perlopiù di
problemi. “La solita maledetta situazione che capita a milioni di tipi repressi
in tutto il mondo” cercava di consolarsi. Era rimasto sconvolto e
turbato da quel corpo sinuoso, da quel seno florido al punto giusto, come
piaceva a lui, senza eccessi, e perché no anche da quel viso che aveva appena
intravisto e che gli aveva fatto
pensare a Ornella Muti. “Forse è un po’ piccola di statura, per me che sono
abbastanza alto” pensava “ma su questo ci si può passare sopra” si disse con un
sorriso.
Purtroppo la visione era
stata troppo breve, e la brunetta era presto sparita, inghiottita, dall’angolo
di un palazzo. Con un sospiro, già
cominciava a non pensarci più, quand’ecco l’assurdo lo investì con la forza di
un ciclone.
-Scusi permette che
l’accompagni?- E il leggero tocco di una mano sul suo braccio lo fece voltare
di scatto. Poco mancò che gli
venisse un colpo e ce ne sarebbe stato un buon motivo, dal momento che il tizio
che così l’aveva apostrofato in realtà era una tizia.
Anzi, per la precisione,
chi gli stava di fronte, con un sorriso ammazzacristiani,
era proprio la creatura di poco prima, quella del turbamento, per
intenderci.
-Allora disturba la mia presenza? Ho notato che mi guardava- Infierì lei.
-No,no…s’immagini…io…anzi…- Riuscì solo a balbettare con l’espressione di chi ha visto un alieno.
-Allora disturba la mia presenza? Ho notato che mi guardava- Infierì lei.
-No,no…s’immagini…io…anzi…- Riuscì solo a balbettare con l’espressione di chi ha visto un alieno.
-Benissimo, allora
possiamo andare, se permette mi presento- porgendogli la mano -Mi chiamo
Beatrice e lei..e tu?-
-Io…Pasquale…anzi Lino..per gli amici- E già si vergognava di quel nome tanto stupido, che aveva sempre detestato e che continuava a creargli un sacco di fastidi, di complessi.
-Io…Pasquale…anzi Lino..per gli amici- E già si vergognava di quel nome tanto stupido, che aveva sempre detestato e che continuava a creargli un sacco di fastidi, di complessi.
Il suo, invece, che
nome! Le si addiceva a pennello: Rievocava immagini paradisiache, non tanto
dantesche quanto di tipo erotico, di quell’erotismo hard da fumetti che gli
piaceva tanto. Camminavano vicini, lei
parlava, faceva domande, s’informava sulla sua vita, sul suo lavoro ecc; ma lui
era come inebetito, a malapena rispondeva immerso com’era tra visioni
lussuriose e sensazioni d’incredulità, di “Ma non può essere vero, sto
sognando”.
-Ma che bella camicia!-
disse improvvisamente lei, notando quella che indossava e di cui lui andava molto
fiero. Si trattava di una camicia stile Elvis Presley, con le punte lunghe del
colletto, che si portava ampia sopra i pantaloni, e di un giallo intenso con i
bottoni neri, regalo di uno zio
d’America. “Bene!” era contento che lei l’avesse notata, sembrava una ragazza
in gamba. A un tratto lei si fermò
e voltandosi verso di lui, con fare malizioso: -Ma tu stavi andando da
qualche parte, o passeggiavi…- Chiese appena preoccupata.
-No, io …veramente..non importa…cioè non ho impegni…- Biascicò lui.
-Benissimo, allora andiamo a casa mia- disse risoluta -vedrai ti piacerà!-
-No, io …veramente..non importa…cioè non ho impegni…- Biascicò lui.
A lui, già perso in
fantasie molto personali, quell’ultima espressione contribuì ad aumentare
sensibilmente il livello hard della sua immaginazione. Intanto lei lo aveva
preso con familiarità sottobraccio e si era avviata con passo più spedito. Lui si sentiva sempre
più confuso, gli pareva di essere protagonista di una scena da film, di quelli
tipo Commedia Italiana, dove il classico fusto latinlover che ha appena
agganciato la pollastrella di turno, si appresta a condurre la danza,
stordendola con un mare di parole fino a farle perdere la cognizione del tempo
e della realtà, già pregustando i piaceri che potrà cogliere da quel bocconcino
prelibato.
Il guaio era che i ruoli
sembravano invertiti ed era lui che si sentiva nella parte del bocconcino.
“Del resto che vai
cercando?Una così te la puoi solo sognare” Si diceva per autoconfortarsi. E
decisamente non era un film, né un sogno perché quel contatto così vicino e
profumato era concretamente carnale. Così, anche per tentare
di rendere la situazione più controllabile si decise a parlare, a rivolgerle la
classica domanda che si fa in questi frangenti, ogni volta che si è rimorchiati
da una creatura da sogno.
-Senti, ma tu che cosa
fai nella vita…voglio dire…lavori, studi….o ?-
-Bé, ti dirò, la cosa non è …molto semplice…- Per la prima volta sembrava un po’ titubante. –Cioè, io in particolare non faccio niente…e faccio di tutto…ecco diciamo che sono totalmente autonoma, una libera pensatrice…- e con più decisione concluse -...e posso fare ciò che più mi piace.-
Mentre lui cercava di
darsi una spiegazione a quelle parole, lei rallentò il passo fino quasi a
fermarsi, si guardò intorno con esitazione, quasi cercasse qualcosa o qualcuno,
poi annunciò:
-Ecco siamo quasi arrivati, ora vedrai che cosa ti ha preparato la tua Beatrice!-
“Cose da pazzi” pensò
sinceramente stupito “Si comporta
come se ci conoscessimo
da una vita. Ma tu guarda, se mai lo
dovessi raccontare chi
potrebbe credermi?!” ...
-Ecco siamo quasi arrivati, ora vedrai che cosa ti ha preparato la tua Beatrice!-
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