mercoledì 21 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea" (25)

Infine lei gli si gettò addosso, schiacciandolo per un momento con il suo lieve peso, poi sempre ridendo si lasciò cadere di lato, con le braccia larghe, una delle quali posata sul ventre di lui.

Il quale, da parte sua si sentiva oltre che confuso anche incazzato per non riuscire a padroneggiare in qualche modo la situazione; anzi si rendeva conto di essere sempre di più nella parte del bocconcino. Tentando di reagire si levò sui gomiti per gettare uno sguardo intorno: Si trovavano in un’altra stanza, oltre la cortina, che risultava quasi completamente occupata da quel letto, vasto e molto basso, ricoperto da un tessuto di colore viola acceso.
Forse lo stesso colore della sua faccia in quel momento, visto che oltre a sentirsi a disagio, ora percepiva che stava montando una notevole più che giustificata eccitazione. La mano della ragazza era sempre su di lui, anzi era scesa un pochino e guardandolo di sottecchi, voltando appena la testa, domandò con voce bassa:
-Ma caro, mi sembri uno che abbia visto un fantasma, sei tutto tremante, imbarazzato, ti faccio così paura?- e avvicinando repentinamente il viso al suo concluse: -Non ti voglio mangiare, sai…-
Al che Lino riuscì solo a farfugliare qualche parola patetica di scusa:
-No…io…figurati…non ho paura..è che…tutto così improvviso. Insomma non è che capiti tutti i giorni…-
-Embè, prima o poi può capitare- lo interruppe lei con aria infastidita -oggi è successo a te …mi sei subito piaciuto-
Si scostò da lui ritirando la mano, e si rivoltò a pancia in giù, poi spostandosi con l’aiuto delle braccia si spinse verso la parete di fondo, completamente nera, allungò una mano per prendere qualcosa da una specie di nicchia. Si riavvicinò al giovane, sempre muovendosi in quel modo sinuoso, e gli mostrò ciò che aveva in mano. Era un libro, rilegato in cuoio con alcune parole scritte in oro.
Lui, in verità, era intento a rimirare quel corpo stupendo che con tutti quei movimenti andava scoprendosi qua e là; in modo particolare era attratto, quasi stregato, dalle curve flessuose delle natiche, per cui non si accorse subito che lei stava parlandogli.
-…E allora ti piace o no?- stava domandando, seduta accoccolata davanti a lui con il libro in mano.
-Sì…come…cosa? Scusa mi ero distratto…- si affrettò a dire con un mezzo sorriso.
-Ti stavo chiedendo se ti piace la poesia- disse lei calcando le parole.

-Sì certo, moltissimo- Lino amava sinceramente la poesia.

-Bene, allora non devi pensare ad altro, ora è il momento della lettura- concluse Beatrice, appoggiandosi di spalle a lui, con il libro aperto tra le mani, disponendosi comodamente a leggere.  -Ascolta- e si mise a decantare con voce bassa, suadente:
E se un raggio d’amore
/si poserà sui tuoi capelli /non scacciarlo mai /e non sottrarti alla sua lama/ lascia che ti ferisca/ profondamente/ perché il sangue/ che poi ne sgorgherà/  non è solo tuo/ ma sarà anche un poco suo….
Quei versi e quella voce stavano avendo una certa influenza sul ragazzo, sempre molto teso, e avevano cominciato a placarlo. Si lasciò andare all’indietro su quel viola che lo circondava da ogni lato e che ora sembrava più tenue, riposante, e chiudendo gli occhi si concentrò su quella voce così calda e sulle parole  
...e se questo avviene/pensa che sei solo un uomo/che sta vivendo una realtà irreale/quella stessa che lei vuole donarti/accettala senza domande
Tacque, un grande silenzio si fece nella stanza, finché non lo ruppe Lino: -Sei una ragazza formidabile Beatrice!- disse convinto abbracciandola stretta, con una grande emozione.
-Sono tuoi quei versi vero?- chiese per conferma.
-Si, sono contenta che ti siano piaciuti- rispose sommessa, poi di scatto si alzò e scivolò via dal letto, con un’improvvisa animazione gridando: -E ora dobbiamo brindare al nostro incontro- scomparve oltre la cortina multicolore, ma tornò quasi subito recando in mano due bicchieri flute.
“Forse gli stessi che ho visto su quel ripiano” si chiese Lino, mentre Beatrice stava prendendo da un piccolo frigorifero, mimetizzato dietro un quadro, una bottiglia di spumante. Tornò quindi vicino a lui e sedendo con aria festosa sul bordo del lettone, riempì i due bicchieri porgendone uno al suo ospite, invitandolo a un brindisi incrociando le braccia e bevendo di fianco con il viso voltato. Purtroppo nel fare questo gesto Lino piegò troppo il bicchiere, versando così parte del contenuto, ma senza farsi accorgere da lei bevve il restante gridando. -Urrà! Viva noi!-
Lei rispose al grido gettando via il suo bicchiere e dicendogli, indicando la bottiglia ai piedi del letto:  -Quando vuoi…puoi berne fin che vuoi-
Quindi gli si accostò rapidamente, gli si accoccolò davanti guardandolo fisso negli occhi, e alzandosi un poco sui talloni fece scorrere fino in fondo la cerniera del vestito, poi con molta naturalezza se lo scrollò via, rimanendo completamente nuda davanti al lampo dei suoi occhi. Lino deglutì, poi la fissò a sua volta, con risolutezza, e senza abbassare lo sguardo aspettò, con il cuore in gola, che lei iniziasse a sbottonargli la camicia che sentiva appiccicata alla pelle per il sudore. Si era all’inizio dell’estate e per fortuna si cominciava a vestire leggero, sotto non indossava altro e lei prese ad accarezzargli il petto, mormorando:
-Ora basta con i sentimentalismi, pensiamo al piacere.-
La sua mano sottile e delicata gli stava facendo salire il sangue e non solo quello, a una pressione inusitata. Lino, anche se si rendeva conto di essere completamente in balia di quella donna, ora si lasciava andare, più calmo e rassegnato si predisponeva a godere quanto più possibile da quella situazione, senza porsi troppe domande. Lei ci sapeva fare eccome! In silenzio si era messa a sfiorare la pelle del maschio con le labbra, dando piccoli baci, che gli provocavano dei deliziosi brividi; poi si soffermava sui capezzoli striminziti, succhiandoli con avidità fino a farli arrossare congestionati. Pian piano poi con una mano aveva iniziato una carezza discendente verso l’inguine e dopo avergli slacciato la cintura e sbottonato la patta dei calzoni, si stava ormai avvicinando all’oggetto del desiderio. Improvvisamente Lino ha un sussulto, e non solo di piacere, che lo fa alzare di scatto mettendosi a sedere, perché strabuzzando gli occhi all’indietro, vede uno strano oggetto, che non aveva notato, appeso a una specie di gancio, come quelli in uso nei mattatoi. E’un ombrello da uomo, nero e inquietante. Nella concitazione di poco prima questa seconda stanza, un po’ più piccola dell’altra gli era sembrata abbastanza normale.
A parte il lettone a pavimento, la parete fantasma di comunicazione e quella tutta nera, le altre due laterali erano regolarmente bianche con oggetti usuali quali specchi e quadri, dietro uno dei quali si mimetizzava il piccolo frigidaire. Ma in una spiccava quell’ombrello appeso come un quarto di bue, e a Lino, memore degli altri oggetti maschili notati prima, tornò quel senso d’inquietudine e non poté trattenersi dal domandare:
-Beatrice, ma tu vivi con qualcuno, con un uomo forse?-.....

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento