Infine lei gli si gettò addosso, schiacciandolo per un momento con il suo lieve peso, poi sempre ridendo si lasciò cadere di lato, con le braccia larghe, una delle quali posata sul ventre di lui.
Il quale, da parte sua
si sentiva oltre che confuso anche incazzato per non riuscire a padroneggiare
in qualche modo la situazione; anzi si rendeva conto di essere sempre di più
nella parte del bocconcino. Tentando di reagire si
levò sui gomiti per gettare uno sguardo intorno: Si trovavano in un’altra
stanza, oltre la cortina, che risultava quasi completamente occupata da quel
letto, vasto e molto basso, ricoperto da un tessuto di colore viola acceso.
Forse lo stesso colore
della sua faccia in quel momento, visto che oltre a sentirsi a disagio, ora percepiva che stava montando una notevole più che giustificata eccitazione. La mano della ragazza
era sempre su di lui, anzi era scesa un pochino e guardandolo di sottecchi,
voltando appena la testa, domandò con voce bassa:
-Ma caro, mi sembri uno
che abbia visto un fantasma, sei
tutto tremante,
imbarazzato, ti faccio così paura?- e avvicinando repentinamente il viso al suo
concluse: -Non ti voglio mangiare, sai…-
Al che Lino riuscì solo a farfugliare qualche parola patetica di scusa: -No…io…figurati…non ho paura..è che…tutto così improvviso. Insomma non è che capiti tutti i giorni…-
-Embè, prima o poi può capitare- lo interruppe lei con aria infastidita -oggi è successo a te …mi sei subito piaciuto-
Al che Lino riuscì solo a farfugliare qualche parola patetica di scusa: -No…io…figurati…non ho paura..è che…tutto così improvviso. Insomma non è che capiti tutti i giorni…-
-Embè, prima o poi può capitare- lo interruppe lei con aria infastidita -oggi è successo a te …mi sei subito piaciuto-
Si scostò da lui
ritirando la mano, e si rivoltò a pancia in giù, poi spostandosi con l’aiuto
delle braccia si spinse verso la parete di fondo, completamente nera, allungò una mano per prendere qualcosa
da una specie di nicchia. Si riavvicinò al
giovane, sempre muovendosi in quel modo sinuoso, e gli mostrò ciò che aveva in
mano. Era un libro, rilegato in cuoio con alcune parole scritte in oro.
Lui, in verità, era
intento a rimirare quel corpo stupendo che con tutti quei movimenti andava
scoprendosi qua e là; in modo particolare era attratto, quasi stregato, dalle
curve flessuose delle natiche, per cui non si accorse subito che lei stava
parlandogli.
-…E allora ti piace o no?- stava domandando, seduta accoccolata davanti a lui con il libro in mano.
-Sì…come…cosa? Scusa mi
ero distratto…- si affrettò a dire con un mezzo sorriso.
-…E allora ti piace o no?- stava domandando, seduta accoccolata davanti a lui con il libro in mano.
-Ti stavo chiedendo se ti piace la poesia- disse lei calcando le parole.
-Sì certo, moltissimo- Lino amava sinceramente la poesia.
-Bene, allora non devi
pensare ad altro, ora è il momento della lettura- concluse Beatrice, appoggiandosi
di spalle a lui, con il libro aperto tra le mani, disponendosi comodamente a
leggere. -Ascolta- e si mise a
decantare con voce bassa, suadente:
E se un raggio d’amore /si poserà sui tuoi capelli /non scacciarlo mai /e non sottrarti alla sua lama/ lascia che ti ferisca/ profondamente/ perché il sangue/ che poi ne sgorgherà/ non è solo tuo/ ma sarà anche un poco suo….
E se un raggio d’amore /si poserà sui tuoi capelli /non scacciarlo mai /e non sottrarti alla sua lama/ lascia che ti ferisca/ profondamente/ perché il sangue/ che poi ne sgorgherà/ non è solo tuo/ ma sarà anche un poco suo….
Quei versi e quella voce
stavano avendo una certa influenza sul ragazzo, sempre molto teso, e avevano
cominciato a placarlo. Si lasciò andare all’indietro su quel viola che lo
circondava da ogni lato e che ora sembrava più tenue, riposante, e chiudendo
gli occhi si concentrò su quella voce così calda e sulle parole
...e se questo avviene/pensa che sei solo un
uomo/che sta vivendo una
realtà irreale/quella stessa che lei
vuole donarti/accettala senza domande
Tacque, un grande
silenzio si fece nella stanza, finché non lo ruppe Lino: -Sei una ragazza
formidabile Beatrice!- disse convinto abbracciandola stretta, con una grande
emozione.
-Sono tuoi quei versi vero?- chiese per conferma.
-Si, sono contenta che
ti siano piaciuti- rispose sommessa, poi di scatto si alzò e scivolò via dal
letto, con un’improvvisa animazione gridando:
-E ora dobbiamo brindare
al nostro incontro- scomparve oltre la cortina multicolore, ma tornò quasi
subito recando in mano due bicchieri flute.
-Sono tuoi quei versi vero?- chiese per conferma.
“Forse gli stessi che ho
visto su quel ripiano” si chiese Lino, mentre Beatrice stava prendendo da un
piccolo frigorifero, mimetizzato dietro un quadro, una bottiglia di spumante.
Tornò quindi vicino a lui e sedendo con aria festosa sul bordo del lettone,
riempì i due bicchieri porgendone uno al suo ospite, invitandolo a un brindisi
incrociando le braccia e
bevendo di fianco con il
viso voltato. Purtroppo nel fare
questo gesto Lino piegò troppo il bicchiere, versando così parte del contenuto, ma senza farsi accorgere da lei bevve il
restante gridando. -Urrà! Viva noi!-
Lei rispose al grido
gettando via il suo bicchiere e dicendogli, indicando la bottiglia ai piedi del
letto: -Quando vuoi…puoi berne
fin che vuoi-
Quindi gli si accostò
rapidamente, gli si accoccolò davanti guardandolo fisso negli occhi, e
alzandosi un poco sui talloni fece scorrere fino in fondo la cerniera del
vestito, poi con molta naturalezza se lo scrollò via, rimanendo completamente
nuda davanti al lampo dei suoi occhi. Lino deglutì, poi la
fissò a sua volta, con risolutezza, e senza abbassare lo sguardo aspettò, con
il cuore in gola, che lei iniziasse a sbottonargli la camicia che sentiva
appiccicata alla pelle per il sudore. Si era all’inizio dell’estate e per
fortuna si cominciava a vestire leggero, sotto non indossava altro e lei prese
ad accarezzargli il petto, mormorando:
-Ora basta con i
sentimentalismi, pensiamo al piacere.-
La sua mano sottile e
delicata gli stava facendo salire il sangue e non solo quello, a una pressione
inusitata. Lino, anche se si rendeva conto di essere completamente in balia di
quella donna, ora si lasciava andare, più calmo e rassegnato si predisponeva a
godere quanto più possibile da quella situazione, senza porsi troppe domande. Lei ci sapeva fare
eccome! In silenzio si era messa a sfiorare la pelle del maschio con le labbra,
dando piccoli baci, che gli provocavano dei deliziosi brividi; poi si
soffermava sui capezzoli striminziti, succhiandoli con avidità fino a farli
arrossare congestionati. Pian piano poi con una mano aveva iniziato una carezza
discendente verso l’inguine e dopo avergli slacciato la cintura e sbottonato la
patta dei calzoni, si stava ormai avvicinando
all’oggetto del desiderio. Improvvisamente Lino ha
un sussulto, e non solo di piacere, che lo fa alzare di scatto mettendosi a
sedere, perché strabuzzando gli occhi all’indietro, vede uno strano oggetto,
che non aveva notato, appeso a una specie di gancio, come quelli in uso nei
mattatoi. E’un ombrello da uomo, nero e inquietante. Nella concitazione di
poco prima questa seconda stanza, un po’ più piccola
dell’altra gli era sembrata
abbastanza normale.
A parte il lettone a
pavimento, la parete fantasma di comunicazione e quella tutta nera, le altre
due laterali erano regolarmente bianche con oggetti usuali quali specchi e
quadri, dietro uno dei quali si mimetizzava il piccolo frigidaire. Ma in una spiccava
quell’ombrello appeso come un quarto di bue, e a Lino, memore degli altri
oggetti maschili notati prima, tornò quel senso d’inquietudine e non poté
trattenersi dal domandare:
-Beatrice, ma tu vivi
con qualcuno, con un uomo forse?-.....
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