domenica 25 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea" (28)

                                       Ifigonia regina d’ogni begonia

 “Sua grazia Ifigonia Marchesa Bocchinera è attesa per la grande celebrazione del Fresco Fiore, nel nostro convento di Maria Vergine-non-lo-era, per domani notte. ll rito si celebrerà alla mezza in punto non senza, ci auguriamo, la Sua graditissima partecipazione, che con tanta beltà e sensualità ne sarà degno e principale coronamento. Una carrozza l’attenderà davanti alla sua magione domani alle prime ore della notte.”
I1 biglietto diceva proprio così. La marchesa lo lesse e rilesse più vo1te, lo rigirò pensierosa fra le di lei aggraziate dita ma senza riuscire a capire niente di più di quanto vi stava scritto.

"Mmm, chi può avermi mandato questo invito? Pensava fra sé Ifigonia “E che cosa significa tutto cio? E quello strano linguaggio, un po’ decadente… Non mi resta che sincerarmene personalmente, dopotutto chiunque sia conosce la mia grazia e beltà!"
Una cosa però, più di tutte, la lasciava perplessa ed era quella parola “sensualità”, che pur così ricca di umori e di promesse, per una donna voluttuosa come lei, mal si addiceva all'atmosfera casta e austera di un convento.
Ma, troppo avida d'avventure era Ifigonia per non lasciarsi catturare dal fascino misterioso e conturbante di quell’invito, che quasi suonava come un ordine. Finalmente arrivò l’ora designata e Ifigonia cominciò ad attendere l’arrivo della misteriosa carrozza, con una strana agitazione che la pervadeva tutta, facendole salire brividi non già di terrore, ma di acuta eccitazione.
Ormai la notte poteva dirsi calata, la luce quasi spettrale che brillava sul suo volto diafano le dava una sensazione d’imminenti esperienze, e per quanto cercasse di non pensarci era consapevole del richiamo di erotismo sfrenato che emanava da ogni poro del suo meraviglioso corpo.
Giunse finalmente la carrozza, tutta nera ma bardata di festoni color viola, e con un fiore molto vistoso, apparentemente d’oro, sulla portiera che subito si aprì. La marchesa fu aiutata a salire da due figure incappucciate, cosi bizzarramente vestite da lasciare qualche dubbio che fossero monache. Di certo dovevano essere giovani e di sesso femminile, a giudicare dai prosperosi seni che s’intravvedevano sotto un sottile velo che a guisa di finestra guarniva la parte anteriore della tunica scura che indossavano.
La carrozza partì verso la sua avventura, Ifigonia si trovò a rimirare, sempre più pensierosa, quelle due figure sedute davanti a lei, silenziose, con l’offerta generosa di quelle nudità esposte in un contesto tanto cupo. Dopo un’ora circa di corsa nella notte, senza che potesse racappezzarsi di dove fossero diretti, la carrozza si fermò, e la marchesa fu aiutata a scendere dalle sue due mute invisibili accompagnatrici, che si misero davanti a lei per farle strada.
Solo allora una sempre più stupita Ifigonia si accorse che anche la parte posteriore del loro abbigliamento presentava una finestra munita di velo trasparente proprio all’altezza delle natiche, che s’intravvedevano guizzanti e belle sode alla luce di una fila di lampioni che costeggiavano un lungo vialetto.
Arrivati in fondo, vide una parete di mattoni scuri nella quale si apriva una porta alta e stretta fatta a ogiva, ai cui lati
c’erano due piccole finestrelle tonde, a livello del terreno. Appena coperte dalle macchie di cespugli di fiori multicolori e tutte illuminate da un bianco abbagliante, l’insieme dava l’idea di una figurazione fallica, tutt’altro che ignota alla bella marchesa cui subito sovvenne quella sensazione di golosa attesa che l’aveva fin lì accompagnata.
Appena varcata la soglia della porticina, lfigonia si sentl calare qualcosa sulla testa e fu subito buio. Fece per protestare, ma una voce femminile dolcissima la tranquillizzò. -Ci deve scusare cara marchesa ma dobbiamo coprirle gli occhi, perché prima del rito non deve vedere   l'immagine del Sacro Membro, sarebbe sacrilegio!-
La voce, la prima che sentiva, era amichevole e la Bocchinera accettò di buon grado anche quella pesante tela che le toglieva ogni visuale, e che contribuiva ad aumentare ancora di più quella fitta aria di mistero che sentiva dipanarsi intorno a lei. Avvertì il contatto leggero di una mano delicata sul suo braccio, e la voce la invitò a lasciarsi guidare.
Intorno a lei era tutto silenzio, ma ogni tanto percepiva dei rumori indefiniti, deboli e soffocati, lontani e ad intermittenza. Avvertì anche un odore dolciastro un pò pungente, poi si accorse che stava salendo  e poi scendendo delle scale, e improvvisamente si rese conto di essere di nuovo all’aperto. L’aria fresca della notte la trapassava, svegliandole ogni istinto, acuendo al massimo la sua curiosità. Ifigonia percepì che in quel luogo, forse un cortile, doveva esserci tanta gente, e improvvisamente la pressione della mano femminile sul suo braccio venne meno, per un attimo però perché fu subito sostituita da un’altra mano, ben più forte e pesante.
Turbatissima, con tutti i sensi all'erta, capì che era la mano di un uomo che la stava afferrando, ma non potè pensarci molto perché, prima ancora che potesse capacitarsene, le fu sollevato appena il telo per scoprirle la bocca alla quale venne accostata con una certa forza un recipiente contenente un liquido molto profumato che fu quasi costretta a inghiottire, ma il sapore era buono e richiamava i frutti di bosco. Cominciava a domandarsi se non fosse stato più saggio cercare di ribellarsi, quando proprio allora udì un canto levarsi nell'aria.

 

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