Ifigonia regina d’ogni
begonia
“Sua grazia Ifigonia
Marchesa Bocchinera è attesa per la grande celebrazione del Fresco Fiore, nel
nostro convento di Maria Vergine-non-lo-era, per domani notte. ll rito si celebrerà
alla mezza in punto non senza, ci auguriamo, la Sua graditissima
partecipazione, che con tanta beltà e sensualità ne sarà degno e principale
coronamento. Una carrozza l’attenderà
davanti alla sua magione domani alle prime ore della notte.”
I1 biglietto diceva
proprio così. La marchesa lo lesse e rilesse più vo1te, lo rigirò pensierosa
fra le di lei aggraziate dita ma senza riuscire a capire niente di più di
quanto vi stava scritto.
"Mmm, chi può
avermi mandato questo invito? Pensava fra sé Ifigonia “E che cosa significa
tutto cio? E quello strano linguaggio, un po’ decadente… Non mi resta che
sincerarmene personalmente, dopotutto chiunque sia conosce la mia grazia e
beltà!"
Una cosa però, più di tutte, la lasciava
perplessa ed era quella parola “sensualità”, che pur così ricca di umori e di
promesse, per una donna voluttuosa come lei, mal si addiceva all'atmosfera
casta e austera di un convento. Ma, troppo avida
d'avventure era Ifigonia per non lasciarsi catturare dal fascino misterioso e
conturbante di quell’invito, che quasi suonava come un ordine. Finalmente arrivò l’ora
designata e Ifigonia cominciò ad attendere l’arrivo della misteriosa carrozza,
con una strana agitazione che la pervadeva tutta, facendole salire brividi non già di terrore, ma di
acuta eccitazione.
Ormai la notte poteva dirsi calata, la luce quasi spettrale che brillava sul
suo volto diafano le dava una sensazione d’imminenti esperienze, e per quanto
cercasse di non pensarci era consapevole del richiamo di erotismo sfrenato che
emanava da ogni poro del suo meraviglioso corpo.
Giunse finalmente la
carrozza, tutta nera ma bardata di festoni color viola, e con un fiore molto
vistoso, apparentemente d’oro, sulla portiera che subito si aprì. La marchesa
fu aiutata a salire da due figure incappucciate, cosi bizzarramente vestite da
lasciare qualche dubbio che fossero monache. Di certo dovevano essere giovani e di sesso
femminile, a giudicare dai prosperosi seni che s’intravvedevano sotto un
sottile velo che a guisa di finestra guarniva la parte anteriore della tunica
scura che indossavano.
La carrozza partì verso la sua avventura,
Ifigonia si trovò a rimirare, sempre più pensierosa, quelle due figure sedute
davanti a lei, silenziose, con l’offerta generosa di quelle nudità esposte in
un contesto tanto cupo. Dopo un’ora circa di
corsa nella notte, senza che potesse racappezzarsi di dove fossero diretti, la
carrozza si fermò, e la marchesa fu aiutata a scendere dalle sue due mute
invisibili accompagnatrici, che si misero davanti a lei per farle strada.
Solo allora una sempre
più stupita Ifigonia si accorse che anche la parte posteriore del loro
abbigliamento presentava una finestra munita di velo trasparente proprio
all’altezza delle natiche, che s’intravvedevano guizzanti e belle sode alla
luce di una fila di lampioni che costeggiavano un lungo vialetto.
Arrivati in fondo, vide
una parete di mattoni scuri nella quale si apriva una porta alta e stretta
fatta a ogiva, ai cui lati c’erano due piccole
finestrelle tonde, a livello del terreno. Appena coperte dalle
macchie di cespugli di fiori multicolori e tutte illuminate da un bianco abbagliante, l’insieme dava l’idea
di una figurazione fallica, tutt’altro che ignota alla bella marchesa cui
subito sovvenne quella sensazione di golosa attesa che l’aveva fin lì
accompagnata.
Appena varcata la soglia della porticina,
lfigonia si sentl calare qualcosa sulla testa e fu subito buio. Fece per
protestare, ma una voce femminile dolcissima la tranquillizzò.
-Ci deve scusare cara
marchesa ma dobbiamo coprirle gli
occhi, perché prima del
rito non deve vedere l'immagine del
Sacro Membro, sarebbe
sacrilegio!-
La voce, la prima che
sentiva, era amichevole e la Bocchinera accettò di buon grado anche quella
pesante tela che le toglieva ogni visuale, e che contribuiva ad aumentare
ancora di più quella fitta aria di mistero che sentiva dipanarsi intorno a lei.
Avvertì il contatto leggero di una mano delicata sul suo braccio, e la voce la
invitò a lasciarsi guidare.
Intorno a lei era tutto
silenzio, ma ogni tanto percepiva dei rumori indefiniti, deboli e soffocati,
lontani e ad intermittenza.
Avvertì anche un odore
dolciastro un pò pungente, poi si accorse che stava salendo e poi scendendo delle scale, e
improvvisamente si rese conto di essere di nuovo all’aperto. L’aria fresca della
notte la trapassava, svegliandole ogni istinto, acuendo al massimo la sua
curiosità. Ifigonia percepì che in quel luogo, forse un cortile, doveva esserci
tanta gente, e improvvisamente la pressione della mano femminile sul suo
braccio venne meno, per un attimo però perché fu subito sostituita da un’altra
mano, ben più forte e pesante.
Turbatissima, con tutti
i sensi all'erta, capì che era la mano di un uomo che la stava afferrando, ma
non potè pensarci molto perché, prima ancora che potesse capacitarsene, le fu
sollevato appena il telo per scoprirle la bocca alla quale venne accostata con
una certa forza un recipiente contenente un liquido molto profumato che fu
quasi costretta a inghiottire, ma il sapore era buono e richiamava i frutti di
bosco.
Cominciava a domandarsi se non fosse stato più
saggio cercare di ribellarsi,
quando proprio allora udì un canto levarsi nell'aria.
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