Era un canto melodioso, corale e molte voci erano maschili.
Ascoltò con attenzione, cercando di decifrare le parole e d’un tratto trasalì,
aveva sentito il suo nome. lnfatti il canto così faceva: “..la notte è buia.. la notte è fonda… qui nel convento della
maria vergine- non- lo-era.. presto sarà anche per noi il momento di
raccogliere il fiore…il fresco fiore della marchesa bocchinera…”
Ifigonia, un pò perplessa, e con un senso di lieve vertigine
che le dava la sensazione di essere cullata da quel canto melodioso, ascoltava
da sotto il suo telo scuro: “…noi tutti
insieme …ecco fratelli.e
sorelle…alfine potremo godere del fiore…il fresco fiore della begonia…nel sacro grembo.. della dolce Ifigonia…”
A questo punto la marchesa diede uno strillo, ma non tanto per
le ultime parole del canto, quanto perché la mano che le stringeva il braccio
si era mossa, con un’audace carezza, e l’aveva sentita posarsi sul suo seno.
Subito dopo avvertì il contatto spostarsi su entrambe le mammelle, dita forti
strinsero i suoi capezzoli, poi sentì moltiplicarsi i contatti, altre mani
cominciarono a frugarla per tutto il corpo, esplorando ovunque, sul ventre, tra
le cosce, ogni anfratto con decisa audacia. A questo punto, anche se
non del tutto dispiaciuta, poichè tutte quelle attenzioni, inevitabilmente, le
stavano procurando una forte eccitazione, la marchesa si mise a urlare e a
chiedere spiegazioni.
Ma l’unica spiegazione che ricevette fu un rinnovato assalto di
mani sul suo corpo, che presero a spogliarla d’ogni indumento. Così rimase
nuda, ma con sempre il suo cappuccio in testa che, ora anche volendo, non
poteva tentare di toglierselo, perché stretta da ogni parte e in balia di tutti
quei toccamenti, strofinamenti e palpamenti, ai quali subito dopo iniziarono a seguire sensazioni più forti.
Sensazioni profonde e penetranti che strappavano alla
(soddisfattissima) malcapitata gridolini di piacere. Percepì anche
l’inconfondibile contatto umido di una lingua che la frugava in mezzo alle
cosce, fin nel profondo del suo intimo, mentre il canto si era trasformato in una
nenia lenta, ripetitiva, in cui il suo nome era sempre presente. Ormai stordita, e dalla sorpresa, e da quell’infuriare sulle
sue carni frementi, lfigonia, che si sentiva come in uno stato di trance, senza
più volontà di opporsi a quanto le stava accadendo, udì un rintocco di campane
in lontananza battere la mezzanotte. Allora le fu strappato il drappo che aveva
sulla testa e all’attonita marchesa apparve uno spettacolo fantastico.
Ovunque intorno a lei vedeva uomini e donne, nudi o
sommariamente agghindati con qualcosa di colorato, che ballavano e cantavano, e
mentre alcune coppie erano avvinghiate in pose da kamasutra, vi erano quelli
che a turno si occupavano di lei, del suo corpo pieno e offerto. Completamente rapita da quello che sta accadendo intorno e
sopra di lei, l’allibita Ifigonia ha un soprassalto quando un bel giovane alto e biondo, con lunghi capelli fluenti, coperto solo
da un ampio mantello viola, le si avvicina e con voce dolce, suadente le dice:
-Ecco, ora è giunto il momento del rito tanto atteso, bellissima Marchesa. Io,
Sacro Membro, per primo coglierò il Fresco Fiore in te racchiuso, per poi
donarlo anche a tutti i nostri fratelli e sorelle. Eravamo certi della tua
completa e serena disponibilità, o Marchesa Ifigonia regina d'ogni begonia, e
ora apprestati a goderne pure tu, con la massima partecipazione, del sacro
rito.-
La soavissima Bocchinera lo ascoltava estatica con l'occhio
fisso sul suo membro imperioso che faceva capolino da sotto il mantello, uno
dei più belli ed espressivi che mai avesse visto, e che ritto in tutta la sua
possanza pareva volerla sfidare. E quando quel super oggetto del piacere, (un tale momento altro non le suggeriva che quella scontata terminologia) le si
accostò deciso, la fremente libidinosa marchesa si inarcò, con collaborativo
senso di partecipazione, e si offrì docile vittima sacrificale per accoglierlo
al meglio nel suo sacro grembo. In quel preciso momento però un dubbio atroce attraversò la
mente di Ifigonia, regina della begonia: “Già ma non è che il mio fiore sia poi
tanto fresco, e se si accorge che è un poco appassito, che figura ci faccio?”
E’ con questo rovello che l’aveva di colpo bloccata e
irrigidita sul più bello che una donna non più giovane, in qualche parte del
mondo, si sveglia, madida di sudore e molto eccitata, e si guarda in giro
ancora mezza instupidita, per quel fantastico sogno erotico, fino a posare lo
sguardo sull’ammasso informe e russante che le giace insensibile accanto.
Del tutto all’oscuro e incurante del dramma ”mancato orgasmo”
che stava capitando alla femmina al suo fianco, come sempre il vecchio
compagno, ormai dimentico degli erotici furori di un tempo, continuò
tranquillamente a dormire.
Altro che sacro membro!
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