lunedì 26 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea" (29)

Era un canto melodioso, corale e molte voci erano maschili. Ascoltò con attenzione, cercando di decifrare le parole e d’un tratto trasalì, aveva sentito il suo nome. lnfatti il canto così faceva: “..la notte è buia.. la notte è fonda… qui nel convento della maria vergine- non- lo-era.. presto sarà anche per noi il momento di raccogliere il fiore…il fresco fiore della marchesa bocchinera…”
Ifigonia, un pò perplessa, e con un senso di lieve vertigine che le dava la sensazione di essere cullata da quel canto melodioso, ascoltava da sotto il suo telo scuro:  “…noi tutti insieme …ecco
fratelli.e sorelle…alfine potremo godere del fiore…il fresco fiore della begonia…nel sacro grembo.. della dolce Ifigonia…”
A questo punto la marchesa diede uno strillo, ma non tanto per le ultime parole del canto, quanto perché la mano che le stringeva il braccio si era mossa, con un’audace carezza, e l’aveva sentita posarsi sul suo seno. Subito dopo avvertì il contatto spostarsi su entrambe le mammelle, dita forti strinsero i suoi capezzoli, poi sentì moltiplicarsi i contatti, altre mani cominciarono a frugarla per tutto il corpo, esplorando ovunque, sul ventre, tra le cosce, ogni anfratto con decisa audacia.
A questo punto, anche se non del tutto dispiaciuta, poichè tutte quelle attenzioni, inevitabilmente, le stavano procurando una forte eccitazione, la marchesa si mise a urlare e a chiedere spiegazioni.
Ma l’unica spiegazione che ricevette fu un rinnovato assalto di mani sul suo corpo, che presero a spogliarla d’ogni indumento. Così rimase nuda, ma con sempre il suo cappuccio in testa che, ora anche volendo, non poteva tentare di toglierselo, perché stretta da ogni parte e in balia di tutti quei
toccamenti, strofinamenti e palpamenti, ai quali subito dopo iniziarono a seguire sensazioni più forti.
Sensazioni profonde e penetranti che strappavano alla (soddisfattissima) malcapitata gridolini di piacere. Percepì anche l’inconfondibile contatto umido di una lingua che la frugava in mezzo alle cosce, fin nel profondo del suo intimo, mentre il canto si era trasformato in una nenia lenta, ripetitiva, in cui il suo nome era sempre presente.
Ormai stordita, e dalla sorpresa, e da quell’infuriare sulle sue carni frementi, lfigonia, che si sentiva come in uno stato di trance, senza più volontà di opporsi a quanto le stava accadendo, udì un rintocco di campane in lontananza battere la mezzanotte. Allora le fu strappato il drappo che aveva sulla testa e all’attonita marchesa apparve uno spettacolo fantastico.
Ovunque intorno a lei vedeva uomini e donne, nudi o sommariamente agghindati con qualcosa di colorato, che ballavano e cantavano, e mentre alcune coppie erano avvinghiate in pose da kamasutra, vi erano quelli che a turno si occupavano di lei, del suo corpo pieno e offerto.
Completamente rapita da quello che sta accadendo intorno e sopra di lei, l’allibita Ifigonia ha un soprassalto quando un bel giovane alto e biondo, con lunghi capelli fluenti, coperto solo da un ampio mantello viola, le si avvicina e con voce dolce, suadente le dice: -Ecco, ora è giunto il momento del rito tanto atteso, bellissima Marchesa. Io, Sacro Membro, per primo coglierò il Fresco Fiore in te racchiuso, per poi donarlo anche a tutti i nostri fratelli e sorelle. Eravamo certi della tua completa e serena disponibilità, o Marchesa Ifigonia regina d'ogni begonia, e ora apprestati a goderne pure tu, con la massima partecipazione, del sacro rito.-
La soavissima Bocchinera lo ascoltava estatica con l'occhio fisso sul suo membro imperioso che faceva capolino da sotto il mantello, uno dei più belli ed espressivi che mai avesse visto, e che ritto in tutta la sua possanza pareva volerla sfidare.
E quando quel super oggetto del piacere, (un tale momento altro non le suggeriva che quella scontata terminologia) le si accostò deciso, la fremente libidinosa marchesa si inarcò, con collaborativo senso di partecipazione, e si offrì docile vittima sacrificale per accoglierlo al meglio nel suo sacro grembo. In quel preciso momento però un dubbio atroce attraversò la mente di Ifigonia, regina della begonia: “Già ma non è che il mio fiore sia poi tanto fresco, e se si accorge che è un poco appassito, che figura ci faccio?”
E’ con questo rovello che l’aveva di colpo bloccata e irrigidita sul più bello che una donna non più giovane, in qualche parte del mondo, si sveglia, madida di sudore e molto eccitata, e si guarda in giro ancora mezza instupidita, per quel fantastico sogno erotico, fino a posare lo sguardo sull’ammasso informe e russante che le giace insensibile accanto.

Del tutto all’oscuro e incurante del dramma ”mancato orgasmo” che stava capitando alla femmina al suo fianco, come sempre il vecchio compagno, ormai dimentico degli erotici furori di un tempo, continuò tranquillamente a dormire.

Altro che sacro membro!

 

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