sabato 10 ottobre 2020

Segue da "Miscellanea"(18)

 Poi ogni volta che qualcuno di quelli si vantava, senza alcun pudore delle loro idee sinistre, allora il ragioniere Mariano Trinchetti si rafforzava nelle sue paure, pensando che per essere così sfacciati dovevano proprio sentirsi sicuri del fatto loro.

Inoltre non passava giorno che incontrasse, più spesso del solito, il diabolico Sig. Ermanno, che gli tuonava il suo ritornello: -Mi raccomando. IL PRIMO IN ALTO A SINISTRA, ed è fatta!-
Non bastava a consolarlo neppure la silenziosa accusa che si coltivava dentro, la convinzione ormai sempre più salda che quello vendesse benzina annacquata. Poi a casa, invece di trovare pace e tranquillità, doveva assistere ai reiterati tentativi che suo figlio metteva in atto, mellifluamente, per cercare di
convincere la sorella a votare come diceva lui.
Così passò gli ultimi giorni prima del voto in uno stato
sempre più pietoso. Il suo volto, già non particolarmente colorito, aveva assunto un pallore sempre maggiore, e anche nel lavoro perdeva colpi, tanto da far aumentare inesorabilmente l’attenzione morbosa dei suoi due colleghi aguzzini: -Allora ragioniere che c’è oggi, non si sente bene? Già comincia adesso a tremare? Su, su animo! Vedrà che presto cominceremo a respirare aria buona!-
“ Sì. Nei gulag” Pensava disperato e incapace di reagire.
Poi, finalmente, arriva il fatidico giorno del 7 Maggio, e malgrado le difficili condizioni psicologiche, il ragioniere Mariano Trinchetti è pronto a fare il suo dovere di cittadino, saldo nei principi della democrazia partecipativa e consapevole che anche un solo voto, il  suo, potrebbe essere determinante per il mantenimento dello status quo, e un contributo decisivo per la salvezza della Nazione.
Lì, solo, nella cabina dove si compie quell’atto che può decidere delle sorti della Democrazia, il ragioniere Mariano Trinchetti però continua a risentire nella sua testa, come un martellamento quello stramaledetto slogan che non gli ha dato più pace: IL PRIMO IN ALTO A SINISTRA.
Sa che sono in tanti che faranno il segno proprio lì, che sono dovunque; persino il Presidente del seggio…forse è uno di loro… come gli aveva detto prima, dandogli la scheda e la matita con un sorrisetto equivoco? -Ecco, prego si accomodi nella cabina, LA PRIMA A SINISTRA.-
“Anche lui, anche lui!” Pensava con angoscia, ma non rassegnato.
Il ragioniere Mariano Trinchetti uscì sorridente, ma un po’ tremante, dalla cabina, si avvicinò alle urne e attese con tranquilla e profonda  commozione che il Presidente espletasse le formalità di rito poi, con mano sicura, lasciò scivolare la sua scheda nella fessura dell’urna. Ecco, era fatta, la sua era una scheda importante, acceso di sacro orgoglio stava riflettendo che almeno il suo era stato un voto intelligente, ponderato e non influenzato dalle sparate pubblicitarie, e dagli slogans roboanti. Un voto baluardo all’avanzata dei rossi.
Guardò ironicamente il Presidente, neppure lui avrebbe potuto qualcosa contro la sua ferrea coscienza democratica.
Aveva fatto il suo dovere malgrado tutti i loro occulti subdoli tentativi di lavargli il cervello, e ne era fiero.
Uscì dal seggio con aria trionfante, ma ecco appena fuori gli si parò davanti un enorme cartello elettorale con il facsimile della scheda, la stessa che aveva avuto sotto gli occhi qualche momento prima, solo che qui la croce era sul primo simbolo in alto a sinistra, il tanto odiato temuto simbolo.
Ma lui li aveva fregati tutti… lui aveva fatto la croce su….ma su che cosa aveva fatto la croce?…Ma naturale, perché dubitava…accidenti…un sospetto….No, un momento…dunque vediamo di ricordare….ma, ma no, non è possibile...
-AIUTO! NO!NO! MIO DIO NO!- Il ragioniere Mariano Trinchetti era rimasto folgorato di fronte alla terribile sensazione, di avere sbagliato, dopotutto.
Se ne stava lì, davanti al grande cartello, inebetito, ripetendo fiocamente quel no, ormai inutile, e la gente passando pensava che fosse il solito inguaribile indeciso.

 

 

 

 

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